Price cap: stop vendita petrolio russo a chi lo adotta. Che succede?

Pubblicato il 28 Dicembre 2022 alle 12:22
Aggiornato il: 29 Dicembre 2022 alle 12:57
Autore: Guglielmo Sano
Price cap: stop vendita petrolio russo a chi lo adotta. Che succede?

Price cap: stop vendita petrolio russo a chi lo adotta. Che succede?

Price cap: stop alla vendita di petrolio russo a tutti i paesi che hanno adottato il tetto al prezzo. La minaccia di Mosca ai paesi Occidentali che hanno deciso di non acquistare la materia prima a un costo superiore ai 60 dollari al barile. Che ripercussioni potrebbe avere la decisione sull’economia del paese?

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Price cap: la Russia non venderà petrolio a chi adotta il tetto al prezzo

La guerra sul campo in Ucraina, la guerra economica con l’Occidente, si apre un altro capitolo di pesanti tensioni internazionali con la minaccia dalla Russia ai paesi che a inizio dicembre hanno adottato il price cap, il tetto al prezzo del petrolio estratto da Mosca.

Risale al 5 dicembre l’accordo tra i membri del G7 (Usa, Regno Unito, Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia), dell’Ue e Australia sul blocco all’acquisto di petrolio russo se la materia prima supera il costo di 60 dollari al barile (attualmente si aggira intorno agli 80 euro a barile). Certamente una mossa per aumentare il pressing sulla campagna militare russa in Ucraina ma anche per provare a stabilizzare il prezzo del petrolio, impennatosi dallo scoppio del conflitto con Kiev.

Impatto limitato sulle casse di Mosca

Secondo produttore di petrolio mondiale, asset fondamentale per la propria economia insieme al gas, il Cremlino ha reagito alla misura con un decreto che vieta la vendita dell’oro nero e dei suoi derivati ai paesi ma anche alle singole società che hanno aderito al Price cap. Il blocco entrerà in vigore dal primo febbraio 2023 e durerà per 5 mesi: tuttavia, lo stesso provvedimento prevede anche la possibilità di aggirare lo stop attraverso lo strumento del “permesso speciale”.

In pratica, restano libere le mani di Putin sull’eventuale concessione di forniture di petrolio. Ora, nonostante dal ministero dell’Economia russo si ammetta che il calo delle esportazioni di petrolio potrebbe far sentire il proprio peso sul deficit di bilancio dello Stato – già altissimo – previsto per l’anno prossimo, secondo molti analisti l’impatto del price cap sulle casse di Mosca – almeno nel breve periodo – si dimostrerà limitato.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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