Politiche 2023: età voto si abbassa a 18 anni per il Senato. I dati
Età voto: Insieme ad un Parlamento molto meno “affollato”, in seguito al referendum sul taglio dei parlamentari del 2020, l’abbassamento delle età per poter votare per il Senato, da 25 a 18 anni, un’altra importante novità delle Politiche 2022. Dove potrebbe avere più peso la modifica regolamentare? Un rapido sguardo ai dati.
Politiche 2023: età voto si abbassa a 18 anni per il Senato
Età voto: si abbassa da 25 a 18 anni per il Senato. Quindi, alle Politiche 2022, per la prima volta nella storia d’Italia, l’elettorato sarà lo stesso sia per la Camera che, appunto, per Palazzo Madama. Un’altra importante novità, insieme al risotto numero di deputati e senatori: saranno 400 i primi e 200 i secondi nella prossima legislatura, in base a quanto imposto dal risultato del referendum sul taglio dei parlamentari di due anni fa. Questa modifica avrà un impatto sensibile sul voto? Un rapido sguardo ai dati Istat può aiutare a farsi un’idea.
Alle elezioni del 2018, quando per il Senato poteva votare solo chi aveva compiuto 25 anni, gli elettori chiamati alle urne per Palazzo Madama erano 42,9 milioni: nel complesso il corpo elettorale si attestava a quota 46,6 milioni. Adesso il numero di elettori da considerare è lo stesso per entrambi i rami del parlamento: si muove intorno ai 46 milioni considerando che negli ultimi 5 anni la popolazione ha subito un calo di circa 1 milione e mezzo di unità (conteggio che include, però, anche gli stranieri che, ovviamente, non votano).
Nuovi maggiorenni circa l’8% degli aventi diritto
Età voto 18 anni anche per il Senato: cosa cambia? Ora, in linea di massima, i nuovi maggiorenni che potranno votare anche per il Senato (basta compiere gli anni entro il giorno del voto per la Politiche, cioè il 25 settembre) dovrebbero essere poco meno di 4 milioni: ciò significa che rappresentano qualcosa in più dell’8% dell’elettorato a livello generale. A questo punto bisogna considerare che 196 senatori saranno eletti sempre con sistema “misto” (in parte proporzionale e in parte maggioritario) ma su base regionale (e non nazionale come per la Camera. Dunque, ci si può attendere che la demografia non inciderà ovunque allo stesso modo.
Ponendo il caso che al percentuale di astensionismo si mantenga simile da una punta all’altra d’Italia, è possibile che la modifica impatti sulla composizione del Senato più al Meridione, dove gli under 25 costituiscono il 9,2% dell’elettorato, che al Centro e al Nord (dove è maggiore l’incidenza di denatalità e stranieri residenti). D’altra parte, bisogna considerare alcune eccezioni: la Sardegna, per esempio, dove costituiscono solo il 7,1% (più basso solo il dato della Liguria) ma anche la Lombardia dove sono circa 600 mila, circa l’8%.
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