Non arrivano buone notizie per coloro che utilizzano ChatGPT, l’intelligenza artificiale che sta riscuotendo un grande successo tra gli internauti per la sua sorprendente abilità nel rispondere ad ogni tipo di domanda. L’assistente digitale potenziato è finito da tempo nel mirino del Garante per la protezione dei dati personali – a causa di un ipotizzato rischio violazione privacy – ed ora ci sono aggiornamenti che potrebbero preludere ad una nuova sospensione del servizio.
Una nuova contestazione nei confronti di OpenAI, il noto laboratorio di ricerca sull’intelligenza artificiale, giunge alla fine dell’istruttoria da parte dello stesso Garante, con cui di fatto ha ribadito la linea dell’accusa originaria: ChatGPT violerebbe diverse norme interne, espressamente mirate alla protezione delle informazioni riconducibili alla sfera privata dell’individuo. In altre parole, le misure finora adottate da OpenAI non basterebbero a superare le criticità riscontrate nell’istruttoria.
Cosa succederà ora? Sarà di nuovo stop all’utilizzo di questo innovativo strumento di interazione con l’intelligenza artificiale? Cerchiamo di fare il punto della situazione.
ChatGPT, nuovo stop del servizio in arrivo?
Raccolta illecita di dati personali e mancanza di sistemi per la verifica dell’età degli utenti minorenni: queste sono le due accuse sostanzialmente mosse ad OpenAI, che ora avrà un mese per replicare con memorie difensive. Non si tratta, come accennato, di un fulmine a ciel sereno, dato che già la scorsa primavera il Garante aveva sospeso l’operatività di ChatGPT in Italia, segnalando alcune violazioni di primaria importanza come l’assenza di adeguata informativa agli utenti sulla raccolta dei informazioni privati e la mancanza di una base giuridica che ne giustificasse l’utilizzo, per addestrare l’algoritmo e permettergli di dare risposte sempre più efficaci.
Alla sospensione è seguita la ripresa delle attività alcune settimane dopo, grazie all’accordo sopravvenuto con il Garante della Privacy. OpenAI infatti si impegnava a mettere mano alle proprie procedure interne, inserendo nuove funzioni protettive della privacy per tutti gli utenti a livello mondiale – e proprio questo annuncio trovò il consenso dell’autorità italiana.
L’istruttoria del Garante sul servizio ChatGPT
Tuttavia, la posizione del Garante è oggi di nuovo piuttosto critica nei confronti del servizio. Evidentemente la risposta attuata nel tempo da parte di OpenAI non è ritenuta pienamente soddisfacente ed anzi, il Garante fa ha recentemente fatto sapere che – a seguito del provvedimento di limitazione provvisoria del trattamento, adottato nei confronti della Società lo scorso 30 marzo, e all’esito dell’istruttoria effettuata – si è ritenuto che gli elementi acquisiti possano configurare uno o più illeciti rispetto a quanto stabilito dalle norme del diritto dell’Unione Europea.
Il provvedimento dello scorso anno atteneva alle metodiche di raccolta dei dati, alla conservazione ed utilizzo, ma anche all’assenza di filtri adeguati per non esporre i minori a contenuti non adatti. OpenAI, come detto, sembrava si fosse allineata alle richieste su ChatGPT ma evidentemente, alla luce dell’istruttoria completata e dopo un’attenta analisi, il Garante ha ritenuto che gli elementi forniti finora, non siano sufficienti ad evitare il rischio di illeciti rispetto alle direttive comunitarie, in materia di rispetto della privacy e della protezione dei dati personali.
Le contromisure adottate da OpenAI non bastano
Il servizio di ChatGPT era stato bloccato dal Garante per alcune settimane, per poi ritornare pienamente operativo grazie alla promessa di piena attuazione delle raccomandazioni del Garante come ad esempio quelle relative al diritto dell’utente di avvalersi del diritto di opposizione, alla pubblicazione della cd. informativa privacy o all’applicazione di strumenti di age verification.
Ora però la nuova doccia fredda con la notificazione ad OpenAI dell’atto di contestazione per violazione della normativa sulla protezione dei dati personali. Potrebbero dunque esservi elementi di illecito nell’attività della celebre piattaforma, ma come detto sopra la società ha 30 giorni di tempo per chiarire e dimostrare che non ha attuato, soltanto parzialmente, le raccomandazioni del Garante.
Da rimarcare che dopo lo stop cautelare della scorsa primavera e i rimedi che OpenAI si era impegnata a concretizzare in risposta ai rilievi, l’Autorità aveva intrapreso la citata istruttoria sul sistema di intelligenza artificiale: indagine che ha mostrato rilevanti criticità. Non a caso, le recenti contestazioni di merito rispecchiano quelle anticipate con il provvedimento cautelare della scorsa primavera. Insomma, il futuro dell’utilizzo di ChatGPT, almeno in Italia, è di nuovo in bilico.