Tra i risultati più eclatanti delle elezioni amministrative del 2012 spicca il secco voltafaccia dei comuni lombardi verso il centrodestra, un vero terremoto nella più ricca e popolosa regione italiana, vero serbatoio di voti della DC nella I Repubblica e di FI-PdL e Lega Nord nella II.
[ad]Su venticinque comuni maggiori al voto, infatti, quattro sono stati assegnati al primo turno (Crema, Cernusco sul Naviglio, Pieve Emanuele e Cesano Maderno) e sono finiti tutti al centrosinistra; dei ventuno approdati al ballottaggio due (Cantù e Arese) sono finiti in mano a esponenti civici, sedici sono stati vinti dal centrosinistra (Desenzano del Garda, Palazzolo sull’Oglio, Como, Castiglione dello Stiviere, Abbiategrasso, Buccinasco, Garbagnate Milanese, Legnano, Magenta, San Donato Milanese, Senago, Sesto San Giovanni, Lissone, Meda, Monza e Tradate) e appena tre (Erba, Melegnano e Cassano Magnago) sono stati vinti dal centrodestra.
Un risultato senza dubbio di portata storica, sul quale indubbiamente hanno pesato tanto le dinamiche politiche nazionali di progressiva dissoluzione di PdL e Lega quanto gli scandali che stanno macchiando il Presidente della Regione Roberto Formigoni.
Diventa quindi particolarmente importante l’analisi del voto lombardo, e assume a questo proposito particolare rilevanza il caso di Monza, il più popoloso tra i comuni lombardi chiamati a rinnovare la propria amministrazione.
Roberto Scanagatti, candidato del centrosinistra, è il nuovo sindaco della città lombarda, portando per la seconda volta Monza a sinistra nella sua storia repubblicana dopo la parentesi 2002-2007. In quell’occasione, in effetti, si trattò di una candidatura civica sostenuta dal centrosinistra, quindi è possibile affermare che Scanagatti sia il primo vero sindaco di sinistra di Monza.
Confronto del voto a Monza Comunali 2007 – Comunali 2012 |
La tabella riepilogativa – i dati completi sono reperibili a questo link – che raffronta le elezioni 2012 con quelle 2007 mostra molto chiaramente come anche a Monza vi sia stato un vistoso calo dell’affluenza, pari ad una diminuzione di 16.502 voti validi: oltre un elettore su cinque di quelli che nel 2007 si erano recati alle urne in questa occasione non ha invece dato la propria preferenza a nessuno dei candidati. Il valore è estremamente alto, superiore di gran lunga ai voti raggranellati da uno qualsiasi dei partiti in lizza in queste comunali.
Rispetto al 2007 spicca inoltre la maggiore frammentazione delle candidature, tanto tra gli schieramenti principali quanto nell’esplosione di liste civiche non allineate. In particolare è il centrodestra a presentarsi nettamente diviso in relazione alla precedente tornata elettorale: oltre alla nascita del Terzo Polo e alla conseguente perdita dei voti di UdC e FLI, lo spaccato di queste elezioni amministrative rivela il divorzio in terra lombarda tra PdL e Lega Nord, con la seconda rimasta sola a sostenere il sindaco uscente Mariani.
Al contrario il centrosinistra si mostra in linea con l’immagine del 2007, l’unica variazione di rilievo la scomposizione di Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani in SEL e FdS.
Presenza ormai fissa nelle amministrative italiane, fa infine la sua apparizione anche a Monza il MoVimento 5 Stelle.
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[ad]Sono le liste al di fuori delle coalizioni che si possono definire, in questo scenario di scarsa affluenza al voto, le vincitrici morali di questa elezione. Il MoVimento 5 Stelle arriva infatti alla doppia cifra con poco meno di 5.000 voti, seppure il suo candidato faccia di peggio scendendo al 9,75%, mentre i candidati civici quasi triplicano il proprio peso nelle scelte dell’elettorato passando dal 4,87% al 13,26%.
Nel 2007 i partiti di centrodestra avevano il 55,57% ed il candidato, Mariani, arrivò al 53,53%. Oggi, la somma delle liste di centrodestra e Terzo Polo si attesta al 37,99% mentre la somma delle percentuali raccolte dai candidati arriva al 38,60%. Sono questi i numeri che, più di tutti, mettono in luce lo sfaldamento totale della ex-coalizione moderata italiana e che la pongono in una sua roccaforte come Monza sostanzialmente alla pari con il centrosinistra.
Esaminando tuttavia separatamente le tre differenti candidature del centrodestra si possono notare andamenti piuttosto differenti tra loro: nel Terzo Polo, l’UdC di Casini appare in sostanziale tenuta tanto in termini assoluti che relativi; la Lega Nord invece presenta un calo moderato di circa un punto percentuale pari a 2.000 voti; per il PdL invece si è in presenza di una vera débâcle: oltre 13.000 voti persi in cinque anni, risultato sotto il 20%, un calo di 17 punti percentuali. Sicuramente una sconfitta sonora per il partito di Alfano, ridotto a circa un terzo dei voti che aveva alle precedenti amministrative.
