Reddito di cittadinanza: ecco quando scatta il blocco del conto corrente

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Pessime notizie per coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza, aggirando le norme vigenti in materia. Una recentissima sentenza della Cassazione stabilisce infatti il blocco totale del conto corrente e la restituzione della somma indebitamente incassata, da parte di chi è beneficiario senza averne diritto. Vediamo allora nel dettaglio, per quale motivo la Suprema Corte ha deciso per il sequestro del c/c. 

Reddito di cittadinanza: cosa ha stabilito la Corte di Cassazione

La sentenza da poco emessa ha rilevanza per quanto attiene ai rapporti tra percettore del reddito di cittadinanza e Inps. Colui che non comunica all’Istituto di avere ottenuto un nuovo lavoro rischia concretamente il blocco totale del conto corrente e di dover restituire il denaro illegittimamente intascato.  

D’altronde è ben noto che la discussa misura del reddito di cittadinanza è stata ideata come sussidio contro la povertà per chi è disoccupato. Avere un reddito da lavoro si contrappone nettamente alla condizione di ‘beneficiario’ del sussidio in oggetto.  

La sentenza ha confermato la legittimità del sequestro del c/c per chi non ha i requisiti per accedere al contributo, avendolo però incassato indebitamente. Nel  caso specifico affrontato dalla Suprema Corte, i giudici di legittimità si sono occupati di una donna che fece ricorso contro il sequestro del conto, a seguito della scoperta del nuovo lavoro. La donna non aveva comunicato il mutamento dello status da disoccupata a lavoratrice. La scelta fu evidentemente orientata ad ottenere un doppio reddito, senza però averne diritto. 

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Reddito di cittadinanza: le parole della Cassazione non lasciano dubbi 

Giunto all’esame della Suprema Corte, il ricorso è stato così respinto e i magistrati hanno sentenziato che “devono essere confiscate le somme a credito erogate dall’Inps ed incassate indebitamente”. 

In base a quanto accertato in corso di causa, inoltre, è stato escluso che la donna ricorrente non fosse consapevole dell’obbligo di rendere nota la variazione del suo reddito. D’altronde, rispettare l’obbligo avrebbe comportato l’interruzione del versamento da parte dell’Inps.  

La Suprema Corte ha specificato altresì che laddove il profitto derivante dal reato sia formato da denaro, la confisca è legittima ed è svolta, in ragione della natura del bene, con “l’ablazione del denaro comunque rinvenuto nel patrimonio del soggetto fino alla concorrenza del valore del profitto medesimo e deve essere qualificato come confisca diretta e non per equivalente“.  

Concludendo, non si può non notare che questa sentenza ben si abbina alla stretta prevista in tema di regole sul reddito di cittadinanza, così come stabilito nella bozza della legge di Bilancio.

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