Termine stato di emergenza: esteso ancora una volta dal Governo Draghi
Termine stato di emergenza: lo strumento utilizzato dal Governo Conte II e dal Governo Draghi è stato prorogato diverse volte. Sarebbe scaduto a fine anno ma l’esecutivo guidato dall’ex Presidente della BCE ha optato per un nuovo rinnovo, fino a fine marzo.
Stato di emergenza: nuovo termine a fine marzo
Stato di emergenza: il Governo Draghi ha deciso di rinnovare ancora una volta – in molti, tuttavia, ritengono si possa trattare dell’ultima – la validità dello strumento giuridico. Senza una nuova proroga, lo stato di emergenza andrebbe in scadenza a fine 2021: con il prolungamento durerà almeno altri tre mesi, nello specifico, fino al 31 marzo.
Il decreto contenente la misura sarà presentato al Parlamento dopo un veloce passaggio in Consiglio dei Ministri: la decisione per via del peggioramento dei numeri relativi all’epidemia, trapela una forte preoccupazione da Palazzo Chigi (secondo le indiscrezioni trapelate sulla stampa nazionale, i tecnici della Presidenza del Consiglio non è da escludere che si raggiungano i 25mila casi giornalieri entro Natale).
Verso la stabilizzazione della struttura commissariale?
Lo stato di emergenza relativo all’epidemia di Covid è stato attivato il 31 gennaio 2020: dopo l’introduzione è stato prorogato a luglio 2020, poi a gennaio 2021 e, infine, a luglio 2021. In base alla legge 225 del 1992 emendata nel 2018 “non può superare i 12 mesi ed è prorogabile per non più di ulteriori 12 mesi”. Dunque, l’ultima proroga scadrà il 31 dicembre 2021 e, in teoria, sarebbe possibile prorogarlo solo fino al 31 gennaio 2022. Per questo serve un nuovo decreto per allungarlo fino a marzo (quindi garantirsi la possibilità di prorogarlo per altri 2 anni): con l’approvazione di un provvedimento apposito (che dovrà passare al vaglio del Parlamento), in breve, si azzerano le tempistiche previste dalla legge 225 per la validità dello strumento.
Lo stato di emergenza serve al Governo principalmente per tenere in piedi la struttura che gestisce l’epidemia: i Dpcm su lockdown e fasce di rischio, l’autonomia sull’approvvigionamento di materiali concessa al Capo della Protezione Civile, le modalità più snelle di assegnazione delle risorse al sistema sanitario sono tutte possibilità offerte dallo strumento. Detto ciò, più si allunga la permanenza dello status più aumentano i cortocircuiti giuridici oltre che le tensioni politico-sociali.
Per questo sembra che sia allo studio del governo la “normalizzazione” di alcuni aspetti della gestione dell’epidemia: per esempio, il Commissariato all’emergenza potrebbe essere assorbito dal Dipartimento della Protezione Civile. Tuttavia, in questo caso si potrebbero porre diversi problemi sul fronte dell’imposizione delle misure restrittive con in cima l’assegnazione dei “colori” alle regioni. I prossimi 3 mesi potrebbero servire proprio per modulare con precisione questa transizione dall’«emergenza» alla «normalità».
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