Le elezioni in Germania: verso la conferma di Angela Merkel
Domenica 27 settembre la Germania rinnova il Bundestag con molta incertezza su quale sarà la maggioranza a Berlino e con la ragionevole certezza che il prossimo cancelliere avrà ancora il nome di Angela Merkel. La Cdu, che ha guidato da fine 2005 la Grande Coalizione, confermerà ancora il ruolo di primo partito del Paese. Il Presidente della Repubblica, Horst Koehler, assegnerà di nuovo alla prima cancelliere donna il compito di formare un governo, a meno che si formi una nuova maggioranza nella storia della politica tedesca. Dal dopoguerra in avanti la Germania è stata governata da coalizioni borghesi, l’alleanza tra i conservatori cristiani della Cdu e i liberali della Fdp, social liberali, quando la Spd si è unita con i liberali, oppure dai rosso-verdi, con i socialdemocratici appoggiati dai verdi.
[ad]Il dettaglio degli ultimi sondaggi può essere seguito a questi indirizzi:
Allensbach, Emnid, Forsa, Forsch.Wahlen, GMS, Infratest.
TUTTI I DATI DEI SONDAGGI 2009 POSSONO ESSERE CONSULTATI TRAMITE QUESTO NOSTRO FILE .XLS
DAL 1998 AL 2005: LA GROSSE KOALITION
Dal 1966 al 1969 e negli ultimi 4 anni i due grandi partiti perno del sistema politico, Cdu e Spd, si sono invece coalizzati visto che non c’era possibilità di formare una costellazione governativa capace di esprimere un programma comune. Una simile situazione si potrebbe ripetere anche domenica, perché i sondaggi rilevano il campo borghese guidato dalla Merkel poco sotto il 50%, e le forze a sinistra del centro, Spd, Verdi e la Linke, hanno escluso ancora una volta di poter governare assieme il Paese.
Ripartendo le due coalizioni si possono osservare le variazioni in modo grafico: la coalizione cosiddetta borghese, con CDU e FDP
e la coalizione progressista, con SPD e GRÜNE
(per continuare la lettura cliccare su “2”)
Dal punto di vista sociodemografico, le ultime elezioni sono state interessanti per la ripartizione dell’elettorato tedesco nelle varie categorie:
MACROREGIONI
ETA’
LIVELLO D’ISTRUZIONE
OCCUPAZIONE
CREDO RELIGIOSO
SESSO
(per continuare la lettura cliccare su “2”)
[ad]Le coalizioni tripartite sembrano improbabili per due motivi. Il primo, il più importante, è che fino ad ora le maggioranze, federali o regionali, si sono basate su un’alleanza tra due formazioni politiche, una situazione che permette una maggiore stabilità. Il secondo motivo è la bocciatura, sancita dai rispettivi Congressi, di Liberali e Verdi verso l’ipotesi di coalizione semaforo (Spd, Fdp ed ecologisti, i rosso-giallo-verdi) oppure la costellazione Jamaika (con la Cdu al posto dei rossi socialdemocratici, così da formare la bandiera del Paese di Bolt e Marley). Le due ipotesi principali rimangono dunque una prosecuzione della Grosse Koalition, oppure una svolta moderata con il ritorno, a 11 dalla fine dell’era Kohl, all’alleanza tra conservatori e liberali, la formula che per più a lungo ha retto le sorti del Paese a partire dal secondo dopoguerra
SITUAZIONE INCERTA
I 4 anni di Grosse Koalition sono stati contrassegnati da deludenti risultati elettorali sia per la Cdu che per la Spd. Nelle elezioni regionali svoltesi in questo lasso temporale la Cdu è arretrata in tutte le consultazioni, pur mantenendo la gran parte dei governi che aveva acquisito grazie al salasso subito dalla Spd a causa delle impopolari riforme di Schroeder, Agenda 2010 in primis. I socialdemocratici non sono usciti dal coma, e sono stati colpiti anche da uno violento psicodramma, allorché in Hessen la sinistra del partito provò a far nascere la prima alleanza di governo con la Linke nella vecchia Germania Ovest, un esperimento mai nato per la ferma opposizione di alcuni esponenti moderati della Spd locale. I veri beneficiari a livello elettorale della Grande Coalizione berlinese sono stati i piccoli partiti, in particolar modo la Fdp, che ha recuperato l’elettorato moderato deluso dal centrismo statalista della Merkel. Nel corso del 2009 i sondaggi hanno rilevato il campo borghese sopra il 50%, una situazione mutata con le ultime indagini che registrano un recupero della Spd e una contrazione dei liberali. La nuova maggioranza potrà essere decisa da un particolare aspetto della legge elettorale tedesca, i cosidetti Überhangmandate, traducibili come seggi in eccedenza. Il sistema prevede una ripartizione interamente proporzionale dei 598 seggi del Bundestag, decisa però con due voti diversi, uno per il collegio uninominale, il secondo per la lista. La ripartizione proporzionale avviene secondo il risultato delle liste a livello nazionale , e a questi seggi teoricamente conquistati vengono sottratti quelli vinti nei 299 collegi (Wahlkreis) nei quali è suddivisa la Germania. Se un partito conquista più seggi a livello di Wahlkreis di quanti dovrebbero essergli attribuiti con il voto di lista in ognuno dei 16 Bundesländer non perde nulla, perché questi mandati in eccedenza sono comunque assegnati alla formazione politica. Il numero dei parlamentari, che sarebbe ripartito tra i 299 collegi e i 299 seggi distribuiti proporzionalmente, aumenta così a seconda di quanti siano gli Überhangmandate. Questa disposizione della legge elettorale tedesca è stata giudicata incostituzionale il 3 luglio del 2008, ma il legislatore non ha provveduto a sanare una normativa che potrebbe alterare il risultato delle federali. Nel 2005 si è notato infatti come l’elettorato liberale è quello che maggiormente ha votato in maniera disgiunta, scegliendo il candidato della Cdu nel collegio e poi barrando la croce della Fdp sulla lista. La notevole distanza che ancora separa la Spd dal partito della Merkel dovrebbe così consentire ai conservatori di vincere la gran parte dei seggi uninominali.
