Monza, analisi del voto
Pur in uno scenario così differente rispetto a cinque anni prima, si mantengono sostanzialmente inalterati gli orientamenti tra le coalizioni, con la II più sbilanciata a sinistra e la V al contrario maggiormente orientata a destra.
Confronto del voto nei quartieri di Monza Comunali 2007 – Comunali 2012 |
[ad]Dalla mappa dei quartieri emerge, in termini di astensione, un quadro piuttosto confuso: in termini di peso elettorale rispetto al 2007, la circoscrizione III perde lo 0,58%, la II perde lo 0,40%, la V guadagna lo 0,06%, la IV guadagna lo 0,44% e la I guadagna lo 0,49%. Non è quindi corretto pensare ad un astensionismo che ha colpito maggiormente le aree cittadine più vicine alla destra: infatti la circoscrizione V mostra un bilancio lievemente attivo mentre la II è pesantemente in passivo. Né è possibile instaurare una correlazione tra questo dato e il risultato del MoVimento 5 Stelle, che ottiene i suoi migliori risultati nelle circoscrizioni III e IV, che mostrano andamenti completamente discordanti tra loro.
Questo fenomeno lascia intendere un meccanismo di redistribuzione delle simpatie degli elettori più profondo di quello che lascerebbe intendere la mera analisi numerica, una sorta di ricollocamento cittadino attualmente in fase embrionale e incapace di sortire effetti numericamente rilevanti, ma che potrebbe negli appuntamenti futuri ridisegnare completamente la geografia politica monzese.
In questa situazione di centrosinistra in difesa e centrodestra allo sbando era inevitabile il secondo turno, che ha visto alla fine partecipare oltre al candidato progressista Scanagatti l’esponente del PdL Mandelli: non arrivava quindi al ballottaggio Mariani, il sindaco uscente di estrazione leghista.
Tra il primo ed il secondo turno i votanti sono ancora scesi di circa tredicimila unità, dimezzando quindi sostanzialmente il dato del 2007.
La vittoria di Scanagatti è stata estremamente ampia, 63,39% a 36,61%, sia pure con una varianza molto alta tra le circoscrizioni cittadine (si passa dal 53% della V al 70% della III). Entrambi i candidati hanno incrementato i propri voti rispetto al primo turno, Mandelli di circa 4.000 unità e Scanagatti di 5.000; è importante tuttavia osservare come Mandelli non sia stato in grado di riassorbire l’interezza dei voti moderati rispetto al risultato dei candidati di centrodestra e Terzo Polo al primo turno: un’ulteriore prova del fatto che ormai le alleanze che hanno tenuto in vita il centrodestra berlusconiano non sono più tali nel cuore degli elettori.
A livello di centrosinistra, si nota come nemmeno al ballottaggio Scanagatti sia riuscito ad eguagliare il risultato di Faglia del 2007, mostrando come anche la coalizione progressista, pur uscendo vincitrice dallo scontro elettorale, non sia stata in grado di recuperare il proprio elettorato di cinque anni prima neppure in uno scontro a due contro il candidato del centrodestra. Se nell’euforia per la vittoria – un risultato di portata comunque storica – questo dato può apparire di secondo piano, è tuttavia spia di come il centrosinistra non sia una coalizione in salute, ma stia semplicemente vivendo un declino più lento di quello del centrodestra.