Maria Rita Rossa è il nuovo sindaco di Alessandria, riconsegnando al centrosinistra il governo della terza città del Piemonte al termine dei cinque anni di mandato del PdL Piercarlo Fabbio.
[ad]Dopo gli scandali finanziari che avevano travolto la giunta azzurro-verde alla guida della città non erano pochi gli osservatori esterni che si aspettavano una vittoria della Rossa già dal primo turno; invece, per una complessa serie di fattori, si è reso necessario il secondo turno di votazioni per decidere chi avrebbe dovuto andare ad occupare la poltrona di primo cittadino nel capoluogo piemontese.
Solo dopo il ballottaggio la coalizione di centrosinistra ha potuto cantare vittoria, e Maria Rita Rossa fregiarsi del titolo di sindaco, un titolo tanto più significativo se si pensa che Alessandria è il solo Comune capoluogo di provincia ad aver eletto un primo cittadino di sesso femminile.
Confronto del voto a Alessandria Comunali 2007 – Comunali 2012 |
La tabella riepilogativa – i dati excel sono disponibili a questo link – che confronta le elezioni del 2007 con quelle del 2012 è di per sé ricca di spunti di analisi.
Il primo, naturalmente, riguarda il numero dei voti validi, sceso drasticamente rispetto alle precedenti elezioni amministrative: con un calo di 11.111 unità, infatti, circa un elettore su cinque tra quelli che nel 2007 si erano recati alle urne in questo caso hanno preferito non votare. Si tratta di una diminuzione massiccia, superiore, per rendere l’idea, al risultato raggiunto da ogni singolo partito presentatosi a questa tornata elettorale.
Il secondo tema in evidenza è l’estrema frammentazione delle candidature e dei partiti, non solo per quanto riguarda le candidature delle principali coalizioni – due per il centrodestra e due per il Terzo Polo – ma anche per quanto riguarda un elevato numero di candidati civici, non allineati a nessuno degli schieramenti principali oppure, come nel caso di Mara Scagni, ex-PD ed ex-sindaco cittadino, da essi fuoriusciti.
Proprio i candidati civici, relegati in genere per la loro scarsa visibilità nel calderone della voce “altri”, si sono dimostrati in questa tornata elettorale una delle principali sorprese, passando da un residuale 3,37% di cinque anni fa all’attuale 13,60% al primo turno di queste elezioni 2012. Sicuramente un valore importante, e certamente non spiegabile solo con il 3% scarso raccolto dall’unica candidata, la Scagni, fuoriuscita dall’area di centrosinistra. Il fenomeno è sicuramente da inserire all’interno della progressiva sfiducia verso la cosiddetta “vecchia politica”, ma è interessante osservare come l’area del civismo riesca a fornire – sia pure disgregata in una miriade di candidati – una reale alternativa tanto all’astensione quanto alla nuova formazione protagonista della politica italiana, il MoVimento 5 Stelle.
Il partito di Grillo, raccogliendo l’11,50%, diventa la terza forza cittadina alla sua prima partecipazione ad un’elezione comunale, un risultato assolutamente lusinghiero impreziosito anche dal risultato personale del candidato, Angelo Malerba, in grado di raggiungere il 12% e superare quindi il risultato della lista a proprio sostegno.
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[ad]Se nel 2007 l’area di centrodestra valeva, in termini di liste, oltre il 62%, oggi quelle cifre appaiono come un miraggio per l’ala moderata dello schieramento politico; né può essere considerata un’attenuante la frammentazione delle liste: sommando infatti i voti di lista raccolti dai partiti classificati come centrodestra e Terzo Polo si arriva appena al 36,96%, un valore inferiore a quello del centrosinistra che quindi diventa espressione della maggioranza relativa dei cittadini non solo in funzione dell’alchimia delle alleanze ma anche e soprattutto in termini di orientamento di pensiero.
