Stellantis è sempre più straniera? Il nuovo caso che agita il Governo
Stellantis è sempre meno italiana e sempre più straniera? La questione aperta dello spostamento della produzione auto in Nord Africa.
Da quando è stata fondata, nel gennaio di tre anni fa, Stellantis ha fatto sorgere più di un dubbio sull’effettiva forza della presenza ‘italiana’ nella struttura della società. E le ultime notizie di certo non fanno pensare ad un ruolo preponderante del nostro paese, per quanto riguarda lo sviluppo di nuove auto nello spazio compreso tra i nostri confini.
Vero è il successo finanziario di Exor, la holding di John Elkann, presidente di Stellantis, che ha registrato notevoli profitti in questi anni. Il punto però è che la società in questione non mostra attualmente particolare interesse al dialogo con i sindacati e, negli ultimi tempi, non sono anzi mancate critiche al Governo, in merito alla gestione dei rapporti con una realtà che, ricordiamo, è a capo di marchi come Fiat, Maserati o Alfa Romeo.
Le ultime novità non fanno che gettare benzina sul fuoco, tanto che si può parlare ormai di un vero e proprio scontro aperto tra Stellantis e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Quest’ultimo avrebbe chiesto una smentita alla lettera che in queste ore circola, avente ad oggetto lo spostamento della produzione in Marocco: essa infatti sarebbe in palese contraddizione con quello che Stellantis dice di voler realizzare in Italia. Un voltafaccia non gradito al mondo delle istituzioni, a cui è seguito l’invito a Stellantis ad avere un rapporto corretto e lineare con tutto l’indotto.
Stellantis: la produzione di mezzi in Marocco è sempre più probabile
Nata dalla fusione tra i gruppi Fiat Chrysler Automobiles e PSA, la società ha sede legale ad Amsterdam e oggi ha come principali azionisti Exor NV, Peugeot e lo Stato francese tramite Bpifrance. Da notare che la famiglia Elkann-Agnelli ha conseguito importanti guadagni, soprattutto dopo la vendita di marchi e stabilimenti italiani. Tuttavia, la questione è aperta: qual è l’effettivo equilibrio tra gli interessi aziendali e il ruolo del governo e dei sindacati nel proteggere l’industria nazionale e i lavoratori?
Ebbene, come dicevamo sopra, pare proprio che Stellantis abbia cambiato idea in merito al programma di produzione – e le prove ci sono tutte. Come rende noto il Corriere della Sera, spicca in questi giorni una lettera di invito, con il programma della giornata da passare a Rabat, nel Conrad Hotel, ospiti di Stellantis. In più ‘sorprende’ un depliant di 22 pagine sulle agevolazioni, che questo paese nordafricano proporrebbe a chi si trasferirà da quelle parti.
Stellantis, le critiche del CEO Tavares
Non da oggi si scopre l’interesse di Stellantis per l’Africa, dato che già nel 2022 la grande società collocò nell’impianto di Kenitra altri 300 milioni di euro per raddoppiare la capacità produttiva e lanciare la piattaforma smart car. Non sono mancati gli attacchi del CEO Carlos Tavares, con bersaglio la lunga attesa prima dell’arrivo dei nuovi incentivi italiani sulle auto elettriche, pur affermando – durante una recente visita in Abruzzo – che ad Atessa saranno costruiti i furgoni di nuova generazione dei brand Fiat, Peugeot, Citroen e Opel.
Con una puntualizzazione: per Tavares al fine di essere competitivi servono infrastrutture portuali e ferroviarie e un minor costo dell’energia. Una nuova frecciata all’Italia, insomma. Ma il CEO si è affrettato anche a chiarire che il futuro di Melfi non è a rischio, a prescindere dai modelli che saranno prodotti.
Da notare infine che, dalla sua nascita, Stellantis ha dato il benservito in Italia a circa 7.500 lavoratori ed ora anche un simbolo dell’auto del nostro paese, la 600 Fiat, viene costruita in Polonia. In molti si chiedono il perché di tutti questi spostamenti, ma le ragioni paiono più d’una: dall’inidoneità degli stabilimenti e delle infrastrutture italiane alla volontà (forse non troppo nascosta) di chiuderli. Vero è però che Governo e sindacati non ci stanno e lo scontro Stellantis – istituzioni è tuttora aperto.