Pensioni 2024: nuova stretta sulle rivalutazioni? Cosa si sa
Pensioni 2024: nuova stretta sulle rivalutazioni? Cosa si sa
Pensioni 2024: Governo Meloni alla ricerca di risorse per finanziare la Legge di Bilancio. Non è escluso che una parte del tesoretto necessario per la manovra venga recuperato da un ulteriore taglio delle percentuali di rivalutazione. Una panoramica di quello che si sa al momento.
Pensioni 2024: nuova stretta sulle rivalutazioni per finanziare la Legge di Bilancio
Pensioni 2024: il Governo Meloni alla ricerca di risorse per finanziare la Legge di Bilancio per il prossimo anno. Secondo indiscrezioni riportate dalla stampa nazionale, uno dei versanti su cui potrebbe agire il taglio della rivalutazione dei trattamenti pensionistici. Non stupisce che si punti a ridurre la spesa pubblica per accumulare il tesoretto necessario a sostenere le misure contenute in manovra.
Da considerare poi che dall’operazione si vorrebbero reperire, in particolare, risorse fondamentali per la proroga di Quota 103 o, addirittura, per il lancio di un Quota 41 con calcolo esclusivamente contributivo. D’altra parte, una soluzione di questo tipo rappresenterebbe un “taglio su un taglio” dato che solo pochi assegni, quelli di importo molto basso, godono al momento di una rivalutazione al 100% dell’inflazione, ovvero di un adeguamento completo all’aumento del costo della vita.
Un taglio su un taglio
Pensioni 2024: il taglio delle rivalutazioni, in linea di massima, si può un’importante fonte di approvvigionamento di risorse. Il risparmio per le casse dello Stato è di 10 miliardi se si guarda al triennio 2023-2025, di 37 miliardi se si guarda al decennio 2023-2032. Tuttavia, si parte già da un taglio, dunque, potrebbe essere difficile trovare il margine per tagliare ancora. Infatti, la legge che regola la rivalutazione delle pensioni (n.448/1998) dispone che il 100% della rivalutazione operi solo sulle pensioni inferiori a 4 volte il trattamento minimo. Per gli assegni tra 4 e 5 volte la rivalutazione è del 90% sulla parte eccedente, oltre 5 volte l’importo della pensione minima è del 75% sulla parte eccedente. Nel 2022 questo meccanismo è stato messo tra parentesi.
Il Governo Meloni proprio come i Governi precedenti ha fissato la rivalutazione al 100% solo per gli assegni di importo inferiore a 4 volte il trattamento minimo Inps. In base al meccanismo attualmente in vigore, via via che l’importo sale rispetto a questa soglia si abbassa la percentuale di rivalutazione: 85% tra 4 e 5 volte la pensione minima, 53% tra 5 e 6 volte, 47% tra 6 e 8 volte, 37% tra 8 e 10 volte, 32% oltre 10 volte. Da precisare poi che la percentuale si applica sull’assegno complessivo in questo caso e non solo sulla parte eccedente la pensione minima (come previsto dalla legge del ’98). Insomma, percentuali che potrebbero essere giusto limate, magari per recuperare 1-2 miliardi, ma non più di tanto anche perché un intervento del genere potrebbe far scattare la Corte Costituzionale.
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