Il 28 maggio c’è l’antipasto delle elezioni generali in Spagna
Il 28 maggio c’è l’antipasto delle elezioni generali in Spagna
Il 28 maggio la Spagna intera sarà chiamata alle urne. È il primo dei due appuntamenti elettorali dell’anno, con questo tardo-primaverile che fa da antipasto alle elezioni generali che si terranno, presumibilmente, in pieno autunno. La data limite per votare è fissata infatti per il 10 dicembre 2023 ed è probabile che si scelga una data a ridosso della “scadenza” per preparare al meglio la campagna elettorale. Questo fine maggio gli elettori saranno chiamati al voto per il rinnovo di tutti i consigli comunali del Paese (una vera e propria “festa” delle elezioni municipali) e si rinnovano quasi tutti i parlamenti regionali (Asambleas de las Comunidades Autónomas).
I Comuni di Madrid e Barcellona chiamati al voto. Mancano poche Regioni all’appello
Le Comunità Autonome (l’equivalente delle nostre Regioni) che andranno al voto saranno l’Aragona, l’Asturia, le Baleari, le Canarie, Cantabria, Castilla-La Mancha, la Comunidad Valenciana, l’Extremadura, Murcia, Navarra, La Rioja e la più importante di tutte: la Comunidad Autónoma de Madrid. Le uniche Comunità Autonome che non andranno al voto – che hanno un peso specifico molto importante all’interno del Paese – sono i Paesi Baschi, la Galizia, l’Andalusia e la Catalogna.
Una (lunga) campagna elettorale già cominciata. Nonostante la campagna elettorale per elezioni locali e regionali sia iniziata ufficialmente pochi giorni fa, precisamente il 12 maggio, si è già entrati nel vivo della competizione grazie alla mozione di censura (equivalente alla nostra mozione di sfiducia) proposta dall’estrema destra di Vox contro il governo socialista di Pedro Sánchez. Una mozione che ha ampiamente fallito (52 voti a favore e 201 contrari, con l’astensione di tutto il gruppo dei popolari) ma che ha permesso alla formazione ultranazionalista di tornare alle luci della ribalta, pur senza presentare una visione chiara di Paese. Allo stesso modo, i socialisti hanno approfittato della due giorni di dibattito nazionale per fare un lungo discorso alla Nazione su tutti i successi ottenuti dal 2019 in poi.
Dal bipartitismo al bipolarismo e… ritorno?
Si riaffermano i partiti storici. Il panorama attuale vede un potenziale rafforzamento del bipolarismo, con i partiti storici – Partido Socialista Obrero Español (PSOE) e Partido Popular (PP) – che recuperano terreno sulle forze alternative di sinistra e di destra. Secondo la maggior parte degli istituti demoscopici, il PP è il primo partito del Paese con circa il 31-32% di preferenze, mentre il PSOE si fermerebbe poco al di sotto, in una forbice compresa tra il 28-30%. Ben distanziati Unidas Podemos (UP) e Vox (entrambi al 10-12%) che rappresentano, in questo momento, gli attori non protagonisti fondamentali per ottenere la maggioranza assoluta e formare un Governo di coalizione.
Le elezioni municipali e autonomiche indirizzano e preannunciano i risultati delle elezioni generali
L’importanza delle Municipali e delle Regionali è ben nota, in quanto riassumono perfettamente il quadro che si presenterà alle elezioni generali. In alcuni casi, inoltre, sono servite per tirare la volata dell’uno o dell’altro partito. Nel maggio del 1995 il Partido Popular di José María Aznar riuscì a vincere nella maggior parte dei municipi e Regioni in mano ai socialisti, guidati all’epoca da Felipe González. Un risultato che, al tempo, era tutt’altro che atteso. González, ricordato per essere il primo ministro più longevo della storia Repubblicana (in carica per 14 anni, dal 1982 fino al 1996) e che portò la Spagna nella Comunità Europea, accusò il colpo e pochi mesi dopo fu sconfitto in quelle che sono state le elezioni generali più in bilico della storia democratica spagnola (38,79% del PP, 37,63% del PSOE). Allo stesso modo, nel 2011 un altro leader dei popolari, Mariano Rajoy, riuscì a sfruttare l’onda lunga – di colore blu – delle amministrative e regionali per compiere il sorpasso definitivo ai danni dei socialisti. Il risultato dei popolari fu straordinario, riuscendo ad ottenere il 44,6% contro il 28,7% del PSOE. Quello che si evince è che le percentuali delle elezioni municipali e regionali tendono a riprodursi, dando anche una indicazione di voto per le generali.
