Elezioni in Germania, cosa dicono i sondaggi, mai i tedeschi così divisi
Si avvicina il 26 settembre, data delle elezioni tedesche. Rispetto alle ultime rappresenteranno realmente una svolta. Per la prima volta da molto tempo si sa in anticipo che non sarà possibile, in un Paese che ama così tanto la stabilità e la continuità, confermare il cancelliere uscente.
Angela Merkel infatti dopo 16 anni di potere non si ricandida, neanche come semplice deputata. E si vede, soprattutto dai sondaggi.
Il suo partito, quella CDU che con la sorella bavarese CSU ha sempre vinto le elezioni nel nuovo millennio, si ritrova a inseguire e al minimo storico.
La media degli ultimi sondaggi, che naturalmente si sono infittiti nelle ultime settimane, vede in testa la Spd del vice cancelliere Scholz. Figura inizialmente dipinta come grigia, sembra essere riuscita ad attirare nel corso dei mesi gli elettori per la sua pacatezza e concretezza, e paradossalmente per molti appare il candidato più “merkeliano”, sia per le sue caratteristiche personali, sia proprio perché è il vice della cancelliera nel governo di grande coalizione che ha messo insieme dal 2013 i due principali partiti tedeschi.
Armin Laschet, quello che invece dovrebbe essere il suo vero successore, il suo delfino, incoronato dalla Merkel stessa, non riesce a guadagnarsi la fiducia degli elettori. Trascinando la CDU/CSU a un umiliante 21,6% nelle ultime rilevazioni. Contro il 25,2% dei socialdemocratici.
Seguono i Verdi, con il 15,6%. I liberali della FDP e i nazionalisti dell’AfD si contendono la quarta posizione con l’11%, mentre appaiono più appannati i post comunisti della Linke, al 6,5%. Sono in calo del 2,7%, ma il maggior arretramento è soprattutto quello della CDU/CSU, che perde l’11,3%. Giù, ma di poco, dell’1,6%, anche la destra.
Le elezioni in Germania dovrebbero portare il Paese a sinistra, questo emerge osservando chi invece appare ora in aumento. La Spd, del 4,7%, e soprattutto i Verdi, del 7,2%, oltre ai partiti minori, tra cui i Liberi elettori (Freie Wahler), liberal conservatori localisti.
Elezioni in Germania, un voto sempre più liquido
Gli ecologisti pochi mesi fa però venivano dati per possibili vincenti, e comunque protagonisti di un testa a testa con CDU/CSU, vicini al 30%, ma come già accaduto in altre occasioni si trattava di una fluttuazione, di un incremento temporaneo, favorito dal fatto che anche l’elettorato tedesco sta diventando sempre più liquido.
Liquido e diviso. È finita l’epoca del quasi bipartitismo con socialdemocratici e democristiani entrambi oltre il 40%. Già da diverse consultazioni soprattutto i più giovani si sono rivolti verso gli altri partiti, facendo declinare le percentuali ottenute dai due principali, a parte exploit come quello della CDU/CSU del 2013.
Oggi il possibile 25% della Spd potrebbe significare una vittoria per il partito di Willy Brandt e di Schroeder alle elezioni in Germania, ma visto in prospettiva sarebbe un risultato deludente quasi come gli ultimi. Il tracollo del 2009, in cui passò dal 34,2% al 23%, ha segnato una nuova era per i socialdemocratici, che non riescono più a essere un partito di massa capace di coinvolgere una maggioranza anche solo relativa dei tedeschi. Se ora Scholz dovesse diventare cancelliere sarà solo perché la Germania è sempre più spaccata politicamente. E soprattutto perché i principali avversari potrebbero vivere quella stessa sconfitta che essi hanno affrontato 12 anni fa.
Il 32,9% del 2017, che già rappresentava un minimo storico per il partito di Adenauer, Kohl e Merkel, ora sembra un lontano miraggio per Laschet, il cui unico obiettivo è avere un voto in più della Spd.
Lontanissimi sono i tempi in cui veniva regolarmente superato il 40%, e bastava un solo alleato per governare, di solito la FDP per i democristiani e i Verdi per i socialdemocratici (che però fino al 1982 sono stati a lungo in coalizione anche con i liberali).
Quello che appare oggi certo è che la formazione del governo sarà più difficile che mai. E si rischia come in altri Paesi del Centro e Nord Europa, dal Belgio ai Paesi Bassi alla Svezia, di dover attendere molto per arrivare al varo dell’esecutivo. Sulla carta potrebbe non bastare neanche una nuova grande coalizione tra CDU/CSU e Spd se insieme non avessero più seggi di Verdi, FDP e Afd.
Le ipotesi sono molte: si potrebbe formare una alleanza tutta di sinistra, tra Spd, Linke e Verdi, possibilità viene paventata molto spesso dalla campagna della CDU/CSU che usa questa eventualità, quella con i post comunisti al governo, come arma per convincere i moderati a votare per sè.
Ma potrebbero coalizzarsi anche Spd, CDU/CSU e FDP, oppure Spd, Verdi e FDP, o ancora, ma è meno probabile, CDU/CSU, FDP e Verdi.
Quello che è sicura è la conventio ad excludendum verso la Afd, ritenuta troppo di destra e ambigua verso i neonazisti.
L’assenza di una facile soluzione post-voto potrebbe costringere la cancelliera Merkel a rimandare la propria uscita di scena, lasciandola in sella ancora per diversi mesi. E forse in fondo è proprio questo che vuole la maggioranza dei tedeschi
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