Elezioni presidenziali in Romania: verso il ballottaggio.
Secondo i primi exit poll della Insomar, le elezioni presidenziali in Romania, che si sono tenute nella giornata di domenica 22 novembre, dovranno necessitare di un secondo turno che si potrà tenere domenica 6 dicembre.
[ad]Esito già ampiamente previsto da gran parte degli opinionisti politici rumeni.
La Romania è una repubblica parlamentare che però, a differenza di quella italiana, vede un capo dello stato direttamente eletto dai cittadini. Gli aventi diritto al voto sono più di 18 milioni ma il forte malcontento della popolazione nei confronti del ceto politico ha portato ad un’affluenza ben al di sotto delle aspettative.
Il presidente uscente Traian Basescu, del Partito Democratico di centrodestra, si è ricandidato alla guida del paese ponendosi come il candidato favorito tra tutti i 12 in corsa.
Principale avversario del presidente Basescu è il presidente del Senato Geoana, esponente del Partito socialdemocratico che rappresenta il più grande partito alternativo del blocco di Basescu. Terzo incomodo il leader liberaldemocratico Antonescu, anche lui in corsa per la presidenza della Repubblica.
La chiara identificazione partitica dei tre candidati è accentuata dal fatto che, per un stallo governativo durato fino al novembre dello scorso anno, le ultime elezioni politiche non hanno fatto uscire dalle urne una maggioranza chiara e coesa per comporre il governo.
Si è quindi giunti (cosa del resto frequente in altre democrazie europee) ad una forma di Grande Coalizione col Governo di Emil Boc, sostenuto da Democratici, Socialisti e Conservatori.
La sfida delle presidenziali quindi ha rappresentato anche una sfida tra partiti fortemente alternativi che però, per forza di cose, condividono assieme la gestione del governo.
Inoltre sempre nella giornata di ieri si è votato per due importanti referendum costituzionali tesi a trasformare il sistema rumeno in un sistema parlamentare monocamerale.
Il grande favorito Basescu, vero uomo guida del paese (noto anche per l’elezione della figlia modella al Parlamento europeo nel corso delle ultime elezioni di giugno), gode del prestigio conferitogli dall’aver guidato il paese all’interno dell’Unione Europea. Il suo programma è effettivamente un programma di tipo “patriottico”, nel senso che si concentra prevalentemente sul tentativo di far acquistare prestigio alla giovane democrazia rumena, specialmente agli occhi dell’Europa. I suoi consensi, secondo i primissimi exit poll, lo vedono in testa con una maggioranza relativa del 32,8% dei voti.
Il socialdemocratico Geoana ha investito molto sugli effetti collaterali della crisi economica e finanziaria che, specialmente sul primo fronte, si fa sentire sempre più sul livello occupazionale del paese. Lungo è ancora infatti il tragitto della Romania verso l’euro (cosi lungo che nemmeno si conoscono realmente le intenzioni in merito della sua classe dirigente) e ciò porta il paese a fare “da sé” per combattere la crisi. I temi quindi del lavoro e della disoccupazione sono stati il centro del programma politico di Geoana che si è piazzato al secondo posto per numero di voti col 31,2% dei consensi.
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[ad]Il terzo incomodo Antonescu, sfruttando la de-responsabilizzazione del suo partito dovuta alla fine del governo guidato dal liberale Taricenau, ha cercato di sfruttare le debolezze dei suoi avversari e si è detto favorevole ad un nuovo negoziato per la Romania con il Fondo Monetario Internazionale per erogare aiuti in sostegno dell’economia nazionale. Secondo i primi dati Antonescu si attesta sul 22,2%.
Se l’esito del ballottaggio appariva scontato, i dati elettorali possono dare una chiave di lettura interessante della situazione in vista della tornata del 6 dicembre: il distacco tra Basescu e Geoana è molto risicato, e a questo punto potrebbe diventare proprio il liberale Antonescu il vero ago della bilancia.
Prevedibile, nelle prossime due settimane, un forte corteggiamento da parte dei due duellanti ad Antonescu.
Probabilmente, visti gli ultimi scenari della politica rumena, i contendenti saranno disposti a tutto pur di accaparrarsi i voti del “terzo uomo”.
Speriamo che Antonescu non richieda una contropartita troppo salata. Ciò apparirebbe come un ennesimo intrigo dei palazzi di Bucarest, lontano dai bisogni e dalle speranze della gente.
Se così fosse, prepariamoci ad assistere ad un ballottaggio ancor meno partecipato del primo turno.
Livio Ricciardelli