Perché i liquidi scomposti sono considerabili come fuori legge?
Scompiglio nel settore dei liquidi per sigaretta elettronica: gli aromi scomposti non sono in linea con la normativa europea
I liquidi scomposti costituiscono una strategia attraverso la quale si elude la tassazione che si applica sui liquidi pronti: questa è l’accusa mossa verso il formato più venduto e amato dai consumatori. Si sarebbe, dunque, in presenza di un vero e proprio caso di elusione, una strategia che ha lo scopo di arrivare a un vantaggio fiscale in modo illegale. Anche se tale condanna non è ancora ufficiale, in molti si sono già mossi ed hanno optato per il nuovo formato: gli aromi shot. Si tratta più o meno dello stesso prodotto, ovvero un aroma concentrato in glicole propilenico (PG) non utilizzabile tal quale e, dunque, non un liquido da svapo pronto all’uso, collocato però in questo caso dentro un flacone pieno, senza uno spazio supplementare per la miscelazione. Una nuova alternativa, insomma, per un prodotto che mantiene le medesime caratteristiche ma che necessita di un secondo flacone di maggior capienza per la preparazione del liquido.
Il provvedimento della Guardia di Finanza
Lo scorso 22 maggio, ben 400 litri di liquidi scomposti sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza: a essere colpito da questo provvedimento è stato uno dei siti di maggior prestigio del comparto dello svapo, come monito di avvertimento anche per tutti gli altri. Per certi versi si è trattato di un vero e proprio fulmine a ciel sereno, che ha determinato uno scossone che ha coinvolto e sconvolto tutto il settore. Nel giro di breve tempo ha iniziato a serpeggiare un evidente sentimento di preoccupazione tra tutti i rivenditori del comparto, in modo particolare per colpa della situazione di incertezza normativa. Non sono mancate le perplessità a proposito della liceità di una manovra di questo tipo. Va comunque precisato che già poche settimane prima era risuonato un campanello di allarme, con la comunicazione ufficiale giunta dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che aveva proibito ai negozianti di far assaggiare gli scomposti e di miscelare direttamente in negozio i liquidi. La sensazione, secondo diversi addetti ai lavori, è che il clima possa diventare sempre meno favorevole per i negozianti e per i produttori di tutto il comparto.
Le prospettive per il futuro
Viene spontaneo domandarsi, a questo punto, che cosa ci si possa attendere per l’avvenire dei liquidi scomposti: un quesito che sta riguardando i negozianti e i rivenditori da tempo. È chiaro, infatti, che una buona fetta dei ricavi fino a questo momento proveniva proprio dalla vendita dei liquidi di questo tipo. Per ora, in ogni caso, non si può ancora dare una risposta certa a tale interrogativo, soprattutto perché sembra non vi sia comunanza di intenti fra la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Dogane e Monopoli. Quest’ultima, infatti, ha definito la vendita di liquidi scomposti legittima, dal momento che non sono prodotti finiti. Diverso è il parere della Guardia di Finanza, secondo la quale – come si è accennato – gli scomposti non sono altro che un modo per non pagare le tasse che si applicano sui liquidi pronti. Nell’ipotesi in cui il sequestro compiuto dalla Guardia di Finanza fosse confermato anche da un intervento normativo, questo porterebbe alla definitiva sparizione del formato scomposto, i cui prodotti non potrebbero più essere messi in vendita. E chi dovesse essere sorpreso a sgarrare andrebbe incontro a sanzioni decisamente pesanti.
La soluzione alternativa
C’è, tuttavia, una soluzione alternativa: il nuovo formato shot con flacone pieno. Visto che i produttori non avranno probabilmente più la possibilità di distribuire i liquidi nel formato 20 + 40, 10 + 10 e così via, molti hanno già optato per un flacone riempito del tutto, in modo che non restino all’interno spazi vuoti. In pratica, il tradizionale scomposto da 20 ml confezionato in un flacone da 60 ml viene ora messo in vendita in un flacone da 20 ml o al massimo da 30 ml. Sia chiaro, però: per il momento non si possono avere certezze di alcun genere, anche perché non ci sono basi legislative su cui poggiare tali convinzioni. Non si può far altro che attendere le evoluzioni successive. Per ora tanti rivenditori navigano nella preoccupazione per il semplice motivo che non sanno che cosa fare, incerti se togliere oppure no i liquidi dagli scaffali. Ci fosse un chiarimento normativo, tutto sarebbe più semplice: si attende un intervento decisivo da parte dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
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