(Adnkronos) – Approvata alla Camera la risoluzione di maggioranza sull'intesa Italia-Albania sui migranti con 189 sì e 126 no. Il protocollo d'intesa, "stabilisce che nei due centri non potranno trovarsi complessivamente più di 3mila migranti nello stesso momento. E che i migranti potranno arrivare nel porto albanese solo con navi delle autorità italiane, intervenute in operazioni di soccorso. Quindi non si potranno trainare i barconi degli scafisti, né indirizzare verso l'Albania imbarcazioni gestite da organizzazioni non governative". A sottolinearlo è il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nelle comunicazioni del governo alla Camera. Un protocollo che "non viola il diritto dell’Unione", ribadisce il ministro citando la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson e replicando a "chi, nell’opposizione, ha paventato una violazione del diritto internazionale ed europeo, a chi ha descritto il progetto come una Guantanamo all’italiana e a chi ha parlato di deportazione o evocato il precedente dell’accordo tra Regno Unito e Ruanda". "Di fronte a questi foschi scenari basterebbe menzionare la semplice constatazione della Commissaria europea Johansson, importante esponente della socialdemocrazia svedese", ha sottolineato il titolare della Farnesina, riprendendo le sue parole: "'Il diritto Ue non è applicabile fuori dal territorio dell’Unione Europea, ma sappiamo che il diritto italiano segue il diritto Ue e che, secondo l’accordo, si applicherà in Albania il diritto italiano'". Tajani ha poi ripreso anche le parole pronunciate dal cancelliere tedesco Olaf Scholz al congresso del Pse a Malaga nei giorni scorsi: "'L’Albania sarà presto membro dell'Ue e stiamo quindi parlando di come risolvere insieme sfide e problemi nella famiglia europea. La migrazione irregolare deve essere ridotta, e ci sarà una stretta collaborazione con i Paesi al di fuori dell'Unione, come avviene ora, ad esempio con la Turchia, e potrebbero essercene altre'". Secondo quanto ha spiegato il ministro, i due centri per migranti che l'Albania concederà "gratuitamente" all'Italia "funzioneranno secondo la normativa italiana, europea e internazionale in materia": un punto di arrivo al porto di Shengjin, nella costa settentrionale del Paese, e una base militare a Gjader, a circa 30 chilometri dal porto. "Nel porto vi sarà una struttura dedicata alle attività di soccorso, di prima assistenza e di rilevamento segnaletico e di impronte digitali. Nella seconda struttura, situata nella località all'interno, sarà svolto l'esame della domanda di protezione internazionale e, per chi non ne avrà i requisiti, saranno effettuate le procedure per il rimpatrio", ha spiegato Tajani, precisando che "le procedure saranno quelle italiane e saranno svolte esclusivamente dalle autorità italiane, amministrative e giudiziarie". In Albania, ha aggiunto, potranno essere condotti "solo i migranti che possono essere trattenuti nelle strutture che li accolgono" ossia i richiedenti asilo soggetti a procedura accelerata di frontiera e le persone in attesa di rimpatrio, dopo l'accertamento dell'assenza dei requisiti per il soggiorno in Italia. Nelle strutture in Albania "non potranno in nessun caso essere accolti soggetti vulnerabili, quali, ad esempio, minori e donne in gravidanza", ha spiegato ancora. "In Albania potranno essere condotti solo i migranti che possono essere trattenuti nelle strutture che li accolgono. Secondo le norme italiane ed europee oggi vigenti, si tratta di due categorie di migranti – ha spiegato il titolare della Farnesina – La prima è quella dei richiedenti asilo soggetti a procedura accelerata di frontiera, quindi persone non vulnerabili provenienti da Paesi sicuri o migranti che abbiano già presentato domanda di asilo, ottenendo un diniego. La seconda categoria è quella delle persone in attesa di rimpatrio, dopo l’accertamento dell’assenza dei requisiti per il soggiorno in Italia". "Il protocollo – continua Tajani – è un tassello significativo nella strategia complessiva" contro i flussi migratori irregolari. "Un diverso approccio nella gestione dei flussi migratori e una lotta tenace al traffico di esseri umani sono – per il nostro governo – assolute priorità. Per questo, abbiamo riportato le migrazioni al centro del dibattito europeo", ha proseguito Tajani, che ha indicato tra gli "ingredienti principali del nuovo approccio che stiamo cercando di affermare in Europa" prevenire le partenze irregolari, rafforzare le frontiere esterne, combattere gli scafisti, migliorare il sistema dei rimpatri, ampliare i canali di migrazione legale ed accogliere chi ha diritto alla protezione internazionale. Il protocollo tra Italia e Albania firmato il 6 novembre scorso da Giorgia Meloni e Edi Rama "non è paragonabile all’accordo tra Regno Unito e Ruanda", ha poi tenuto a riaffermare il ministro degli Esteri Antonio Tajani: "Non c’è – tengo a ribadirlo – esternalizzazione a un Paese terzo della gestione delle domande di asilo. E non si deroga