Gioie e dolori del VAR, ma in campo funziona davvero
Il calcio italiano abbraccia il VAR: lo strumento non piace a tutti, ma funziona
L’evoluzione e il cambiamento fanno parte dello sport come della vita, e quindi anche del mondo del calcio – la disciplina più seguita ed amata dagli italiani.
Negli ultimi anni infatti, i principali enti calcistici nazionali ed internazionali stanno adottando soluzioni sempre più moderne e tecnologiche nel tentativo di rendere questo sport così amato ancora più divertente, corretto ed equilibrato. Le proposte sono molteplici, tutte ovviamente basate su dispositivi tecnologici, telecamere di ultima generazione ed intelligenze artificiali.
Fra queste la più conosciuta, nonché la più determinante – e quindi anche la più discussa – è la novità del VAR, il cosiddetto Video Assistant Referee. Tutti gli appassionati di calcio – e le persone alla ricerca di nuovi siti scommesse 2024 – conoscono bene o male le caratteristiche principali di questa nuova tecnologia, volta ad aiutare gli arbitri a prendere le decisioni migliori nel minor tempo possibile e a decidere le sorti dei match e quindi delle quote scommesse.
Al di là dei pareri discordanti in merito, però, è innegabile come il VAR abbia reso più equo e giusto il calcio italiano. L’evoluzione comportamentale dei giocatori di Serie A, d’altronde, ne è la prova.
Il VAR e gli arbitri: gli obiettivi iniziali
Il VAR è stato introdotto dalla Lega Serie A nel massimo campionato italiano a partire dalla stagione 2017/18. Come volevasi dimostrare, all’inizio sono state tantissime le discussioni e i pareri discordanti: tra chi faceva fatica a comprenderne l’utilizzo e chi invece aveva semplicemente nostalgia di un calcio “più romantico”, sembrava che gli addetti ai lavori avessero bocciato questa novità a prescindere.
Oggi però le cose sono inevitabilmente cambiate. Sia chiaro, le polemiche sono sempre all’ordine del giorno: una decisione pesante – che sia stata presa direttamente dall’arbitro o tramite ausilio del VAR – farà sempre discutere e renderà sempre scontenta una delle due squadre. Perché il calcio è anche questo e, purtroppo, perché così funziona in Italia.
Tuttavia, dopo pochi anni dalla sua prima introduzione, il VAR comincia già a dare importanti segnali positivi. L’obiettivo era quella di ridurre gli errori arbitrali a favore di un gioco più corretto, veloce ed equo, e questo sta avvenendo. Giocatori, allenatori e staff stanno comprendendo l’utilizzo dello strumento e i casi più dubbi – non senza proteste – mentre l’arbitro stesso sta imparando a lavorare sempre più di squadra con la sala VAR. E questo, per il momento, è già un grande risultato.
Il VAR divide, ma funziona
La Lega Serie A ha capito una cosa molto importante: ci sarà sempre qualcuno che non è d’accordo. E se le cose stanno così, allora probabilmente questa è proprio la strada giusta. E a dirlo non sono solo i pareri degli esperti, ma i numeri.
Dati alla mano, infatti, è palese come il VAR abbia migliorato il calcio italiano in termini di regolamento e comportamento dei giocatori. E non solo quando si parla di un gol assegnato o di un fuorigioco fischiato, che sono decisione semi-oggettive.
Tanto per cominciare infatti, al di là delle decisioni cambiate dall’arbitro in seguito al check del VAR, questa tecnologia ha permesso ai direttori di gara di notare e fischiare più calci di rigore; questo perché tramite la moviola in campo, l’arbitro può verificare eventuali contatti fallosi nascosti in area.
Inoltre, è radicalmente cambiato il comportamento dei calciatori: sono diminuiti i cartellini gialli e rossi per gli interventi fallosi, ma soprattutto sono crollate le proteste dei protagonisti in campo – consapevoli di esser soggetti ad eventuali controlli al monitor. Come se non bastasse, per lo stesso motivo, si è registrato un notevole calo negli anni delle simulazioni: il VAR infatti non permette più di ingannare l’arbitro in una situazione ambigua.
Il VAR quindi, che piaccia o no, funziona.