Elezione Presidente della Repubblica: cosa comporta la nomina di Draghi?
Elezione Presidente della Repubblica: cosa comporterebbe la nomina di Draghi?
Elezione Presidente della Repubblica: nonostante sia ritenuta improbabile da più parti, l’ipotesi che vuole l’attuale Presidente del Consiglio Mario Draghi in procinto di trasferirsi da Palazzo Chigi al Quirinale continua a interessare i commentatori. Oltre alle questioni prettamente politiche, infatti, si concretizzerebbe una situazione “istituzionale” mai vista.
Elezione Presidente della Repubblica: un’ipotesi improbabile (ma interessante)
Elezioni Presidente della Repubblica: l’ipotesi che vuole l’attuale Presidente del Consiglio Mario Draghi in procinto di trasferirsi da Palazzo Chigi al Quirinale tiene ancora banco nel dibattito che si sta svolgendo tra i commentatori. In realtà, che l’ex BCE venga nominato Capo dello Stato al posto di Sergio Mattarella appare, almeno per il momento, improbabile: anche se di certo lo voterebbe, buona parte dell’arco politico, in particolare il centrosinistra, lo preferisce alla guida del governo fino al termine naturale della legislatura nel 2023 per occuparsi della gestione delle risorse europee destinate alla ripresa. Da considerare però anche che il prossimo Parlamento avrà un terzo dei seggi in meno di quello odierno.
Per cui è chiaro che molti parlamentari, nel timore di non rientrare nel novero degli eletti, vogliano allungare quanto più possibile il corso in essere. Detto ciò, la possibilità di eleggere Draghi al Quirinale continua a creare dibattito tra i commentatori perché, in effetti, si andrebbe a concretizzare una situazione mai accaduta dal punto di vista istituzionale. A tal proposito da segnalare che l’articolo 84 della Costituzione prevede l’incompatibilità tra la carica di capo del Governo e quella di Presidente della Repubblica. Quindi, se venisse effettivamente eletto Draghi, chiaramente, dovrebbe dimettersi.
Cosa comporterebbe la nomina di Draghi?
Elezione Presidente della Repubblica: in caso di dimissioni del Presidente del Consiglio si apre la cosiddetta “crisi di governo”. Una volta aperta la crisi, di solito, il Presidente della Repubblica non accetta subito le dimissioni così che l’esecutivo dimissionario possa restare in carica per il cosiddetto “disbrigo degli affari correnti”. Tuttavia, Draghi non potrebbe restare in carica (sempre in virtù dell’articolo 84): in breve, Mattarella dovrebbe accettare subito le sue dimissioni così che l’ex Bce possa prendere subito la strada del Quirinale.
Una volta Presidente della Repubblica, toccherà a Draghi nominare il nuovo Presidente del Consiglio. Nel lasso di tempo che la maggioranza impiegherà per trovare il suo stesso successore, però, sempre in base al dettato costituzionale, il paese non può restare senza Capo del Governo: in tali casi la Costituzione preveda che la “supplenza” spetti al vicepresidente del Consiglio. D’altra parte, Draghi non ne ha nominato uno, dunque, l’onere toccherebbe al ministro più anziano, in quest’occasione Brunetta.
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