ai diritti internazionalmente garantiti, che sono anzi più volte espressamente riaffermati nel Protocollo". "Presto l’Albania entrerà a far parte dell’Unione europea ed è parte del Consiglio d’Europa – ha chiarito -. Le deroghe sarebbero state impossibili". "L’accordo firmato il 6 novembre è una componente importante di una strategia complessiva. E un possibile modello, non solo per l’Italia, per collaborazioni future con Paesi amici", ha detto ancora, sottolineando che "il Protocollo con l’Albania non pretende di essere una panacea, ma uno strumento aggiuntivo per gestire i massicci arrivi di migranti". "Il dibattito di oggi e il voto che lo concluderà dimostrano, se ce ne fosse bisogno, che il nostro governo non si è mai sottratto – specie su questioni di tale rilevanza – al dialogo e al vaglio del Parlamento. Consideriamo quindi il voto delle risoluzioni di oggi solo un primo – ma significativo – passo in questa direzione. E un'indicazione preziosa", ha aggiunto. Tajani ha auspicato che l'approvazione del ddl possa avvenire "in tempi compatibili con l'urgenza di affrontare, anche con strumenti innovativi, la gestione dei crescenti flussi migratori". Il titolare della Farnesina, parlando poi della questione del passaggio parlamentare, ha affermato che è "innanzi tutto un accordo attuativo del trattato di amicizia del 1995, il cui articolo 19 prevede la collaborazione bilaterale in materia migratoria tra" Italia e Albania. Tajani ha quindi ricordato come invece il Protocollo in materia migratoria con la Libia firmato dal Governo Gentiloni nel 2017 entrò in vigore alla firma, quindi senza alcun passaggio parlamentare, considerandolo attuativo dell'articolo 19 del trattato di amicizia italo-libico del 2008, "benché per eseguirlo siano stati necessari vari provvedimenti e significativi stanziamenti". "Nessuno di noi è stato preso in giro o scavalcato", ha poi replicato alla Camera alle contestazioni secondo cui Palazzo Chigi avrebbe tenuto all'oscuro dell'accordo con l'Albania Farnesina e Viminale. "Tutte le amministrazioni competenti hanno partecipato all'elaborazione di questo accordo, che poi può piacere o non piacere – ha sostenuto Tajani, sottolineando di "non essere abituato a rimanere in silenzio quando ci sono accordi sui quali come ministro degli Esteri e come segretario di partito non vengo consultato" – Tutto è accaduto alla luce del sole, la prima riunione dedicata a questa ipotesi si è svolta nel mio ufficio a Palazzo Chigi alla presenza (del ministro dell'Interno Matteo) Piantedosi….Questa è la verità oggettiva". Le opposizioni hanno intanto presentato una risoluzione unitaria sulle comunicazioni del ministro Tajani sul protocollo Italia-Albania. Hanno sottoscritto il testo Pd, Italia Viva, Azione, Alleanza Verdi e Sinistra, Più Europa. Movimento 5 Stelle presenterà invece una sua risoluzione. "Il protocollo firmato tra il Governo italiano e il Governo albanese 'per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria', di cui solo da pochi giorni risulta disponibile un testo ufficiale, pubblicato sul sito del Ministero degli esteri e della cooperazione internazionale, a differenza di quanto avvenuto nell’immediatezza da parte del Governo albanese, prevede aspetti di cruciale rilievo sul piano giuridico e immigratorio", si legge nella risoluzione. "In particolare, tale accordo prevede la creazione, in territorio albanese, di alcune strutture gestite dalle competenti autorità italiane 'secondo la pertinente normativa italiana ed europea', stabilendo altresì che le eventuali controversie tra tali autorità e i migranti accolti nelle strutture in territorio albanese siano sottoposte alla giurisdizione italiana". "Tali considerazioni sollevano gravissimi dubbi riguardo alle affermazioni sin qui rese da autorevoli esponenti del Governo in merito alla circostanza che tale accordo non necessiterebbe di essere ratificato dal Parlamento sulla base di quanto previsto dall’articolo 80 della Costituzione, trattandosi di un Accordo che senza dubbio pone oneri anche consistenti per l’Italia e necessiterà di modifiche legislative per consentirne l’attuazione. Per di più, la mancata ratifica dell’accordo con legge, pregiudicherebbe anche il possibile vaglio di legittimità della Corte costituzionale". "Né – si legge ancora nella risoluzione delle opposizioni – gli atti internazionali citati dal Governo a sostegno della non necessarietà della ratifica parlamentare appaiono sufficienti ad escludere la ratifica parlamentare, trattandosi dell’Accordo di amicizia tra Italia e Albania firmato nel 1995 e ratificato con legge nel 1998, che prevede solo un generico riferimento al tema migratorio in relazione prevalentemente al mercato del lavoro stagionale, e del Protocollo firmato tra i rispettivi Ministri dell’Interno nel 2017 limitato a forme di collaborazione tra ministeri dell'interno su temi specifici e non riconducibili all'esternalizzazione del sistema di accoglienza italiano". "La previsione che i migranti