Aumento spese militari: la maggioranza scioglie il nodo. Resta la tensione?
Aumento spese militari: la maggioranza scioglie il nodo. Resta la tensione?
Spese militari: approvata dal Senato la conversione in legge del cosiddetto Decreto Ucraina. L’aumento degli investimenti nel settore Difesa, tra le misure più importanti contenute nel provvedimento, ha innescato pesanti tensioni nella maggioranza, soprattutto in seno ai pentastellati. Alla fine scongiurato il rischio caduta del Governo Draghi.
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Spese militari: la maggioranza scioglie il nodo Difesa
Spese militari: approvata dal Senato la conversione in legge del cosiddetto Decreto Ucraina. Il Governo Draghi è arrivato al punto di porre la questione di fiducia sul provvedimento: il passaggio a Palazzo Madama è avvenuto senza particolari difficoltà. 214 voti favorevoli, 35 i contrari (più un’astensione). Il risultato è stato ottenuto, in particolare, grazie alla rimozione dall’ordine del giorno della misura che più aveva creato malumori all’interno della maggioranza, alimentando la tensione in particolare tra Movimento 5 Stelle e Pd, a quanto pare, fino a far agitare lo spauracchio della caduta dell’esecutivo: l’aumento degli investimenti per l’acquisto di armamenti.
In poche parole, il provvedimento avrebbe dovuto contenere anche l’aumento delle spese militari fino al 2% del prodotto interno lordo entro il 2024. La Camera aveva dato il via libera. D’altra parte, in mancanza dell’ok delle Commissioni Esteri e Difesa del Senato (che a loro volta non possono esprimersi in mancanza del parere della Commissione Bilancio), a Palazzo Madama il Decreto Ucraina è stato votato senza emendamenti e ordini del giorno. Tra questi anche quello sull’aumento delle spese militari presentato dalla Lega ma sulla scorta di quanto preannunciato dal Presidente Draghi a inizio marzo (portare la spesa dagli attuali 25 miliardi annui fino a 40).
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Resta la tensione all’interno della maggioranza?
Spese militari: sulla questione si è subito messo di traverso il Movimento 5 Stelle, nonostante il voto favorevole alla misura espresso a Montecitorio. Il leader pentastellato Conte è anche arrivato a minacciare di votare contro il Decreto Ucraina se non si fosse trovato un nuovo accordo. Da sottolineare a questo punto che anche Conte da Presidente del Consiglio si era mosso nella direzione di un aumento delle spese militari fino al 2% del Pil, in linea con un accordo sottoscritto dall’Italia nel quadro dell’appartenenza alla Nato nel 2014.
La critica semmai riguardava le tempistiche (Conte chiedeva un incremento più graduale con scadenza al 2030). Alla fine, la sintesi sembra essere stata trovata: come affermato dal ministro della Difesa Guerini la settimana scorsa, l’obiettivo resta sempre quello di aumentare la spesa militare fino al 2% del Pil ma, sulla scorta della proposta 5 stelle, non entro il 2024 ma entro il 2028.
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