Italiani pragmatici sulla UE, per il 36% farne parte è una necessità
È tradizione in Italia che quando la durata di un governo supera circa un anno si cominci a parlare della stabilità della maggioranza, della possibilità di un rimpasto se non di una caduta dell’esecutivo. A scatenare le dietrologie sono normalmente le rivalità tra gli alleati o tra le correnti dei partiti, e si ipotizza che qualche componente voglia sostituire quella al momento nella stanza dei bottoni. Oppure si immagina che il Presidente del Consiglio e il suo partito vogliano magari governare da soli.
Del resto il passato è pieno di esempi in questo senso, anche senza andare indietro agli intrighi della Prima Repubblica tra Dc, Psi e alleati laici. Il ribaltone bossiano è rimasto a lungo impresso nella memoria del centrodestra, così come la caduta di Prodi pilotata da Massimo D’Alema. E poi vi furono le fibrillazioni tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, lo “stai sereno” di Renzi a Letta, che precedette la caduta di quest’ultimo. Fino al tentativo di Matteo Salvini di andare a elezioni per sostituire Giuseppe Conte a Palazzo Chigi e alla defenestrazione di quest’ultimo per fare posto a Mario Draghi.
Insomma, più delle elezioni, spesso i premier devono temere gli alleati. Così si discute della possibilità per Giorgia Meloni di terminare la legislatura, cosa che non è mai successa a nessuno finora. Mancano ancora quasi 4 anni, ma si parla molto delle sue rivalità con la Lega, in vista delle europee. La situazione però sembra tranquilla, al punto che la maggioranza degli italiani, il 52%, crede che sì, il primo premier donna riuscirà ad arrivare in sella al 2027. Solo il 24%, secondo questi sondaggi politici di Emg, crede che cadrà prima. Un altro 24%, però si dice decisamente indeciso.
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Sondaggi politici Emg, l’opinione degli italiani sulla Ue
La Camera ha bocciato le modifiche al MES, e si è ripreso anche a discutere di Europa. Gli italiani sono piuttosto disincantanti sul tema. Sono minoranza sia gli entusiasti sia i contrari. La maggioranza relativa, il 36%, definisce l’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea come una necessità.
Non è dato di sapere se si intenda necessità in senso positivo, come di un bene per l’Italia o come di qualcosa di cui non può fare a meno, pena guai peggiori.
Di fatto secondo i sondaggi politici di Emg solo il 20% ritiene invece che fare parte della Ue sia un pericolo, mentre il 19% la definisce una garanzia, e il 15% una opportunità. Gli ultimi due sostantivi sono positivi ed emerge quindi come gli euroscettici siano decisamente minoranza, forse più che in altri momenti delicati per il Paese.
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Se dovessimo avere bisogno del MES o di assistenza finanziaria sarà così anche in futuro?.
Questi sondaggi politici sono stati realizzati tra il 19 e il 20 dicembre su 1.302 soggetti con rilevazione su panel telematico