È passato quasi un anno dall’insediamento del nuovo leader laburista, Keir Starmer. Il suo messaggio d’insediamento era semplice: bisogna unire il partito. Eppure oggi la Sinistra è più divisa che mai. Fra sospensioni e purghe, il Partito Laburista rimane secondo nei sondaggi. Sono ben 13 i punti percentuali di distanza dai Conservatori di Boris Johnson, forti del successo sui vaccini. Starmer stesso ha dichiarato che le elezioni amministrative di maggio saranno una sfida “molto dura”, abbassando le aspettative riguardo una possibile rimonta.
Come se non bastasse, nuovi “partiti laburisti ombra” stanno nascendo a livello locale. Di che cosa si tratta? E perché stanno emergendo proprio ora?
Il Partito Laburista: fra Corbyn e Starmer
Per comprendere l’attuale status del Partito Laburista bisogna fare un passo indietro. Alle ultime elezioni, i Conservatori hanno vinto con il 43.6%, la più alta percentuale dai tempi della Thatcher. I Laburisti, guidati dall’ala sinistra del socialista Jeremy Corbyn, hanno invece raggiunto il loro peggior risultato dal 1935: una catastrofe per il partito.
Le ragioni di questa schiacciante vittoria dei “Tories” sono da identificare nel loro abile utilizzo del tema “Brexit” e nella loro capacità di conquistare il voto della classe lavoratrice. L’ambiguità di Corbyn sull’uscita dall’Europa, le accuse di anti-semitismo e un programma percepito come troppo di sinistra, hanno creato una combinazione letale per i Laburisti.
Dopo le dimissioni dell’ormai ex leader, le redini del partito sono andate nelle mani di Keir Starmer. L’ex-ministro “ombra” per l’Uscita dall’Europa, ha conquistato la leadership con un messaggio di rottura rispetto al passato.
Accettazione della Brexit, tolleranza zero per l’anti-semitismo e una riscoperta del patriottismo: questi i temi della nuova agenda del partito. Keir Starmer viene immediatamente visto come un “ponte” fra la corrente più centrista e quella più radicale di Corbyn. Un’apparenza completamente smentita dagli ultimi avvenimenti.
Corbyn e anti-semitismo
Dopo l’insediamento di Starmer, la “Commissione per l’Uguaglianza e per i Diritti Umani” ha presentato un rapporto desolante sul problema dell’anti-semitismo nel Partito Laburista. Il tema è molto controverso. Se alcuni laburisti sostengono di aver semplicemente criticato Israele, altri li accusano di essersi spesso macchiati di dichiarazioni a sfondo razzista.
Il rapporto avrebbe dovuto rappresentare l’occasione per Starmer di rilanciare il partito con una condanna unitaria e senza mezzi termini contro gli anti-semiti. Purtroppo per lui, un post su Facebook di Jeremy Corbyn ha ribaltato completamente le aspettative. Pur ammettendo che “anche un anti-semita è di troppo”, l’ex-leader dei Laburisti ha fatto capire di non essere d’accordo con il rapporto della Commissione. Ha infatti dichiarato:
“Il tema dell’anti-semitismo nel Partito Laburista è stato enormemente esagerato per ragioni politiche dai nostri oppositori e da buona parte dei media”.
Una dichiarazione infelice, che ha destato diverse critiche. La decisione di Corbyn di non scusarsi, ha forzato la mano alla nuova dirigenza laburista che ha deciso di sospenderlo dal partito e di dare inizio ad un’investigazione ufficiale. Al momento, Corbyn fa di nuovo parte dei laburisti, ma è ancora fuori dal gruppo parlamentare. Siede infatti alla Camera dei Comuni come indipendente.
Purghe e Partiti “Ombra”
La decisione di Starmer, secondo i sondaggi, è stata supportata dalla maggioranza degli Inglesi e dei laburisti. Nonostante ciò, l’ala sinistra del partito non ha approvato la sospensione. Critiche al leader sono arrivate dal “Corbynista” John McDonnell, dai sindacati e dal gruppo di sinistra radicale “Momentum” affiliato coi Laburisti.
Le divisioni non sono ancora state sanate e diverse mozioni pro-Corbyn sono state approvate nei Consigli Locali dei Laburisti. Il segretario generale del partito, David Evans, di orientamento centrista, ha supportato e ottenuto la sospensione di coloro i quali hanno permesso l’accettazione di queste mozioni. La mossa è stata vista come un attacco alla libertà di parola e la dirigenza Starmer è stata accusata di aver realizzato delle vere e proprie “purghe”.
I membri sospesi, quasi tutti appartenenti all’ala sinistra dei Laburisti, stanno formando dei “gruppi ombra” a livello nazionale e locale. L’obiettivo non sarebbe quello di creare un nuovo partito, ma delle associazioni che si oppongano dall’interno alla leadership di Starmer. Il nuovo “partito ombra” avrebbe le sue radici nella “Rete dei Laburisti in Esilio”, un gruppo politico che unisce tutti i Laburisti espulsi e sospesi.
Starmer si trova in una condizione di chiara difficoltà. La sinistra del partito non appare intimorita dai suoi attacchi, e sembra avergli dichiarato guerra aperta. L’ala centrista sta invece prendendo sempre di più il controllo della dirigenza.
I Conservatori, nonostante le divisioni sui lockdown, godono in Parlamento di una maggioranza schiacciante e continuano a crescere nei sondaggi grazie al successo del piano vaccinale. Come se non bastasse, il Consiglio Comunale di Liverpool (a maggioranza laburista) si trova sotto i riflettori per accuse di corruzione.
Vista la situazione, i dirigenti laburisti non fanno mistero del loro pessimismo nei confronti delle amministrative di maggio, in cui si aspettano un risultato deludente. Le purghe “Starmeriane” non sembrano essere riuscite a compensare la mancanza di unità e di proposte forti. Il declino del partito continua.