Elezioni francesi 2022, tra Macron e la sinistra è parità, maggioranza in dubbio per il presidente
Non sono mai state così plurali e incerte le elezioni legislative francesi come quest’anno. Il primo turno di domenica 12 giugno restituisce una Francia molto divisa. Ma anche distratta.
Solo il 47,51% dei transalpini è andata alle urne, nonostante l’offerta politica fosse molto ricca, e i partiti o le coalizioni che potevano accedere al secondo turno nei collegi fossero quasi ovunque più di due.
Innanzitutto i risultati: Ensemble!, la coalizione centrista che fa capo al presidente Macron prende il 25,75%, circa il 2% in meno di quanto ha preso l’inquilino dell’Eliseo poche settimane fa.
È testa a testa con l’alleanza di sinistra Nupes, che ha ottenuto il 25,66%, circa il 5% in meno della somma dei candidati di quest’area alle presidenziali.
Ha il 18,68% il Rassemblement National di Marine Le Pen, anche in questo caso la percentuale è inferiore di circa 5 punti a quella che l’esponente di destra ha preso il 10 aprile.
Dove sono andati questi consensi? In parte c’è stato un recupero della destra repubblicana neogollista, che è arrivata al 13,62%. Alle presidenziali Pecresse si era fermata a un pessimo 4,78%, ma certo, anche il 13,62% è molto deludente considerando che si tratta dell’area che ha dato molti presidenti al Paese in passato.
Poi ci sono state le candidature dissidenti, di esponenti socialisti o verdi che non hanno accettato l’alleanza a sinistra. Hanno avuto il 6,37%, complessivamente.
Reconquete di Hammour si è fermata al 4,24%, perdendo voti rispetto alle presidenziali.
Regionalisti, centristi, candidati dissidenti di destra hanno avuto tutti meno del 2%.
A contare però non sono queste percentuali, perché in Francia non vi è il proporzionale ma il maggioritario a doppio turno.
In ogni collegio si sfidano i primi due candidati, se nessuno ha avuto il 50% o il 25% degli aventi diritto, oppure anche più di due se qualcuno supera il 12,5% sempre degli aventi diritto.
Può capitare, come è stato il caso del collegio di Le Pen, che si abbia più del 50% ma si debba affrontare il secondo turno perché l’affluenza è così bassa che chi ha il 55% degli elettori ha meno del 25% degli aventi diritto.
Elezioni francesi, Macron avrà la maggioranza grazie ai voti anti-Melenchon e anti-Le Pen?
In ogni caso questa legge elettorale fa in modo che si possa avere un quarto dei voti ma la maggioranza in Parlamento, perché si riescono a vincere quasi tutte le sfide. È quello che spera Ensemble, che andrà al secondo turno in 421 collegi, partendo in testa, però, solo in 203.
Nupes, la coalizione di sinistra, sarà al ballottaggio in 390, di cui in 194 al primo posto. La destra lepenista sarà presente in 208 collegi, partendo in vantaggio in 110.
Les Republicains invece se la batteranno solo in 75, partendo come primi in 42.
Domenica 19 265 sfide, la maggioranza relativa, vedranno un candidato di Ensemble! contro uno di Nupes, mentre 110 Ensemble! contro il RN.
I centristi puntano a prendere il voto di destra nel primo caso e quello di sinistra nel secondo, approfittando del proprio posizionamento centrale.
Tuttavia vi saranno anche 60 sfide Nupes vs RN, mentre in 20 l’estrema destra affronterà Les Republicains, in 25 questi ultimi avranno come avversari la sinistra e in 20 Ensemble!.
Le previsioni stimano che la destra moderata avrà più seggi dei lepenisti perché prenderà il voto dei centristi macroniani nei 54 collegi dove questi non sono presenti.
Fatto sta che queste elezioni rappresentano un grande cambiamento rispetto al 2017.
Allora La Republique en Marche era risultata al primo posto quasi ovunque, e comunque erano stati pochissimi i collegi in cui non era andata al secondo turno. Ora il panorama è molto diverso.
Mentre vi è una forte avanzata dei lepenisti, 5 anni fa arrivati in testa in pochissimi collegi, e al secondo in una manciata. Oggi hanno la possibilità di conquistarne decine, formando un gruppo parlamentare.
Ma come sarà il nuovo Parlamento dopo queste elezioni francesi? Forse per la prima volta nessuno avrà una maggioranza assoluta. E i centristi dovranno scendere a patto con altri. Con chi? Forse con la destra moderata?
Certo, i suoi voti per i provvedimenti del governo non saranno gratis
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