Tutela dell’ambiente: da principio implicito a principio costituzionale
“Grande risultato” e “risultato storico”, con queste parole i rappresentanti delle forze politiche, dal M5S a FI e dal PD a Lega, espressero con entusiasmo la loro soddisfazione per il traguardo raggiunto con l’approvazione all’unanimità del testo recante modifiche all’art. 9 Cost. concernente la materia della tutela dell’ambiente, degli animali e dell’ecosistema.
Il disegno di legge
“Adesso i tempi sono maturi per completare la disciplina costituzionale relativa alla tutela dell’ambiente e dell’ecosistema […]” così cita il testo del designo di legge, comunicato alla Presidenza di Palazzo madama in data 2 aprile 2019, d’iniziativa del senatore Gianluca Perilli (M5S).
La proposta del senatore Perilli è quella di integrare un terzo comma ai due già contenuti nello scheletro dispositivo dell’art. 9 della Carta costituzionale, approvata nel dicembre del 1947 ed entrata in vigore nel primo gennaio del 1948. Il quale cita: “La Repubblica promuove lo sviluppo e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Si tratterebbe, pertanto, di aggiungere il seguente terzo comma: “La Repubblica tutela l’ambiente e l’ecosistema, protegge le biodiversità e gli animali, promuove lo sviluppo sostenibile, anche nelle interesse delle future generazioni”.
Le ragioni della riforma
Tante potrebbero essere le ragioni che hanno spinto all’elaborazione di una proposta di siffatta natura.
Uno tra i motivi principali per cui si richiede un riconoscimento esplicito della tutela dell’ambiente è quello di allineare, come chiariscono i deputati dello stesso M5S, la Costituzione agli standard europei in materia.
Inoltre, come sostiene Perilli nel sopracitato designo di legge, la modifica non farebbe altro che affermare un principio implicito, il quale già è stato ricavato solo in via interpretativa nell’ambito della giurisprudenza costituzionale.
Da tempo, infatti, la Corte ha riconosciuto l’importanza della tutela dell’ambiente, proseguendo con una lettura combinata del medesimo art. 9 con l’art. 32 della Costituzione. Quest’ultimo riconosce la tutela della salute non solo come interesse dell’individuo, ma anche della collettività.
Procedendo nel suo schema argomentativo, il senatore sottolinea che la materia dell’ambiente è già entrata nel tessuto normativo, ma “in un modo non organico, o se si vuole, presbite”, con la riforma del titolo V del 2001. Questa riforma, infatti, attribuiva una riserva legislativa di competenza statale in materia di tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali (art. 117 Cost.).
Alla luce di quanto detto finora, agli occhi del senatore proponente risulta ormai essere necessaria una riforma indirizzata in tal senso per sottolineare l’importanza del tema, annoverandolo esplicitamente tra i principi fondamentali della Carta costituzionale.
Precedenti
Non è la prima volta in cui si tenta di riformare proprio l’art. 9; in passato, ci fu già un tentativo: fu la proposta, presentata nella quattordicesima legislatura (2001-2006), e sottoscritta da più di novanta deputati e deputate del centrosinistra (all’epoca, all’opposizione) e accolta con esito positivo dai deputati della maggioranza.
L’iter, infatti, non si interruppe. Il consenso fu trasversale, se non che la legislatura non durò molto dopo la proposta e nulla fu approvato in definitivo.
Reazioni politiche
Le reazioni politiche all’approvazione, giunta dalla Commissione Affari costituzionali mercoledì 19 maggio 2021, a poche ore dalla giornata mondiale della biodiversità (22 maggio), sono quasi uniformi: consenso unanime nonché dichiarazioni fiduciose da parte dei leader dei partiti e dei capigruppo parlamentari.
“Passo decisivo per allineare la nostra Carta costituzionale con gli standard europei”, asseriscono i senatori pentastellati in Commissione.
“Assume un valore ancora più rilevante nel corso di una pandemia che farà da spartiacque nel nostro stile di vita” spiega Simona Malpezzi, presidente dei senatori del Partito democratico.
A parlare, invece, di “grande risultato” è Enrico Letta, segretario sempre di quest’ultimo partito.
Anche dalla Lega, arriva il consenso tramite il loro capogruppo in Commissione Luigi Augussori e Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato: “difendere l’ecosistema e la natura è una missione da compiere”.
Non manca l’appoggio di FI mediante le parole della loro deputata Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’intergruppo parlamentare per il diritto degli animali, la quale dice: “vittoria di tutti coloro che vogliono difendere l’ambiente e veder rispettati gli animali”.
Di “storico risultato” parla Loredana De Pretis, capogruppo Leu, ma anche Enrico Giovannini, ministro dei trasporti. Questi, infine, aggiunge: “l’inserimento in Costituzione del riferimento allo sviluppo sostenibile e alle future generazioni sarebbe un risultato davvero straordinario sul piano culturale e politico”.
Destino della riforma
L’iter legislativo è, dunque, già avviato con il primo “sì” della Commissione. Rimane, di fatto, che per raggiungere un’effettiva integrazione all’art.9, la strada è ancora lunga e non con pochi ostacoli.
Si deve, infatti, tener presente che l’ordinamento italiano prevede un procedimento aggravato per le riforme costituzionali: ogni legge costituzionale, pertanto, è adottata da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad un intervallo non minore di tre mesi (pausa di riflessione) ed è approvata a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione (ex art. 138 Cost).