Sondaggi politici Swg, gli italiani approvano le mosse dei brand privati contro la Russia
In Ucraina siamo davanti a una guerra del XX o del XXI secolo? Si tratta di un quesito cui sarà compito degli storici rispondere.
Da un lato l’invasione russa, via terra, con le richieste di modifiche territoriali, ricordano tanto i conflitti del secolo scorso, dall’altro il coinvolgimento dei social e dell’economia moderna ci ricorda che siamo in una fase nuova della storia.
Il 44% degli italiani, secondo i sondaggi politici di Swg, ritiene appunto che le strategie belliche non abbiano molto di nuovo. Al contrario, per il 48% nell’ambito delle modalità con cui la guerra è raccontata siamo di fronte a qualcosa di diverso.
Ancora di più, il 58%, pensa che siano differenti dal solito le reazioni dell’opinione pubblica, e il 56% le reazioni degli Stati.
Vi sono, poi, dei nuovi protagonisti nel conflitti, le multinazionali. La Russia negli ultimi 30 anni si era integrata nel sistema capitalista occidentale, ospitando filiali e negozi di molti brand, che ora stanno ritirandosi dal Paese contribuendo a esercitare una forte pressione su Putin. Al contrario in vario modo sono tanti i milionari, le imprese, le organizzazioni che stanno aiutando gli ucraini.
Secondo gli stessi sondaggi politici gli italiani distinguono, però, tra le azioni dei diversi soggetti. Il 60% ammira il gesto di Elon Musk di mettere a disposizione di Kiev la rete satellitare Starlink.
Bene, per il 59%, anche gli attacchi al Cremlino di Anonymous, e, per il 55%, il blocco degli accessi a Pornhub.
Il sostegno scende si ci si riferisce ad altri attori, come il Cio che ha bandito le squadre e gli atleti russi. Anche se il 45% la giudica una mossa ammirabile, per il 20% è una scelta imposta e per il 21% sbagliata.
Nel caso del boicottaggio del direttore d’orchestra filo-Putin Gergiev i contrari sono il 26%.
Il 40%, poi, pensa che la posizione come mediatore di Abramovic sia invece una scelta di comodo, opportunista.
Sondaggi politici Swg, per il 69% gli interventi dei brand un segno di attenzione per un popolo oppresso
Il 72% degli italiani crede che il coinvolgimento di soggetti non istituzionali, quindi multinazionali e organizzazioni sportive, per esempio, dia maggiore forza all’intervento dei governi e alle istituzioni internazionali. Tale percentuale sale all’89% nel caso degli elettori democratici, ma scende al 69% tra i leghisti.
E il 69% è la quota di quanti che pensa che sia un segno di attenzione per chi è oppresso, come gli ucraini.
Allo stesso tempo, però, il 55% crede che buttino benzina sul fuoco. In particolare la pensa in questo modo il 73% dei leghisti.
Per il 48%, infine, si tratta di interventi pericolosi. Tra chi vota Fratelli d’Italia sono il 59% a essere d’accordo con questa affermazione.
In questi stessi sondaggi politici, però, vi è molta incertezza sull’atteggiamento che dovrebbero avere le aziende italiane. Se per il 26% dovrebbero interrompere ogni relazione con clienti e fornitori russi, per il 39% lo dovrebbero fare solo finché questo non pregiudica il proprio business. Per la linea dura sono soprattutto elettori del Pd e del M5S.
Al contrario il 20%, che diventa 38% tra i leghisti, ritiene che dovrebbero continuare a lavorare con i russi.
Questi sondaggi politici sono stati realizzati tra il 2 e il 4 marzo con metodo Cati-Cami-Cawi su un campione di 800 soggetti
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