Reddito di cittadinanza: arriva una bozza di riforma. Cosa cambierà?
Circola sulla stampa nazionale quella che sembra essere una bozza di riforma del Reddito di Cittadinanza. Ancora lungo il percorso del testo redatto dal Ministero del Lavoro prima di arrivare al Mef, per le valutazioni economiche e, infine, al Consiglio dei Ministri. Una panoramica della situazione.
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Il Reddito di cittadinanza si trasforma in MIA
Dopo settimane di annunci da parte del Governo Meloni, sembra essere stato messo nero su bianco dal Ministero del Lavoro il testo che andrà a riformare il Reddito di Cittadinanza. Infatti, sulla stampa nazionale circola un testo composto da 12 articoli che a quanto pare dovrebbe rappresentare la bozza del disegno di legge che approderà in CdM. In breve, il sussidio cambierà nome – si trasformerà in MIA, acronimo che sta per “Misura di Inclusione Attiva” – e i beneficiari saranno divisi in due categorie, le famiglie con all’interno over 60, minori o disabili (quindi formate da almeno una persona che si può definire “non occupabile”) e i nuclei in cui non sono presenti appartenenti a tali categorie (maggiorenni fino a 60 anni che possono lavorare).
Come cambiano requisiti e importo?
La trasformazione del Reddito di Cittadinanza in MIA determinerà anche un cambio netto dei requisiti da soddisfare per ricevere l’assegno. Per riceverlo, a partire da settembre (e non più dal 2024 come l’esecutivo annunciava qualche tempo fa), si dovrà avere un Isee non superiore a 7.200 euro. L’importo base per un nucleo richiedente con “occupabili” al suo interno dovrebbe abbassarsi fino a 375 euro, mentre per i non occupabili l’assegno dovrebbe attestarsi a 500 euro. Previsto anche un contributo per l’affitto (che non è stato ancora quantificato esattamente).
Destinata a cambiare anche la durata del sussidio: sarà erogato agli occupabili per 12 mesi con possibilità di rinnovo per ulteriori 6 (alla fine di questo periodo non si potrà rinnovare prima di 18 mesi); per i non occupabili il sussidio durerà 18 mesi: si potrà rinnovare dopo un mese dalla scadenza di questo periodo. Scende il requisito relativo alla residenza in Italia da 10 a 5 anni (di cui 2 in modo continuativo). Infine, la bozza prevede anche incentivi per i datori di lavoro che assumono i percettori di MIA: sostanzialmente si tratta di un esonero dal versamento di contributi previdenziali (totale in caso di contratto indeterminato, parziale per contratti stagionali o precari) per massimo 2 anni e fino a 8mila euro. Il datore sarà tenuto a restituire l’importo dell’incentivo in caso di licenziamento del percettore entro 3 anni.
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