Bandwagon e underdog: quale comportamento peserà di più per le prossime elezioni in Spagna?
Da fine maggio, quindi, si vedrà chi potrà beneficiarsi degli effetti comportamentali conosciuti come bandwagon (chi sale sul carro del vincitore) e underdog (chi sceglie il partito di poco al di sotto del vincitore atteso).
Si prevedono delle variazioni nelle intenzioni di voto legate a questi due effetti e possono sia attivare che disattivare alcuni segmenti elettorali. Questo lo si nota, di solito, nei sondaggi successivi alle elezioni, in cui vengono risolti sia il voto occulto (quello non dichiarato o rilevato nei sondaggi) che buona parte dell’elettorato indeciso. Sono attesi degli effetti anche sulla narrazione dei partiti e sull’operato politico negli ultimi mesi di Legislatura. Sarà il momento per capire – attraverso dati concreti, quelli estratti dalle urne elettorali – quali sono i punti di forza e i punti deboli di ciascun partito.
Tutte le sfide chiave per il “28M”
Le sfide principali, nelle città dell’Andalusia, a Valencia e Barcellona. Le partite più importanti si giocano nel sud della Spagna e a Barcellona. Se il Partido Popular dovesse recuperare le amministrazioni di Málaga (PSOE) e Valencia (Compromís, marca locale di Unidas Podemos), la strada per tornare al palazzo del governo della Moncloa sarebbe praticamente spianata. Rimane il “ballottaggio” nella Comunitat Valenciana – governata dal PSOE -, dove i socialisti hanno un leggerissimo vantaggio (meno di un punto percentuale, secondo gli ultimi sondaggi) sui popolari. Per Barcellona, la seconda città della Spagna e motore pulsante dell’economia catalana, la contesa sarà tra il fronte progressista con lievi note indipendentiste (Esquerra Republicana, Partito Socialista e Barcelona en Comù/En Comú Podem dell’attuale alcaldesa Ada Colau) e dalla destra conservatrice del Partido Popular. Per ora si va verso una riconferma delle forze progressiste, che dovrebbero mantenere un vantaggio minimo – in termini di seggi – sul fronte conservatore, per via dei pessimi risultati previsti per l’ultradestra di Vox e i liberali di Ciudadanos. Tuttavia, i giochi non sarebbero chiusi proprio per la difficile coesistenza tra i partiti centralisti e quelli indipendentisti. La sfida su Madrid, invece, sembra già praticamente chiusa, con Isabel Díaz Ayuso e José Luís Martínez Almeida che dovrebbero essere riconfermati, rispettivamente, sindaco della capitale e presidente della Comunità Autonoma. Pesano particolarmente la tradizione conservatrice del territorio e la frammentazione della sinistra (divisa tra Más Madrid, Unidas Podemos e il PSOE).
Elezioni Spagna 28M: resistenza per la sinistra e attacco per la destra
Le elezioni di maggio saranno di pura resistenza per i progressisti (sia del PSOE che di Unidas Podemos) che avranno tutto da perdere e nulla da guadagnare. Certo è che se si riuscisse a mantenere inalterato il cromatismo della mappa politica del Paese, si tratterebbe già di una grande una vittoria, galvanizzando l’elettorato di sinistra e creando più di una spaccatura nel fronte conservatore.