Trivelle: Governo pronto a sbloccare concessioni. Cosa significa?
Trivelle: durante il Consiglio dei ministri di venerdì 4 novembre 2022, il Governo Meloni ha deciso di sbloccare le concessioni relative alle estrazioni di gas nel Mar Adriatico e di dare il via a nuove attività di ricerca su tutto il territorio nazionale. La misura sarà dettagliata nel prossimo Decreto Aiuti: l’esame del Parlamento questa settimana. Ecco cosa dovrebbe essere previsto in breve.
Cosa prevede lo “sblocca – trivelle”?
Trivelle: una misura con l’obiettivo di “garantirci la sicurezza energetica”, così il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin ha definito la norma sullo sblocco delle estrazioni nel Mar Adriatico che il Governo intende inserire nel prossimo Decreto Aiuti. Secondo i tecnici dell’esecutivo 2 i miliardi di metri cubi di gas che l’iniziativa metterebbe subito a disposizione.
Una quantità esigua in confronto ai 75 miliardi di metri cubi che l’Italia consuma mediamente ogni anno ma che sarebbe comunque in grado di soddisfare la maggior parte dell’attuale fabbisogno delle aziende gasivore nazionali, cioè quelle con un consumo di metano pari ad almeno un gigawattora nel 2021. L’assegnazione avverrebbe sulla base di aste pubbliche: prevista poi la revisione della stipula al 31 gennaio di ogni anno; la materia prima sarebbe distribuita sulla base di prezzo calmierato, da un minimo di 50 a un massimo di 100 euro al megawattora.
I confini delle nuove attività di estrazione
La norma “sblocca-trivelle” del Governo Meloni si muove sulla linea di quanto già progettato dall’esecutivo Draghi (l’ex ministro Cingolani è rimasto consulente per le Politiche Energetiche anche con il cambio di vertice a Palazzo Chigi). In deroga alla legge del 2006 che le vieta entro le 12 miglia dalla costa (circa 22 chilometri), le estrazioni di gas si vogliono far ripartire dalle 9 miglia in poi. Condizione fondamentale, però, che i giacimenti abbiano una capacità stimata di oltre 500 milioni di metri cubi di gas.
Inoltre, dovrebbe essere previsto un confine preciso alle attività di estrazione per cui non dovrebbero essere consentite oltre il 45° parallelo (localizzato poco al di sopra di Ferrara). Tuttavia, si vorrebbe anche velocizzare l’iter di richiesta del permesso per effettuare nuove attività esplorative (da sei mesi a tre) garantendo delle eccezioni – tranne che per il tratto di mare di fronte a Venezia – rispetto alle aree protette individuate dal Pitesai (Piano per la Transizione energetica sostenibile) ma sempre a fronte dell’esclusione di un rischio di sprofondamento del suolo.
In una versione precedente dell’articolo si riportava una cifra errata per quanto riguarda i miliardi di metri cubi che l’iniziativa dell’esecutivo si prevede possa mettere a disposizione. L’imprecisione è stata prontamente corretta.
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