Sondaggi politici Swg, i giovani contro la revoca delle sanzioni, i più favorevoli sono i 50enni
L’inflazione imperversa, e in particolare quella legata all’aumento delle bollette energetiche. Il prezzo del gas ha raggiunto vette mai viste in precedenza, e i consumatori sono costretti a pagare cifre doppie e triple.
È questo il tema che alla vigilia del voto occupa le menti degli italiani e li appassiona di più. E di questo si occupano i sondaggi politici di Swg, che non si possono occupare di intenzioni di voto per il black out delle ultime due settimane prima delle elezioni.
Si discute ricerca della causa dei rincari, oltre che dei rimedi possibili. Tra questi vi è la rimozione delle sanzioni alla Russia, che hanno provocato la riduzione del flusso di gas verso l’Europa.
La maggioranza degli italiani, il 76%, è però contrario. Il 41% perché comunque non servirebbe ad abbassare i prezzi, visto che lo scontro tra Putin e l’Occidente rimarrebbe, e le tariffe del gas dipendono anche dalla speculazione. Per il 35% le sanzioni non vanno tolte perché non sarebbe giusto.
Ed è interessante il fatto che questa percentuale diventa del 45% tra i più giovani, i 18-24enni, per poi scendere nei segmenti di età successiva e risalire al 38% tra i più anziani.
Al contrario il sì alla rimozione delle sanzioni arriva al 24% globalmente, e al 29% tra i 45-54enni, mentre cala all’11% tra 20enni.
Si diceva delle cause.
Secondo i sondaggi politici di Swg gli italiani sono molto divisi. Il 21% pensa che sia colpa della speculazione finanziaria, il 18% delle aziende dell’energia che stanno sfruttando il momento per fare extra profitti.
Per il 16% le cause sono più strutturali, ovvero la dipendenza da pochi fornitori, oppure lo scarso investimento nelle rinnovabili.
Il 10% nomina le sanzioni, mentre il 7% addossa la responsabilità a Putin
Sondaggi politici Swg, più di metà degli italiani ha già cambiato abitudine
Intanto il 54% degli italiani ha già deciso di mettere da parte acquisti importanti di fronte all’aumento dei prezzi, e il 34% lo farà. È l’11% in più di marzo.
Lo stesso accade con le spese per il divertimento, i ristoranti, le vacanze, i consumi culturali, lo sport.
Meno, il 34%, quelli che hanno già tagliato gli alimentari, ma il 49% prevede di farlo.
Il comparto nel quale è maggiore la proporzione di quanti non muteranno le proprie abitudini è la sanità. Ma anche qui per il 78% qualcosa si dovrà tagliare.
Gli stessi sondaggi politici affermano che la risposta del governo ovvero la riduzione di un grado di riscaldamento e il posticipo dell’accensione e dello spegnimento dello stesso, è adeguata. Per il 27-31%, a seconda della misura, è insufficiente, mentre per il 14-15% è eccessiva
Questi sondaggi politici sono stati realizzati tra il 7 e il 9 settembre con metodo Cati-Cami-Cawi su 800 soggetti
Segui Termometro Politico su Google News
Scrivici a redazione@termometropolitico.it