Riforma Patto di stabilità: cosa potrebbe cambiare? I punti (aggiornamento 24 NOVEMBRE)
Riforma Patto di stabilità: senza un accordo, a gennaio torna l’austerità
Ultime notizie Riforma Patto di stabilità: cosa potrebbe cambiare? I punti (aggiornamento 24 Novembre)
Riforma Patto di stabilità: senza un accordo, a gennaio torna l’austerità Riforma Patto di stabilità: si lavora faticosamente ad un accordo, scadenza di dicembre sempre più vicina. In caso di “fumata nera”, nel 2024 tornerebbero ad essere applicate le regole esistenti, oggi sospese a causa dei contraccolpi economici determinati dalla pandemia prima e dalla guerra in Ucraina dopo. Di cosa si discute attualmente? Una panoramica veloce della situazione.
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Senza accordo a gennaio tornano le “vecchie regole”
Riforma Patto di stabilità: a Bruxelles continua – con non poche difficoltà – il dibattito sulle modifiche al pacchetto di leggi che, in poche parole, definisce i limiti di spesa pubblica, quindi, di debito pubblico che i singoli stati dell’Unione devono rispettare. Attualmente, i vincoli previsti dal Patto di Stabilità sono sospesi: la decisione è stata presa ai tempi dell’epidemia di Covid-19 e confermata dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.
Insomma, una scelta sin dall’inizio “temporanea” dettata da una congiuntura economica internazionale a dir poco negativa, di fatto, senza precedenti. Ora, anche se la situazione generale resta molto difficile, il termine della sospensione è tuttora fissato a gennaio 2024. In pratica, se non si raggiungerà un nuovo accordo sui vincoli di spesa e debito, dall’inizio dell’anno prossimo torneranno in vigore le “vecchie” regole.
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Riforma Patto di stabilità: cosa potrebbe cambiare? I punti
Riforma stabilità: sostanzialmente, senza intesa, il debito non dovrà superare il 60% del Pil mentre il deficit (tradotto: i soldi che lo Stato chiede in prestito ai mercati) non potrà oltrepassare il 3%. Queste sono le cifre principali su cui si sta svolgendo la trattativa: se dovessero tornare operativi tali vincoli si tornerebbe a tempi di “austerità”. D’altra parte, i negoziati si stanno svolgendo anche su altri importanti versanti: quello sull’ampliamento delle tempistiche di riduzione del debito, per esempio. Alcuni paesi, Italia compresa, hanno proposto di allungarle fino ad 11 anni (le regole resterebbero le stesse ma verrebbero applicate in modo più “morbido”).
Altra questione il riassestamento dei conti pubblici: tra le proposte quella di non conteggiare come debito molte delle spese relative all’emergenza sanitaria, alla Difesa, al Pnrr, alla Transizione Ecologica. Nonostante gli scontri sull’asse Francia-Germania (con Berlino, come da tradizione, più “rigorista” e Parigi più attenta a trovare un compromesso in chiave “flessibilità”), ad oggi, trapela un certo ottimismo sull’esito del dibattito: l’approvazione finale delle nuove regole potrebbe arrivare in primavera. A quel punto, il nuovo Patto potrebbe essere applicato già ai bilanci del 2025.
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