soccorsi dalle autorità militari italiane siano portati in territorio albanese, non essendo finora mai stato previsto che i migranti soccorsi in mare potessero essere trattenuti in strutture poste al di fuori dei confini nazionali ed europei, presenta molti profili che potrebbero pregiudicarne la legittimità e l’efficacia; il protocollo sembra configurare un atto di respingimento, pratica vietata non solo dalle norme internazionali, ma anche da quelle dell’Unione europea e dalla Cedu, mentre la Commissione europea non prevede una possibile un’applicazione extraterritoriale delle regole europee; infine, non può non rilevarsi la circostanza per la quale, a differenza delle annunciate intenzioni del nostro Governo, quello albanese abbia approvato la proposta di legge di ratifica dell’accordo in questione, per sottoporla al vaglio del proprio Parlamento". La risoluzione "impegna il Governo a presentare alle Camere, ai sensi dell’articolo 80 della Costituzione, la proposta di legge di autorizzazione alla ratifica del 'Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei Ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria' e dei relativi allegati, con i relativi adeguamenti del nostro ordinamento riguardo la disciplina in materia di immigrazione e di tutela giurisprudenziale; ad accertare la nullità di tutti i provvedimenti del Governo e dei singoli Ministeri, i quali siano connessi, conseguenti e attuativi del medesimo Protocollo, prima della data di entrata in vigore della legge di ratifica". Una risoluzione che impegna il governo a riferire in Parlamento; a garantire i diritti di tutti i migranti, vittime di persecuzioni e discriminazioni compresi; ad adottare misure concrete di programmazione, gestione e buon governo del fenomeno migratorio per uscire dall’approccio emergenziale e contrastare l’immigrazione irregolare, e superare l'attuale Regolamento di Dublino. E' quella che il M5S, dopo le comunicazioni del ministro degli Esteri, ha deciso di presentare da solo, non insieme alle altre opposizioni, poiché "abbiamo una posizione articolata – si apprende da fonti del movimento – Oltre alla questione Albania, la nostra risoluzione tratteggia in maniera più articolata la questione immigrazione e rilancia i capisaldi della nostra terza via". La lettura del Protocollo, si legge nel testo della risoluzione targata M5S, "lascia oscuri non pochi aspetti della vicenda, in primis la sua base giuridica, la compatibilità con l'ordinamento giuridico nazionale e comunitario" nonché "alle successive azioni e misure che saranno intraprese, non definite, ma solo genericamente menzionate nel Protocollo". Un atto che "incide sui principi fondamentali del nostro ordinamento e sui diritti soggettivi costituzionalmente riconosciuti ai cittadini italiani e agli stranieri" e "ha suscitato forti perplessità anche in ambito europeo". Quattordici i punti della risoluzione del M5S che, tra le altre cose, impegna il governo "a voler produrre e riferire presso le competenti Commissioni parlamentari in merito agli atti prodromici alla firma del Protocollo in titolo" (punto 2), a garantire "il rispetto dell'ordinamento giuridico nazionale e comunitario, le convenzioni internazionali e pattizie con riguardo ai diritti di tutti i migranti – includendo tra i soggetti vulnerabili i rifugiati Lgbt+ e tutti coloro che per condizioni personali rischiano persecuzioni e discriminazioni nei Paesi di origine" (punto 6). La risoluzione del M5S impegna inoltre il governo ad adottare "misure ed interventi concreti per la programmazione, gestione e buon governo del fenomeno migratorio, cogliendone le opportunità utili e strategiche ai fini di crescita del nostro Paese, al fine di superare l’approccio emergenziale, consentire la riapertura di canali e di un sistema di ingressi legali, contrastare l’immigrazione irregolare nel pieno rispetto del diritto internazionale, rivedere il vigente sistema pubblico di accoglienza onde garantire il diretto coinvolgimento degli enti territoriali, assicurando congrue risorse finanziarie anche ai fini dell’integrazione e dell’inclusione dei migranti" (punto 8). E ancora, nelle more dell'approvazione del nuovo Patto europeo sulla migrazione, la risoluzione impegna a sostenere "il superamento dell'attuale disciplina della gestione dei flussi migratori, basata su uno strumento, il Regolamento di Dublino, penalizzante per i paesi di primo approdo come l'Italia, per arrivare ad una redistribuzione con quote obbligatorie di migranti per tutti gli Stati europei, con sistemi solidaristici automatici e non volontari che, se così non fosse, renderebbe di fatto il nuovo Patto europeo sulla migrazione e l’asilo una non-riforma del sistema vigente". "Una classe politica – si legge nel testo – è tale in forza della sua lungimiranza e della sua capacità di offrire soluzioni alle problematiche e ai nodi del presente al contempo esprimendo una visione di futuro alla collettività". —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)