Nella generale débâcle del vecchio centrodestra berlusconiano si salva – e appare anzi piuttosto tonico – solo l’UdC: la formazione di Casini, smarcatasi dall’abbraccio berlusconiano di cinque anni fa, incrementa il proprio bagaglio di voti di circa due punti percentuali, ma riesce anche nel difficile compito di aumentare il proprio numero assoluto di voti da 1.986 a 2.102. Un incremento modesto, ma che pesato sull’altissimo valore di astensione assume massima rilevanza.
Tra i partiti in caduta libera si trova invece la Lega Nord: travolta dagli scandali giudiziari che ne hanno minato l’anima, la formazione di Bossi lascia sul campo oltre 3.000 preferenze, grosso modo dimezzando le prestazioni di cinque anni prima posizionandosi al di sotto del 6%. Poco meglio della Lega riesce a fare il suo candidato sindaco, Roberto Sarti, che riesce a migliorare di qualche decimale le prestazioni della lista in suo sostegno.
La palma di peggior partito spetta tuttavia al PdL, che frana rovinosamente al 14% dal 40% di FI e AN di 5 anni prima e si riduce alle dimensioni della sola Alleanza Nazionale. Il saldo è negativo per quasi 15.000 voti, una cifra superiore a quella di coloro che hanno disertato le urne tra le precedenti amministrative e l’appuntamento del 2012. A livello di coalizione il centrodestra perde qualcosa come 23.000 voti, ridotti a 16.000 se si considera il perimetro della coalizione del 2007. Sono numeri estremamente gravi considerata la dimensione della città, ed evidenziano la profonda crisi che vive la coalizione berlusconiana tanto a livello locale dopo gli scandali finanziari della gestione Fabbio quanto a livello nazionale.
Il candidato del centrodestra, con un valore aggiunto di appena 247 voti, si attesta poi mezzo punto percentuale al di sotto della propria coalizione, a riprova della scarsa popolarità della persona di Fabbio nella realtà cittadina e della pessima scelta da parte del PdL di puntare nuovamente su di lui per questa tornata elettorale.
Se il centrodestra piange, non è semplice capire se il centrosinistra abbia o meno le motivazioni per sorridere. A livello percentuale sicuramente la coalizione progressista è in avanzamento di circa il 4%; tuttavia questo si traduce in una perdita secca di circa 1.600 voti. A fare maggiormente le spese tra i partiti di questa situazione è il PD, che evidenzia un’emorragia di oltre 2.000 preferenze e perde un punto percentuale e mezzo rispetto alla somma di DS e DL del 2007. In controtendende invece l’IdV, che triplica il consenso e aumenta di circa 1.000 voti il proprio bacino elettorale.
In generale il centrosinistra si evidenzia per una sostanziale tenuta del consenso, un lieve calo – peraltro compensato almeno in parte se si conteggiano i voti della transfuga Mara Scagni – in termini assoluti a cui corrisponde un netto avanzamento in termini relativi.
Si evidenzia inoltre il buon appeal della candidata Rossa, che con un risultato personale oltre il punto percentuale superiore a quello della sua coalizione si è dimostrata essere il candidato con il maggior valore aggiunto tra quelli espressione delle coalizioni principali.
Confronto mappa elettorale di Alessandria Comunali 2007 – Comunali 2012 |
La mappa elettorale cittadina evidenzia quanto già emerso a livello tabellare, con un passaggio secco di tutte le circoscrizioni dal centrodestra al centrosinistra. Cambia naturalmente l’intensità dei colori, che mostra come, se da un lato il centrodestra ha perduto la sua egemonia cittadina, dall’altro lo scenario attuale vede nel centrosinistra solo una forza di maggioranza relativa, non in grado – almeno in questo momento – di far realmente credere che il vento sia cambiato.
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Le proporzioni tra le principali coalizioni, in termini di rapporto tra i quartieri, restano sostanzialmente inalterate: le circoscrizioni I e III si dimostrano le più fedeli al centrodestra, laddove quelle maggiormente orientate a sinistra risultano la II e la V.
