Razionamento energia: che succede se la Russia chiude il gas? Le ipotesi
Razionamento energia: che succede se la Russia chiude il gas? Le ipotesi
Razionamento energia: in cima alle priorità di Palazzo Chigi rendersi indipendenti da Mosca per quanto riguarda l’approvvigionamento di gas. Il processo è già cominciato, a testimoniarlo la recente missione di Draghi in Algeria. Il Presidente del Consiglio studia le contromosse nel caso in cui la Russia scegliesse di chiudere i rubinetti come rappresaglia alle sanzioni varate nel contesto della guerra in Ucraina (o se l’Ue volesse imboccare la strada dell’embargo).
Razionamento energia: nuovo importante accordo con l’Algeria
Razionamento energia: in cima alle priorità di Palazzo Chigi sganciarsi il prima possibile da Mosca per quanto riguarda l’approvvigionamento di gas. Il processo si annuncia lungo e tortuoso, d’altra parte, di recente sembra essere stato compiuto un altro significativo passo in questa direzione: il Presidente del Consiglio Draghi in prima persona ha stretto un accordo con l’omologo algerino Tebboune per 9 miliardi di metri cubi (l’intesa entrerà a regime solo l’anno prossimo).
Dopo quello con l’Azerbaigian, altri accordi in chiave energetica dovrebbero essere presto chiusi con Congo, Angola e Mozambico. Nel complesso, però, la sostituzione completa del gas russo è ancora lontana (l’accordo con l’Algeria dovrebbe arrivare a coprire un terzo del fabbisogno italiano).
Che succede se la Russia chiude il gas?
Razionamento energia: anche se si è ancora pienamente nel piano delle ipotesi è bene studiare delle contromosse nel caso in cui da Mosca si scelga di chiudere il rubinetto del gas come rappresaglia alle sanzioni varate nel contesto della guerra in Ucraina (o se l’Ue scegliesse la strada dell’embargo, opzione decisamente improbabile allo stato dei fatti nonostante gli annunci).
Almeno questo sembra essere l’intendimento del Governo che d’altronde è al lavoro da settimane su un protocollo di emergenza. In realtà un “Piano di emergenza del sistema italiano del gas naturale” esiste già ma è aggiornato a settembre 2020. Questo prevede tre livelli di allarme: al momento, il paese è in pre-allarme, solo in caso di “emergenza”, appunto, scatteranno misure “straordinarie”. Cosa prevedono tali misure “straordinarie”? Se l’Italia si ritrovasse a fare i conti con un taglio netto delle forniture di gas potrebbe fare affidamento solo sulle scorte disponibili (nel frattempo, si potenzierebbero gli approvvigionamenti via Tap e le importazioni di gas naturale liquefatto).
Quindi, almeno per un po’, si dovrebbero limitare i consumi. In quel caso si agirebbe in primis sulla riduzione dell’illuminazione pubblica (escludendo luoghi sensibili come gli ospedali) e sulla temporizzazione della climatizzazione (o sulla temperatura massima, in linea con quanto già previsto dal Dl bollette per gli uffici pubblici) ma potrebbero essere bloccate anche alcune filiere industriali “a ciclo continuo” (quella dell’acciaio, per esempio).
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