Nonostante le difficoltà di varare una riforma previdenziale integrale, permane la necessità di modificare l’attuale assetto normativo in tema di pensioni e strumenti assistenzialistici. L’XI Rapporto di Itinerari previdenziali recentemente presentato alla Camera mostra vari dati interessanti e, tra l’altro, sottolinea che il sistema previdenziale italiano potrà essere sostenibile ancora per molti anni, se varrà il rapporto 1,44 lavoratori per ciascun pensionato.
Tuttavia delle modifiche dovranno essere fatte dato che oggi in materia di pensioni vi sono molti canali preferenziali, che costano non poco alle casse dello Stato. Nell’ultimo rapporto sul bilancio del sistema previdenziale – elaborato dal Centro studi e ricerche “Itinerari previdenziali” e presentato alla Camera – i numeri ben rappresentano la situazione: nel 2022 in Italia i costi dell’assistenza hanno toccato quota 157 miliardi e, facendo riferimento alla fiscalità generale, sono aumentati del 126% circa in dieci anni. Quelli della previdenza, nello stesso lasso di tempo, hanno segnato un +17%. E le pensioni, come detto, mostrano troppi canali d’uscita anticipati, che alzano notevolmente la spesa pubblica e rendono sempre più complicato trovare un equilibrio tra entrate ed uscite.
Quali sono allora le soluzioni più adatte alla situazione? Ecco i suggerimenti che arrivano direttamente dal Centro studi e ricerche “Itinerari previdenziali”.
Come riformare le pensioni in Italia? I suggerimenti del Centro studi e ricerche “Itinerari previdenziali”
Il punto di partenza dell’analisi del Centro Studi è rappresentato dal trend demografico italiano, da tempo in marcata contrazione. La popolazione cala di anno in anno e, almeno nel medio termine, non si vedono segnali di inversione di tendenza. Nonostante gli strumenti approntati dal Governo per favorire chi intende avere figli – tra gli altri il bonus asilo nido 2024 – la ‘transizione demografica’ – così la definisce il Centro studi – sembra aver intrapreso una direzione precisa. Al contempo l’aspettativa di vita sale e, dunque, il sistema previdenziale è sempre più gravato dalle spese per le pensioni. Ecco perché il Centro studi suggerisce alcuni punti chiave con cui riformare saggiamente la previdenza:
- la stipula di un patto di non belligeranza tra forze politiche opposte, al fine di disegnare insieme una equa e duratura revisione del sistema previdenziale
- la previsione dell’innalzamento graduale dell’età di pensionamento
- lo snellimento dei vari canali di pensionamento anticipato
- mantenimento dell’anzianità contributiva agli attuali 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 e 10 per le donne
- agevolazioni per il pensionamento riservate a donne madri e precoci
- previsione di una sorta di ‘superbonus’ per coloro che scelgono di lavorare fino a 71 anni
Proprio l’ultimo punto sarà probabilmente destinato a far discutere, ma anch’esso è uno spunto del rapporto di Itinerari previdenziali. Come accennato sopra, il sistema previdenziale dell’Italia è “sostenibile” con 1,44 lavoratori per ogni pensionato, ma occorre fare “scelte oculate” nel prossimo decennio: il rapporto pone una sorta di ‘aut aut’ in fatto di pensioni, e indica la probabile tenuta del sistema previdenziale italiano anche tra 15 anni, ma a condizione che sia posto un limite alle molte eccezioni alla riforma Monti-Fornero e alla evidente commistione tra previdenza e assistenza degli ultimi anni.