Confronto del voto nei quartieri di Alessandria Comunali 2007 – Comunali 2012 |
Tuttavia, è interessante leggere le dinamiche dell’astensione in funzione dei quartieri cittadini: come evidenziano le tabelle specifiche, infatti, il peso della circoscrizione III scende dello 0,40%, quello della I scende dello 0,32%, quello della V dello 0,08%, quello della II dello 0,07%, e quello della IV infine sale dello 0,88%.
È particolarmente significativo notare come la circoscrizione in cui la disaffezione alle urne è stata meno avvertita è anche la meno schierata tra destra e sinistra e quella in cui il MoVimento 5 Stelle ha ottenuto il miglior risultato. Il partito di Grillo si conferma quindi nello scenario politico attuale l’unico argine contro livelli di astensionismo assolutamente dilaganti e pericolosi dal punto di vista della qualità democratica del Paese.
[ad]Lo scenario alla fine del primo turno vedeva quindi un centrosinistra in lieve avanzata ma in generale arroccato sulle proprie posizioni, ed un centrodestra letteralmente liquefatto tra le proprie candidature interne; a questo andavano a sommarsi il notevole peso elettorale delle liste civiche ed il fenomeno 5 stelle, capace di inserirsi come terza forza cittadina offrendo una reale alternativa alle due coalizioni principali.
Non deve dunque stupire, a fronte di questa situazione così complessa, la necessità di un secondo turno.
Secondo turno che vedeva contrapposte Maria Rita Rossa, del centrosinistra, e Piercarlo Fabbio, del centrodestra.
Come evidenziano le tabelle, la vittoria al ballottaggio della Rossa è stata nettissima, avendo raggiunto quasi il 68% delle preferenze.
Diventa tuttavia interessante esaminare le dinamiche di votazione del ballottaggio: il numero dei votanti è infatti ancora diminuito, e di ben 13.000 unità, segno di una fascia consistente dell’elettorato assolutamente decisa nel non accordare la propria preferenza a nessuno dei due candidati passati al secondo turno.
E tuttavia in questo caso non è possibile parlare di un centrosinistra incapace di calamitare consensi: se infatti entrambi i contendenti aumentano le proprie preferenze rispetto al primo turno, è impossibile non notare come Rita Rossa arrivi a superare la soglia delle 20.000 preferenze, facendo quindi meglio del numero di voti raccolti (anche se al primo turno) da Mara Scagni nel 2007. Il centrosinistra, insomma, ha ritrovato sé stesso anche numericamente e non solo percentualmente al momento di una sfida diretta con l’avversario di centrodestra.
Centrodestra che invece è risultato completamente non pervenuto al secondo turno. I 9.500 voti di Fabbio, pur in aumento rispetto al primo turno, sono ben poca cosa rispetto ai 34.000 del 2007, ma sono anche nettamente inferiori ai 15.000 ottenuti dai candidati di centrodestra e Terzo Polo al primo turno. Questo dato, forse più di ogni altro, certifica la morte definitiva dell’unità dei conservatori nel cuore degli elettori, checché ne possano dire Alfano e Casini nei loro continui tira e molla.
L’esperienza di queste elezioni alessandrine rivela quindi una città in fermento ma non in esplosione, dove l’elemento disturbante del MoVimento 5 Stelle appare ancora in fase arretrata rispetto ad altre realtà comunali ma già riesce a ritagliarsi uno spazio a due cifre; dove il centrosinistra riesce a mantenere il proprio consenso senza far breccia nel cuore degli elettori moderati, i quali, semplicemente, hanno in massa optato per disertare le urne.
Si prefigura quindi un vuoto di rappresentanza politica a destra dopo il ventennio berlusconiano, e sarà interessante capire il modo in cui potrà essere riempito – e da quali attori.