Election.de ha realizzato questa mappa elettorale basandosi sugli ultimi sondaggi e prevede 233 seggi per la Cdu, dei quali 15 Überhangmandate, 170 per la Spd con 8 mandati in eccedenza, 81 per la Fdp, 69 per la Linke e 68 per i Verdi. Il Bundestag sarebbe così composta da 621 parlamentari, e la costellazione borghese avrebbe 314 seggi, solo 3 in più del 50%, una maggioranza conseguita grazie ad una norma giudicata incostituzionale. Nel recente passato le indagini demoscopiche avevano sopravvaluto il campo conservatore, e la presenza di numerosi incerti rende ancora meno sicura la vittoria dei giallo-neri. Una formula voluta dai big della Cdu ma che è stata poco sostenuta dalla Merkel, che dopo il profilo à la Thatcher del 2005 si è riposizionata al centro, assecondando così gli umori dell’elettorato tedesco.
CHI VOTA CHI
Dalla riunificazione la Germania si è scoperta più progressista. Solo nel 1990 Kohl ottenne una netta vittoria, un successo che sancì il suo trionfo di unico politico tedesco ad aver unito il più grande Paese d’Europa senza spargimenti di sangue. Nel 1994 lo schieramento moderato scese sotto il 50%, e da allora non è mai stato in grado di superare quota 46%. Uno spostamento elettorale determinato dall’Est, dalla crescita della scolarizzazione e dai figli dell’immigrazione. La Germania, grazie alle sue numerose industrie e ai suoi alti stipendi, ha attratto il maggior numero di immigrati sul suolo del Vecchio Continente, e i figli dell’immigrazione propendono verso i partiti progressisti. Un tedesco di origine turche, Cem Özdemi, è diventato leader nazionale dei Verdi. Nel grafico seguente è mostrata la ripartizione socio-demografica del voto 2005 e 2002, che mostra come la Spd sia un partito particolarmente forte tra i giovani, tra gli operai e i disoccupati e tra coloro che non esprimo nessun credo religioso. La Cdu domina tra anziani e pensionati, tra imprenditori e grazie alla sorella bavarese Csu è il partito di riferimento per cattolici ed agricoltori. I Verdi traggono la loro forza nella fascia più istruita della popolazione, un dato che li accomuna ai liberali della Fdp, logica rappresentanza dei professionisti e dei lavoratori autonomi. Il boom della Linke del 2005 avvenne grazie all’erosione dell’elettorato socialdemocratico tra i senza lavoro e gli operai, che si aggiunse alla forte componente orientale che aveva caratterizzato l’esperienza della PDS. Il campo borghese è maggioritario nel cuore cattolico della Germania, la popolosa parte meridionale del Paese che confina con Austria e Svizzera, e predomina nell’area rurale e nelle piccole città. I partiti a sinistra del centro sono invece particolarmente forti nel Nord protestante, nelle zone ad alto tasso di sindacalizzazione, come il bacino della Ruhr, oppure nelle grandi città, tanto nel progressista Nord quanto nel conservatore Sud. La tendenza che maggiormente colpisce gli osservatori della politica tedesca è il progressivo e costante sgretolamento degli insediamenti elettorali dei due grandi Volkspartei (partiti popolari), Cdu e Spd. Per la prima volta nel 2002 nessuna delle due formazioni politiche superò il 40%, e la costante contrazione del loro seguito sarà confermata anche in queste elezioni, che ratificheranno l’avvenuta trasformazione nel penta partitismo. Con 5 attori del sistema politico, la Germania prima o poi dovrà riadattare formule e modelli tradizionali.