Def 2022: documento approvato dal Governo Draghi. Cosa contiene?
Def 2022: approvato dal Consiglio dei Ministri il nuovo Documento di Economia e Finanza con cui oltre a programmare la spesa si effettua una valutazione delle prospettive dell’economia italiana nel breve periodo. Ecco cosa contiene.
Def 2022: documento approvato dal Governo Draghi. Cosa contiene?
Def 2022: tra i dati più importanti contenuti nel nuovo Documento di Economia e Finanza la valutazione al ribasso, rispetto a quanto affermato nel Def dello scorso anno, rispetto alla crescita dell’economia italiana nel breve periodo. Solo qualche mese fa, a settembre, si puntava a un’espansione del 4,7% nel 2022. La percentuale adesso è stata abbassata al 3,1%. Per il 2023, invece, la crescita dell’economia italiana si attendeva intorno al 2,8%: con il nuovo Def la percentuale è stata abbassata al 2,4%.
Tra le cause di tale rivalutazione al ribasso, come sottolineato dal titolare del Mef Franco oltre che dallo stesso Presidente del Consiglio Draghi, i profondi cambiamento dello scenario politico-economico globale nel giro di sei mesi. L’invasione russa dell’Ucraina a pesare in primis, poi l’aumento dei prezzi dell’energia, quindi, l’aumento dei costi relativi a materie prime e generi alimentari e, infine, l’andamento dei tassi d’interesse e la crescita contenuta dell’export italiano.
Rapporto debito pubblico/Pil in discesa
Def 2022: il Documento serve anche a definire i limiti di spesa nei prossimi anni. Nel 2022 il margine si attesterà a quota 0,5% del Pil, nel 2023 allo 0,2%, nel 2024 allo 0,1%. Al di là delle percentuali si parla di risorse che verranno impiegate soprattutto, come sottolineato sempre da Draghi, per contenere il costo dei carburanti e dell’energia, per favorire l’accesso al credito delle imprese, per compensare l’aumento del costo delle opere pubbliche.
Importante evidenziare anche il dato relativo al rapporto tra debito pubblico e Pil: nel documento si afferma che scenderà nel 2022 al 147% (nel 2021 quasi al 151%), più del previsto guardando al dato di settembre (149%). La discesa continuerà anche nei prossimi anni fino a raggiungere più o meno il 141% nel 2025 si afferma sempre nel Def.
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