Fondo pensione: conviene ancora sottoscriverlo? Cosa dicono i dati
Fondo pensione: il 2022 si è rivelato un anno terribile per la previdenza integrativa. Sul settore si è abbattuta l’onda lunga della pandemia, i contraccolpi sul mercato azionario di crisi energetica e conflitto tra Russia e Ucraina hanno fatto il resto. Nonostante il crollo dei rendimenti, si è comunque registrato un aumento degli iscritti. Una panoramica sul tema.
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Fondo pensione: 2022 “nero”, sui 10 anni meglio il Tfr
Fondo pensione: l’anno appena passato si è rivelato terribile per il settore della previdenza integrativa. Onda lunga della pandemia di Covid, contraccolpi sui mercati finanziari della crisi energetica e del conflitto in Ucraina hanno fatto crollare i rendimenti: considerando alcuni prodotti nel termine decennale si riscontra addirittura una maggiore convenienza del Tfr (che ha tenuto rispetto alle fibrillazioni delle borse con un +2,4% annuo).
Questi i risultati dell’ultimo monitoraggio Cosvip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione: nel report si precisa come lo scorso anno i fondi negoziali abbiano fatto segnare un -9,8%, quelli “aperti” sono andati ancora peggio (-10,7%), più o meno sulla stessa linea i Piani Individuali pensionistici (soprattutto quelli di Ramo III che hanno accusato una flessione dell’11,5%; quelli di ramo 1 gli unici a mettere un segno positivo a referto, 1,1%). Insomma, nel decennio che va da inizio 2013 a fine 2022, il rendimento medio annuo dei fondi pensione – al netto di costi di gestione e fiscalità – si è attestato al 2,2%.
Conviene ancora sottoscriverne uno?
Conviene ancora sottoscrivere un Fondo pensione? Sembra di sì guardando il tasso di adesioni che tra il 2021 e il 2022 è aumentato del 5,8%, 564mila unità in più, 10,3 milioni di posizioni nel complesso, per un totale di 9,2 milioni di iscritti (5,4% in più tra il 2021 e il 2022). D’altra parte, pur considerando la “rivincita” del Tfr – in questo momento più conveniente a 5 anni – i fondi pensione restano più convenienti nel lungo periodo. Questo comporta una maggiore convenienza per i più giovani che hanno più tempo per recuperare i ribassi, mentre la previdenza integrativa potrebbe perdere la sua attrattiva per gli over 60 ormai vicini alla pensione.
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