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Il fascismo sta piombando sull’Italia, ancora una volta. Sì, avete capito bene: il nostro Paese è in grave pericolo perché delle forze antidemocratiche e illiberali, animate da pulsioni violente, stanno provando a condizionare il dibattito pubblico in modo sempre più preoccupante. È un angoscioso crescendo di dichiarazioni e azioni, quello che monta sotto i nostri occhi, non più tollerabile. E prima di elencare questi fatti – la cui lettura è sconsigliata a un pubblico sensibile – mi preme innanzitutto chiedere scusa a tutti quegli intellettuali e politici di sinistra che da circa ottant’anni (e da due, con particolare intensità) mettono in guardia dalla minaccia fascista alle porte. Cari compagni, ho sottovalutato e talvolta sbeffeggiato le vostre grida di allarme, ma ora son qui a cospargermi il capo di cenere perché quello che denunciavate è vero: nella nostra società e di riflesso nelle istituzioni si stanno facendo largo individui poco raccomandabili che non tollerano il dissenso e non disdegnano il ricorso a intimidazioni verbali, o addirittura fisiche in alcuni casi, per zittire e annichilire chiunque nutra idee diverse dalle loro.
Cari compagni, la situazione è grave e a supporto della mia tesi proverò a mettere in fila alcuni episodi significativi e inquietanti al tempo stesso. Vorrei partire innanzitutto dalle recenti manifestazioni di piazza in occasione del 25 aprile. Tra i tantissimi che hanno sfilato per le strade di Roma e di Milano anche i componenti della Brigata ebraica, associazione che cura la memoria del battaglione dell’esercito britannico formato da circa 5mila ebrei della Palestina che servì nelle ultime fasi della campagna d’Italia alla fine della seconda guerra mondiale. Si noti bene: la Brigata non propugna le istanze del governo di Benjamin Netanyahu nell’ambito del conflitto israelo-palestinese ma si limita a ricordare il contributo offerto dai combattenti britannici di origine ebraica alla sconfitta del nazifascismo. Eppure a qualcuno è bastato vedere la stella di David campeggiare sui vessilli per scattare come i tori a Pamplona durante la festa di San Firmino. Tra bastonate, insulti, intimidazioni e cori inneggianti al 7 ottobre, la partecipazione degli ebrei alle celebrazioni per l’anniversario della Liberazione si è trasformata in un vero incubo: il bilancio finale parla di nove denunciati per discriminazione razziale nel capoluogo lombardo.
Quest’ondata intolleranza non ha risparmiato il giornalista David Parenzo, contestato davanti agli studi di La7 da un gruppo di fascistelli a cui non era piaciuta la sua partecipazione al corteo del 25 aprile in compagnia della Brigata Ebraica. Deve averci fatto il callo il conduttore de ‘L’aria che tira’, perché già a marzo un altro manipolo di esagitati lo aveva aggredito verbalmente all’Università La Sapienza provando a boicottare un convegno sulla parità di genere al quale stava partecipando, tra vetri rotti e spazzatura gettata per terra. “Si è creato un tale clima che ormai, in quanto ebreo, vieni considerato complice di un conflitto. Questo è inaccettabile”, il commento amaro di Parenzo.
Ma gli episodi allarmanti non si fermano certo qui. Esiste infatti un partito in Italia che alle prossime elezioni europee candiderà una personcina con quattro condanne passate in giudicato sul groppone per accensioni ed esplosioni pericolose, resistenza a pubblico ufficiale e invasione di edifici oltre a ben ventinove denunce: l’aspirante europarlamentare attualmente si trova dietro le sbarre in Ungheria, dove è accusata di alcune aggressioni ai danni di persone che la pensavano in maniera diametralmente opposta alla sua. Gesta che l’estremista sostiene di non aver mai compiuto ma che nel frattempo hanno ricevuto il plauso di un noto intellettuale d’area, che non a caso sarà candidato alle europee di giugno con la stessa lista. Un clima infame, direbbe qualcuno. Ma c’è dell’altro.
In un programma televisivo Rai, il vicedirettore del primo tg nazionale, Incoronata Boccia, ha espresso delle considerazioni sull’aborto: opinioni bollate come “vergognose” e “inaccettabili” da più parti, ma pur sempre opinioni. Eppure è stato chiesto a gran voce il licenziamento in tronco di una donna colpevole di aver esternato il suo pensiero su un tema delicato, proprio mentre pochi giorni prima Bruno Vespa finiva nel tritacarne delle polemiche per aver invitato sette uomini a parlare dell’interruzione di gravidanza a ‘Porta a Porta’. Di aborto puoi parlare solo se sei donna e solo se ne parli in un certo modo, altrimenti ‘kaputt’. E mi limito solo a citare en passant le ultime manifestazioni di odio nei confronti di cariche istituzionali della Repubblica: minacce di morte vergate sui muri, foto bruciate e immagini capovolte a testa in giù che hanno indignato addirittura il Capo dello Stato Sergio Mattarella.
Cari compagni, come avrete capito qui si sta parlando degli amici vostri e non delle fantomatiche camicie nere che da decenni provate a resuscitare in quella ridicola seduta spiritica collettiva che è il vostro antifascismo a gettone. Persino il caso Scurati-Rai, additato dalla sinistra come una specie di riedizione soft del delitto Matteotti, va sgonfiandosi come un soufflé: “Nessun dirigente della Rai ha mai detto che Scurati non doveva leggere il monologo contro la Meloni sul 25 aprile”, la conclusione del direttore del Fatto quotidiano Marco Travaglio, per il quale non si è trattato di censura ma del “solito mix di viltà, servilismo e stupidità tipico dell’armata Branca-Meloni”. Insomma, il fascismo dei camerati per fortuna non è ancora tornato. Quello degli antifascisti (o pseudo tali) purtroppo è vivo e lotta contro di noi.