Il fallimento del Cop15 ed i nuovi equilibri mondiali

Pubblicato il 25 Dicembre 2009 alle 22:00 Autore: Redazione
acqua

[ad]Obama ha accettato al sfida di questo “asse del Pacifico”, anche perché dopo aver rafforzato il contingente Usa in Afghanistan di altri 30mila soldati, sa che sul tema dell’ambiente, punto qualificante del suo programma elettorale, si gioca un consenso popolare in crescente diminuzione. L’Unione Europea, nonostante giocasse in casa, è stata invece il convitato di pietra dei 12 giorni di trattative: partita con progetti ambiziosi ed impegni forti, ha dovuto accettare un accordo negoziato tra il gruppo BASIC e gli Usa, senza avere voce in capitolo per condizionarlo o discuterlo.
In fondo il Cop15, con la sua “presa d’atto” del Copenhagen Accord testimonia di quanto sia stato diseguale lo sviluppo in questi 150 anni di crescita economica a seguito della rivoluzione industriale e di quanta distanza intercorra ancora tra le economie dei paesi ricchi e quelle dei paesi poveri, ragion per cui diventa difficile convincere a rallentare il proprio sviluppo a chi solo oggi vede la possibilità di un miglioramento delle proprie condizioni di vita. La partita, rimandata al round del 2010, è appena cominciata, ma per giocarla fino in fondo sarà necessario rivedere le regole del gioco.

di Francesco Maringiò

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