Sondaggi TP: il tema chiave per le europee 2024 è il potere d’acquisto. Ecco i temi più rilevanti per gli italiani per le europee 2024
Torniamo con il consueto sondaggio settimanale. L’ultimo, prima del blackout per via delle elezioni europee dell’8 e 9 giugno 2024. Proprio per questo, il focus è quasi tutto su questa imminente tornata elettorale.
Cominciamo dai temi chiave per la campagna, passando poi a cosa dirigerà effettivamente il voto verso l’uno o l’altro schieramento.
Sondaggi europee 2024: l’importanza della lotta alla precarietà
Abbiamo chiesto ai nostri lettori quale fosse, per loro, il tema più importante che guiderà il suo voto alle prossime elezioni europee. Ebbene, la lotta alla precarietà e ai salari bassi emerge come il tema principale, con il 15.3% degli intervistati che lo ritiene prioritario. Se a questo ci andiamo a sommare il 7,5% di chi vede prioritaria la lotta all’inflazione, si nota come l’economia personale e il potere d’acquisto guidino una buona parte dell’elettorato.
Seguono, quasi allo stesso livello, la richiesta di una maggior sovranità nazionale (da un lato) e l’espansione delle politiche comuni europee (dall’altro) con percentuali rispettive dell’8.3% e 8.0%. Nel complesso, c’è poco più di un 16% che mette al centro del prossimo voto il rapporto tra l’Italia e l’Unione Europea.
Nel complesso, tirando le somme, molte risposte contrarie e opposte (ma afferenti alla stessa tematica) vedono percentuali molto vicine.
Sondaggi TP: si vota il partito, il candidato o il programma?
Sulla stessa linea della domanda precedente, abbiamo chiesto cosa sia più importante ai fini della scelta del partito che voterà. Qui, le risposte sono decisamente variegate ed eterogenee. La risposta più frequente vede il 27,4% votare in base al programma che si vuole sviluppare al Parlamento Europeo. Segue a ruota, con il 26,7%, la risposta che afferma che il voto dipenderà dal leader del partito scelto. Poi, un 22,4% si fida delle scelte fatte dal partito (e qui manca la componente personalistica). Non molto distante, c’è un 17,1% che voterà in funzione della posizione presa su uno o più temi particolarmente sentiti e che non siano, tra l’altro, legati necessariamente a dinamiche europee. Infine, una risposta residuale (4,3%) vuole il voto basato sul candidato locale indipendentemente dal partito o leader politico.
Tra i risultati segmentati per partito, spicca un 50,3% che si fida del leader (quindi, Giorgia Meloni), contro il 17,4% dell’elettorato leghista (che vota il Carroccio per Salvini). L’elettorato PD vota generalmente per il programma (34,1%) e per la fiducia nel partito stesso (30,3%, il dato più alto tra i partiti italiani). I partiti centristi (Azione e Stati Uniti d’Europa) vengono votati, in un caso su due, per via dei programmi.
Rimanendo in tema di fiducia…
Dopo questa domanda, ci colleghiamo a un’altra decisamente affine. Ovvero: “È mai stato deluso dai partiti o leader nei quali avevate riposto fiducia?”
Una domanda che si può facilmente legare alla disaffezione politica. Qui, vediamo come non ci sia un’opinione generalizzata e comune. Il 33% del campione ha affermato di essersi sentito deluso qualche volta, ma non al punto da cambiare il proprio voto. Un 15% è sulla falsariga della risposta più gettonata, ma con la differenza che, in questo caso, il non-cambiamento è legata all’assenza di alternative ritenute credibili.
C’è anche chi, però, cambia (e spesso) e continua a cercare sempre soluzioni, senza demordere: parliamo di un buon 16,2% del campione. C’è poi una risposta abbastanza gettonata (22%, la seconda più frequente) in cui si afferma di aver cambiato partito, leader o coalizione e che ora si è contenti del proprio voto.
Infine, l’opzione maggiormente riconciliatrice con la politica (non mi hanno mai deluso davvero) prende l’11,7%. Un dato tutto sommato basso ma in linea con chi esprime ancora fiducia nei partiti e nella politica secondo altre rilevazioni.
Importante notare che in questi risultati sono stati scorporati coloro che si asterranno, quindi le percentuali sono calcolate su chi pensa di andare a votare.
Si stima sulla base dei nostri dati, e sulla base dell’andamento storico dell’affluenza alle elezioni europee, che per la prima volta l’affluenza potrebbe scendere sotto il 50%.
Non è stato possibile identificare con certezza quanta della astensione sia dovuta alla delusione verso i partiti e i leader, ma si può ipotizzare che abbia avuto un impatto importante. Di sicuro la popolazione ha perso molto interesse verso la politica negli ultimi decenni e il trend sembra andare sempre a ribasso.
Sì all’arresto per Netanyahu
Chiudiamo il set di domande politiche (prima di passare alle intenzioni di voto finali) con una della principali notizie di politica estera della settimana: la richiesta del mandato d’arresto internazionale a carico del premier israeliano per crimini di guerra.
Il 46% degli intervistati ritiene che le azioni di Netanyahu a Gaza costituiscano un crimine contro l’umanità, mentre meno della metà, il 20.5%, vede questa richiesta come un esempio di antisemitismo e ostilità verso Israele. Il 16.1% concorda con l’idea del crimine ma ritiene che Hamas sia maggiormente responsabile. Solo il 13.4% vede le azioni di Netanyahu come sbagliate ma non criminali.
Nel complesso, quindi, gli italiani sono favorevoli alla richiesta avanzata dal procuratore della Corte Penale Internazionale.
Sondaggi di voto pre-blackout: cala ancora FDI (-0,4%) e la Lega torna a staccare Forza Italia
Chiudiamo con le intenzioni di voto e la fiducia in Giorgia Meloni. Proprio il primo partito del Paese continua la sua parabola discendente e si ritrova per la prima volta al di sotto del 27%. Il partito di Giorgia Meloni perde lo 0,4% in una settimana e finisce al 26,8%. Nessuna variazione per il PD, mentre i pentastellati scendono di altri due decimi. Importante, invece, lo stacco della Lega ai danni di Forza Italia, che ora dista mezzo punto (9,0% a 8,5%).
Il dato più rilevante, però, potrebbe essere il netto calo degli Stati Uniti d’Europa, che passa dal 4,9 al 4,5%. Stessa flessione di FDI ma che, in rapporto al peso elettorale iniziale, è decisamente più pesante. Inoltre, si avvicina pericolosamente alla soglia di sbarramento. Soglia su cui battagliano proprio AvS (4,0%) e Azione (3,9%).
Tutte le altre forze politiche sembrano invece lontane dalla meta. Tuttavia, mancano ancora due settimane di campagne elettorale e tutto può succedere. C’è sempre un gran numero di indecisi e molti, come spesso accade, prenderanno una decisioni solo negli ultimi giorni, se non addirittura nei pressi del seggio elettorale.
Chiudiamo, infine, con la fiducia in Giorgia Meloni, che torna a salire di mezzo punto percentuale. La fiducia nel premier è però ancora al di sotto della soglia del 40%.
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