Riforma delle pensioni, secondo Swg il 54% non approva l’abbandono di quota 100
Secondo gli ultimi sondaggi di Swg gli italiani tornano a preoccuparsi per le pensioni. Non che abbiano mai smesso, in realtà.
Ma tra 2020 e 2021 la percentuale di chi si dice molto o abbastanza preoccupato è salita dal 67% al 76%, ed è quasi tornata all’81% del 2016.
A scatenare ciò è sono stati i provvedimenti del Governo sulla previdenza. Non si tratta di una vera e propria riforma delle pensioni, visto che rimane in vigore formalmente sempre quella Fornero, ma di modifiche alle leggi fatte negli ultimi anni che derogavano da questa.
Innanzitutto Quota 100, che l’esecutivo vuole trasformare in Quota 102. Il 54% degli italiani secondo Swg è in disaccordo. Il 31% pensa che tutti dovrebbero andare in pensione a 62 anni, e il 23% che pensa sia un ritorno alla legge Fornero.
Solo il 18% afferma che Quota 100 era insostenibile, e ancora meno, il 9% dice che discriminava una parte dei lavoraotri.
Sono soprattutto gli elettori di Fratelli d’Italia a essere contrari a questa mossa del Governo. Seguiti dai 35-54ennei e dai leghisti
Una nuova riforma delle pensioni non dovrebbe richiedere maggiori risorse secondo gli elettori
Qualunque intervento, che sia una nuove riforma delle pensioni o cambiamenti alla legge in vigore, non dovrebbe assorbire risorse. Questo afferma, secondo Swg, la maggioranza relativa degli italiani. Il 44% pensa che non si debba spendere di più ma puntare a un maggiore equilibrio tra contributi versati e pensioni erogate. Sono soprattutto gli elettori del Pd ad essere di questa opinione.
Per il 38% invece si dovrebbe togliere risorse ad alti ambiti pur di destinarne di più alle pensioni. Tra i leghisti sono il 59% a pensarla in questo modo.
Vi è però un 53% di italiani che è convinto che non è vero che vi sia la necessità di contenere la spesa pensionistica, ma è una scusa dei politici per dirottare fondi altrove.
Allo stesso tempo, tuttavia, il 52% ritiene che ci voglia un patto intergenerazionale, non incrementare la spesa perché questa ricadrebbe sulle spalle dei giovani. Cosa piuttosto singolare, il 37% è d’accordo con entrambe le affermazioni.
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