Nuova Spid: come cambierà l’identità digitale? Le ipotesi in campo
Nuova Spid in arrivo? Già da un paio di mesi il Governo Meloni lavora per un cambio di passo sul tema identità digitale. Al momento nessun addio allo strumento, tuttavia, sembra essere cominciato il percorso che porterà progressivamente al suo spegnimento. Sarà la Carta d’Identità elettronica (Cie) a sostituirla per l’accesso ai servizi della Pubblica Amministrazione?
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Nuova Spid: verso il progressivo abbandono dello strumento
Nuova Spid in arrivo? Il destino dell’identità digitale sembra segnato da fine dicembre 2022, quando il sottosegretario con delega all’Innovazione Alessio Butti di Fratelli D’Italia ha preannunciato la volontà del Governo Meloni di razionalizzare lo strumento. Tradotto, non un addio, almeno non nel breve periodo, ma un suo progressivo abbandono in favore di un altro, la Carta d’Identità Elettronica. La Cie alla fine di un lungo percorso sostituirà la Spid per l’accesso a tutti i servizi online della Pubblica Amministrazione.
La Spid è nata nel 2013 ma ha fatto il suo debutto ufficiale solo 3 anni dopo. Già nel febbraio 2020 Butti ha presentato un ordine del giorno al Decreto Milleproroghe dell’epoca che voleva sensibilizzare l’esecutivo (in quel momento Conte a Palazzo Chigi) sulla creazione di uno strumento “di Stato”, cioè con unico identity provider, il Viminale, ed erogato esclusivamente da Poste. Dopo alcuni passi verso una convergenza Spid-CIe da parte del ministro dell’Innovazione Paola Pisano, il nuovo investimento sulla Spid – sulla base anche di quanto previsto dal Pnrr – durante la stagione Draghi-Colao.
Come cambierà l’identità digitale?
Nuova Spid: ora che Fratelli D’Italia occupa il ruolo di azionista di maggioranza del Governo, la battaglia sull’identità digitale “nazionale” è tornata in auge. D’altra parte, è stato lo stesso Butti in questi giorni a convocare gli identity provider (TeamSystem, Tim, Register, Sielte, Namirial, Lepida, Intesa, InfoCert, Aruba, Etna ma anche Poste) per il rinnovo delle concessioni che scadono il 23 aprile prossimo. Sul tavolo in primo luogo il problema delle coperture: i gestori ritengono i finanziamenti di Stato inadeguati per il mantenimento dei quasi 35 milioni di Spid.
La trattativa dovrebbe comunque approdare a un rinnovo: anche perché la Cie, di fatto, presenta alcune criticità (la necessità di inserire 2 codici, di avere a disposizione un lettore Nfc, inoltre costa quasi 17 euro) che renderebbero a dir poco complicata la migrazione dei dati dal sistema Spid e ancora macchinoso l’utilizzo come strumento unico per l’accesso ai servizi digitali della PA.
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