Spagna, il governo di destra non s’ha da fare. L’analisi e gli scenari. Ora tocca, di nuovo, a Pedro Sánchez
Com’era preventivabile, Alberto Núñez Feijóo non sarà il prossimo Presidente del governo spagnolo. Il leader dei popolari ha vinto le elezioni, riportando il PP in prima posizione, ma non è riuscito a trovare la maggioranza parlamentare. Un esito che sembrava scontato fin dai primissimi giorni dopo le elezioni del 23 luglio, in una “prima volta” per gli spagnoli che si sono recati alle urne sotto un sole infernale.
Focus Spagna. O Vox o gli altri: il rebus irrisolvibile di Feijóo
Le due sessioni di investitura di Feijóo hanno confermato le attese della vigilia, con il supporto (critico) di Vox che ha portato alla “negativa” dei partiti regionalisti. Non solo i catalani di Junts x Cat (indipendentisti e di matrice economica liberista) e Esquerra Republicana (sinistra anti-monarchica, indipendentista e nemico giurato di Vox). Anche i baschi del PNV (Partido Nacionalista Vasco), nonostante in passato abbiano stretto più di un accordo con i popolari, si sono immediatamente tirati indietro a causa dell’appoggio di Vox. La formazione ultra-sovranista guidata da Santiago Abascal e alleata di Giorgia Meloni si è rivelata così decisiva – in negativo – per i popolari. Feijóo si è trovato in quello che in spagnolo si definirebbe un callejón sin salida (una strada senza via d’uscita). Un aut-aut che, matematicamente, rendeva impossibile arrivare a quel numero magico di deputati favorevoli e disposti a far partire il nuovo governo. Ne servivano 176, ne sono stati trovati 172. A nulla sono valsi i richiami alla responsabilità da parte del presidente dei popolari, Núñez Feijóo.
La palla passa all’highlander Sánchez
Proprio il vincitore delle ultime elezioni a cui era stato conferito l’incarico di cercare una maggioranza parlamentare, si è detto comunque soddisfatto, a modo suo, per non aver superato certi limiti invalicabili. “Accettare condizioni che superano il quadro dello Stato di diritto non può essere fatto da nessun candidato alla presidenza del governo” ha affermato Feijóo dopo il secondo tentativo – fallito – di formare governo. Il richiamo è al compromesso che dovrà trovare ora Pedro Sánchez con le forze nazionaliste, in particolare quelle catalane.
Tra unità (e integrità) nazionale e Stato plurinazionale
E Junts x Cat ha già messo sul piatto la richiesta numero uno: l’amnistia per tutti i condannati politici legati al referendum per l’indipendenza indetto (illegalmente) per l’1 ottobre 2017. Un evento che portò la Spagna al massimo livello di tensione interna dai tempi di ETA e che produsse l’arresto di vari leader del partito e l’esilio del numero uno di Junts, Carles Puidgemont. E se questa “pace politica” sembra facilmente ottenibile, ben diverso è il discorso riguardante un nuovo, possibile referendum, stavolta concordato con la Moncloa (sede del governo centrale). Sia Esquerra Republicana che Junts x Cat hanno accordato, nel Parlament Catalano, di appoggiare la sessione di investitura solo in caso di sviluppi concreti e tangibili per quanto riguarda l’avvicinamento a un nuovo referendum per l’indipendenza. E in caso di forcing da parte dei catalani, sarà difficile, per Pedro Sánchez, scendere a patti.
Tuttavia, una eventuale ripetizione elettorale potrebbe favorire la destra, che è stata vicinissima a governare, e una vittoria chiara di PP e Vox annullerebbe ogni tipo di capacità negoziale con lo stato centrale da parte dei partiti indipendentisti. Per questo, Nonostante le dichiarazioni di facciata, sembra comunque molto probabile che verrà trovato un accordo che possa andar bene sia agli elettori socialisti che agli indipendentisti catalani, basato prevalentemente su un rafforzamento delle competenze delle Comunità Autonome e sula dichiarazione di intenti di trovare la quadra per il referendum durante tutto l’arco della Legislatura.
Due temi cardine: salari più alti e case meno care
Oltre alla questione legata all’unità nazionale e alla possibile riforma dell’assetto statale, i due temi chiave di carattere nazionale e generale che dovrebbero essere portati avanti da Pedro Sánchez riguardano il livello dei salari e il diritto ed accesso alla casa. La prima proposta di Sánchez riguardo il salario minimo è di portarlo al 60% del salario medio nazionale, cambiando così da un valore assoluto a uno relativo. Dall’altro lato, Sumar (piattaforma che include anche Podemos e Izquierda Unida, le principali forze politiche a sinistra del PSOE) chiede un incremento del salario minimo a 1.500 euro. L’aumento del salario minimo è stato uno dei punti chiave anche del precedente governo di coalizione, che nell’ultima Legislatura ha innalzato l’SMI da circa 750 euro a 1.080 euro.
L’altro tema centrale riguarda la difficoltà d’accesso alla casa. In “In questa legislatura faremo della casa la grande causa nazionale, faremo della casa un diritto costituzionale, non un problema come lo è per molte persone nel nostro paese, ovunque vivano”. Un problema che ricorda molto da vicino il caso italiano, con la gentrificazione e turistificazione che ha portato alla conversione di varie abitazioni e alla riduzione dell’offerta per affitti di medio e lungo periodo. Una delle differenze principali riguarda il fenomeno dell’occupazione (okupa), legato al lungo iter burocratico e legale per cacciare via, in maniera coatta, degli inquilini abusivi o morosi.
Verso una riedizione dell’ultima Legislatura
Tirando le somme, Pedro Sánchez dovrebbe occupare nuovamente l’ufficio principale del palazzo della Moncloa. Lo farà per la terza volta, eguagliando il record di un suo predecessore Felipe González, autentico mattatore della politica spagnola negli anni ’80 e ’90 e che portò la Spagna all’interno della NATO. Anche per questa legislatura, le formazioni nazionali di sinistra, Podemos e Izquierda Unida (unite sotto la sigla,più vasta, della piattaforma politica “Sumar”) dovrebbero avere una propria rappresentanza all’interno dell’esecutivo.
Sánchez riceverà formalmente l’incarico di trovare una maggioranza nel giro di pochi giorni. Da domani, lunedì 2 ottobre, comincia la nuova ronda di consultazioni nel Palacio della Zarzuela, casa del Re Felipe VI. La seconda parte della partita post-elettorale è appena cominciata.