Inoltre, mentre i candidati di Lega e UdC riescono a migliorare le prestazioni delle liste a proprio sostegno – sia pure di valori inferiori al punto percentuale – il candidato del PdL Andrea Mandelli si ritrova al disotto della percentuale delle liste a suo sostegno, mostrando un’implicita debolezza personale al di là di quella dei partiti in suo appoggio.
Il quadro nel centrosinistra è invece più complesso e contradditorio. La coalizione a sostegno di Scanagatti risulta essere la prima a livello cittadino, ma tanto il candidato quanto i partiti risultano in arretramento rispetto al 2007 tanto in termini di voti quanto di percentuali. È in particolare la figura di Scanagatti a subire un calo maggiore, di circa 8.000 preferenze, laddove quello della sua coalizione si limita a 5.000.
Entrando nel dettaglio dei partiti, è impossibile non notare il salasso subito da RC a favore di SEL, e l’ottima performance dell’IdV che raddoppia i propri consensi percentuali riuscendo anche ad incrementare i propri voti in senso assoluto.
Per quanto concerne il PD, il confronto a Monza può essere particolarmente significativo rispetto a quello di altre realtà comunali perché già nel 2007 si era presentata la lista unica dell’Ulivo e non DS e DL separati. I demcoratici ottengono un risultato tutto sommato lusinghiero, lasciando sul campo meno di mille preferenze che tuttavia in questo scenario di altissima astensione significano in realtà un avanzamento del 4,5%.
Confronto mappa elettorale di Monza Comunali 2007 – Comunali 2012 |
Osservando la mappa elettorale che mette a confronto i dati del 2007 e del 2012 a livello circoscrizionale, si evince come il centrosinistra sia riuscito a primeggiare ovunque a livello cittadino, ma con percentuali estremamente inferiori rispetto a quelle del centrodestra di cinque anni prima: alla liquefazione del centrodestra di matrice berlusconiana non è seguito quindi – e questo è vero anche senza contare l’astensione – un mutato radicamento territoriale del centrosinistra, che vince quindi più per aver saputo mantenere il controllo del proprio elettorato che per essere riuscito a diffondere la propria visione di governo del territorio.
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Pur in uno scenario così differente rispetto a cinque anni prima, si mantengono sostanzialmente inalterati gli orientamenti tra le coalizioni, con la II più sbilanciata a sinistra e la V al contrario maggiormente orientata a destra.
Confronto del voto nei quartieri di Monza Comunali 2007 – Comunali 2012 |
[ad]Dalla mappa dei quartieri emerge, in termini di astensione, un quadro piuttosto confuso: in termini di peso elettorale rispetto al 2007, la circoscrizione III perde lo 0,58%, la II perde lo 0,40%, la V guadagna lo 0,06%, la IV guadagna lo 0,44% e la I guadagna lo 0,49%. Non è quindi corretto pensare ad un astensionismo che ha colpito maggiormente le aree cittadine più vicine alla destra: infatti la circoscrizione V mostra un bilancio lievemente attivo mentre la II è pesantemente in passivo. Né è possibile instaurare una correlazione tra questo dato e il risultato del MoVimento 5 Stelle, che ottiene i suoi migliori risultati nelle circoscrizioni III e IV, che mostrano andamenti completamente discordanti tra loro.
Questo fenomeno lascia intendere un meccanismo di redistribuzione delle simpatie degli elettori più profondo di quello che lascerebbe intendere la mera analisi numerica, una sorta di ricollocamento cittadino attualmente in fase embrionale e incapace di sortire effetti numericamente rilevanti, ma che potrebbe negli appuntamenti futuri ridisegnare completamente la geografia politica monzese.
In questa situazione di centrosinistra in difesa e centrodestra allo sbando era inevitabile il secondo turno, che ha visto alla fine partecipare oltre al candidato progressista Scanagatti l’esponente del PdL Mandelli: non arrivava quindi al ballottaggio Mariani, il sindaco uscente di estrazione leghista.
Tra il primo ed il secondo turno i votanti sono ancora scesi di circa tredicimila unità, dimezzando quindi sostanzialmente il dato del 2007.
La vittoria di Scanagatti è stata estremamente ampia, 63,39% a 36,61%, sia pure con una varianza molto alta tra le circoscrizioni cittadine (si passa dal 53% della V al 70% della III). Entrambi i candidati hanno incrementato i propri voti rispetto al primo turno, Mandelli di circa 4.000 unità e Scanagatti di 5.000; è importante tuttavia osservare come Mandelli non sia stato in grado di riassorbire l’interezza dei voti moderati rispetto al risultato dei candidati di centrodestra e Terzo Polo al primo turno: un’ulteriore prova del fatto che ormai le alleanze che hanno tenuto in vita il centrodestra berlusconiano non sono più tali nel cuore degli elettori.
A livello di centrosinistra, si nota come nemmeno al ballottaggio Scanagatti sia riuscito ad eguagliare il risultato di Faglia del 2007, mostrando come anche la coalizione progressista, pur uscendo vincitrice dallo scontro elettorale, non sia stata in grado di recuperare il proprio elettorato di cinque anni prima neppure in uno scontro a due contro il candidato del centrodestra. Se nell’euforia per la vittoria – un risultato di portata comunque storica – questo dato può apparire di secondo piano, è tuttavia spia di come il centrosinistra non sia una coalizione in salute, ma stia semplicemente vivendo un declino più lento di quello del centrodestra.