Sconto in fattura: perché è importante sapere cos’è
Grazie ai provvedimenti adottati dal Governo in questi mesi, è possibile avvalersi di quello che è denominato sconto in fattura, al posto della detrazione fiscale per i bonus casa.
Forse non tutti però sono a conoscenza del vantaggioso meccanismo rappresentato dallo sconto in fattura dai fornitori di beni e servizi. Di seguito intendiamo spiegarlo in sintesi, onde non farsi trovare impreparati in caso di interventi di ristrutturazione nella propria abitazione.
Sconto in fattura: di che si tratta?
Spiegare che cos’è in concreto lo sconto in fattura non è eccessivamente complicato. Abbiamo innanzi un incentivo alle ristrutturazioni edilizie che è stato recentemente confermato e che sarà attivo anche nei prossimi anni. La cessione del credito e lo sconto in oggetto sono le due opzioni alternative con cui è possibile sfruttare i cd. bonus casa, oltre ovviamente alla tradizionale detrazione nell’ambito della dichiarazione dei redditi.
In particolare, lo sconto in fattura è una modalità di rimborso che permette di poter conseguire uno sconto sul corrispettivo dovuto in fattura, applicato in modo diretto dal fornitore corrispondente fino alla somma massima dell’importo da pagare.
Secondo il meccanismo dello sconto in fattura, l’impresa che compie i lavori si fa carico di anticipare al cliente, una tantum, la somma detraibile dalle tasse e necessaria per coprire le spese dell’intervento edile programmato. A sua volta l’impresa può sfruttare la detrazione ottenuta sotto forma di credito d’imposta, oppure cederla ad intermediari finanziari o banche. In altre parole, al posto della detrazione l’interessato a sfruttare i bonus edilizi, può scegliere di ottenere uno sconto di stesso importo in fattura applicato appunto dal fornitore.
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Sconto in fattura: un esempio pratico
Lo sconto in fattura può essere più facilmente compreso, facendo un esempio di un tipico caso in cui esso può essere applicato. Abbiamo appena detto che al posto della classica detrazione si può scegliere di conseguire uno sconto di identico importo in fattura, applicato direttamente dal fornitore e corrispondente al massimo all’importo da versare per i lavori.
Pertanto, se il privato fa compiere un intervento di ristrutturazione che costa 10.000 euro, e che dà diritto a una detrazione del 50%, sarà tenuto a pagare soltanto 5.000 euro al fornitore, ovvero la metà. Se invece la stessa spesa dà diritto ad una detrazione pari al 110%, non vi sarà niente da pagare. Non sarà possibile però recuperare i 1.000 euro di detrazione supplementare che sarebbe ottenuta, indicandola nella propria dichiarazione dei redditi, ma che verrebbe recuperata in più anni, in virtù del diverso meccanismo della classica detrazione fiscale.
Da parte sua – lo ribadiamo – il fornitore invece può servirsi della detrazione ottenuta come credito d’imposta, ottenendo così i soldi non pagati dal cliente, oppure potrà anche cederla a intermediari finanziari o banche.
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