La dinamica dell’occupazione femminile in Italia è sempre stata un indicatore significativo della crescita e dello sviluppo socio-economico del paese.
Negli ultimi 10 anni, l’Italia ha visto cambiamenti significativi nel mercato del lavoro, con l’occupazione femminile che ha giocato un ruolo centrale.
Questo articolo, redatto in collaborazione con il Servizio Contabile Italiano, esamina l’andamento dell’occupazione femminile negli ultimi 10 anni, basandosi su dati provenienti da fonti ufficiali come ISTAT e il Ministero del Lavoro.
Le statistiche del decennio: un quadro generale
Secondo i dati di ISTAT, l’occupazione femminile in Italia era del 47% nel 2013. Questa percentuale è cresciuta gradualmente, raggiungendo il 52% nel 2020. Questo incremento ha riflettuto una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e una maggiore consapevolezza dell’importanza di una forza lavoro diversificata.
Tuttavia, nonostante questa crescita, l’Italia rimane al di sotto della media europea (69.3% nell’anno 2022 per donne nella fascia d’età tra 20 e 64 anni) per quanto riguarda l’occupazione femminile, e le differenze regionali sono ancora significative. Al Sud, ad esempio, la percentuale di donne occupate è notevolmente inferiore rispetto al Nord.
Nel secondo trimestre 2023, i dati ISTAT riportano i livelli di occupazione femminile nella Penisola al 52.6%, in netta crescita rispetto ai dati registrati a fine 2022.
Questi i dati anno per anno:
- 2013: 46,6%
- 2014: 47,1%
- 2015: 48,0%
- 2016: 48,5%
- 2017: 49,0%
- 2018: 49,9%
- 2019: 50,6%
- 2020: 51,2%
- 2021: 50.8%
- 2022: 51.3%
Lo scorso 23 Novembre anche la Premier Giorgia Meloni si è espressa sui dati positivi riguardo l’occupazione femminile durante il question time in Senato: “forse il risultato che mi rende più fiera di questo primo anno di governo”.
Fattori chiave dietro la crescita
Ci sono stati diversi fattori che hanno contribuito all’aumento dell’occupazione femminile nel corso degli anni:
- Formazione e Istruzione: La crescente partecipazione delle donne all’istruzione superiore ha contribuito a creare una forza lavoro femminile più qualificata.
- Iniziative governative: Nel corso del decennio, sono state introdotte diverse politiche volte a promuovere l’occupazione femminile, come incentivi per le aziende che assumono donne, programmi di formazione e sostegno per le madri lavoratrici.
- Cambiamenti culturali: La percezione del ruolo delle donne nella società e nel mercato del lavoro è cambiata, favorendo una maggiore inclusione delle donne in vari settori.
Sfide e ostacoli dell’occupazione femminile
Nonostante la crescita positiva, l’occupazione femminile in Italia si trova ad affrontare ancora diverse sfide. La disparità salariale tra uomini e donne persiste, e molte donne trovano difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia a causa della mancanza di strutture adeguate come asili nido o supporto per la cura degli anziani.
Nel 2022, la media europea del gap salariale tra uomini e donne è del 13%, mentre in Italia si attesta al 5%, con un’importante diminuzione nel corso degli ultimi 6 anni:
- 2020: 11.5%
- 2016: 12.7%
In Italia, come in molti paesi del mondo, questo divario esiste in vari settori. Tuttavia, ci sono alcuni ambiti in cui il divario salariale di genere è particolarmente marcato:
- Settore finanziario e bancario: Il mondo della finanza, compresi banche, assicurazioni e servizi finanziari, ha storicamente presentato significative disparità di genere nelle posizioni dirigenziali e nei livelli salariali.
- Tecnologia e IT: Anche se le donne stanno entrando sempre più nel settore tech, esiste ancora un divario salariale significativo, specialmente nelle posizioni di alto livello o nelle specializzazioni tecniche.
- Ingegneria e costruzioni: Questi settori, tradizionalmente dominati dagli uomini, mostrano ancora divari salariali tra i generi, soprattutto in ruoli specializzati o di leadership.
- Sanità: Nonostante l’alta presenza femminile, esiste ancora un divario nelle posizioni più alte, come i ruoli di direzione o specializzazioni mediche avanzate.
- Diritto: Anche nel campo legale, soprattutto nelle grandi società di avvocati o in ruoli di magistratura, si possono osservare differenze salariali tra uomini e donne.
- Settore accademico: Sebbene le donne siano ben rappresentate nel mondo accademico, ci possono essere divari salariali, specialmente nelle posizioni di professore ordinario o di leadership nelle università.
È importante notare che il divario salariale di genere può essere influenzato da vari fattori, tra cui la discriminazione diretta, le interruzioni di carriera dovute alla maternità o alle cure familiari, le differenze nell’istruzione e la formazione, o la segregazione settoriale (dove le donne sono sovrarappresentate in settori meno remunerativi).
Proiezioni per i prossimi 3-5 anni
Guardando al futuro, le prospettive per l’occupazione femminile in Italia sono caute ma ottimistiche. Si prevede che la partecipazione delle donne al mercato del lavoro continuerà a crescere, ma a un ritmo più lento.
L’obiettivo per il prossimo quinquennio dovrebbe essere quello di affrontare le persistenti disparità di genere, investendo in formazione, sostegno alle madri lavoratrici e promuovendo una cultura lavorativa più inclusiva.
In conclusione, l’occupazione femminile in Italia ha fatto passi da gigante negli ultimi 10 anni, ma c’è ancora molto da fare per garantire che le donne abbiano le stesse opportunità degli uomini nel mercato del lavoro.