Carbone russo: blocco importazioni tra le nuove sanzioni. Cosa succede?
Per la prima volta nella storia dell’Ue sono state imposte delle sanzioni alla Russia nel settore energetico. Blocco delle importazioni di carbone russo: l’Europa è in grado di trovare nuove fonti di approvvigionamento o di sostituirlo prima che diventino operative? Cosa si può dire al momento.
Carbone russo: blocco importazioni tra le nuove sanzioni Ue
La scorsa settimana i governi dell’Ue hanno deciso di varare un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia nel contesto dell’invasione dell’Ucraina: la misura principale è sicuramente quella che riguarda il blocco delle importazioni di carbone russo entro quattro mesi. È la prima volta che l’Unione Europea sceglie di colpire il settore energetico di Mosca: nonostante la portata simbolica del provvedimento, si tratta comunque di una mossa più semplice da gestire rispetto alle altre ipotizzate nelle ultime settimane, come lo stop alle importazioni di gas e petrolio.
D’altra parte, la sospensione di importazioni di carbone russo difficilmente non avrà delle conseguenze rilevanti: la Russia è il maggior fornitore dei paesi Ue. Nel 2020 circa il 53% di tutto il carbone arrivato in Europa proveniva dalla Russia: gli introiti per Mosca si attestano mediamente intorno ai 4 miliardi di euro annui. Tuttavia, già da qualche anno, l’Unione ha avviato un processo di progressiva decarbonizzazione (il carbone negli ultimi anni non ha rappresentato più del 13-15% delle fonti energetiche europee) nell’ottica di un passaggio a fonti energetiche meno inquinanti: l’avvio di tale processo dovrebbe rendere più semplice lo strappo secondo Bruxelles.
La decarbonizzazione renderà più semplice lo strappo?
Lo stop alle importazioni Ue di carbone russo sarà più semplice grazie al processo di decarbonizzazione in atto? Al di là dei dati che prendono in considerazione l’Unione nel suo complesso, per alcuni paesi europei sarà più difficile gestire la situazione. Per esempio, la metà del carbone utilizzato dal Germania proviene dalla Russia, anche Polonia, Finlandia, Paesi Bassi, così come l’Italia, ricevono il carbone utilizzato per produrre energia elettrica praticamente solo dalla Russia.
La strategia Ue per fronteggiare le spiacevoli conseguenze del blocco, in breve, riguardano il cambio di fornitori: si guarda all’Australia e all’Indonesia, primo e secondo paese esportatore di carbone al mondo, ma anche a Sudafrica e Colombia adesso. Chiaramente il cambio di fornitore comporterà spese maggiori di trasporto, un dato non trascurabile visto l’andamento dei prezzi della materia prima in questione. Una tonnellata di carbone soltanto un anno fa costava circa 70 dollari, prima dell’invasione dell’Ucraina il prezzo era salito fino a 180 dollari, invece, ad oggi si spendono almeno 300 dollari.
Segui Termometro Politico su Google News
Scrivici a redazione@termometropolitico.it