La Regina è nuda

Pubblicato il 31 Maggio 2024 alle 10:53 Autore: Aldo Torchiaro
Europee 2024: basta con la farsa dei leader che si candidano per finta

Disclaimer: questo è un articolo di opinione che riflette l’idea personale dell’autore e che non ha subito alcuna revisione o modifica da parte di Termometro Politico.

E adesso che Giorgia Meloni lo ha detto chiaramente, che quei criminali degli « squadristi fascisti » hanno ucciso Matteotti, « l’eroe coraggioso », che si fa? L’affermazione della leader del partito più a destra dell’arco costituzionale sgombera il campo da ogni ambiguità, quando parla da antifascista di quei nemici pubblici della patria che furono – finché c’erano – i fascisti. Dà un giudizio inappellabile di Mussolini e delle sue bande nere : una condanna netta e definitiva. Ohibò. E ora? Immagino l’espressione che ha dovuto dissimulare, nello sguardo, Elly Schlein. (« Sgrunt! ») Immagino quello sbuffo che ha trattenuto in gola Antonio Scurati, ad ascoltare quelle parole. (« Doppio sgrunt ») « E adesso? ». Adesso il mostro del passato viene meno.

Il grido « Al lupo, al lupo », non si può più ripetere. Giorgia Meloni – che nel suo discorso di insediamento alle Camere, nel novembre del ’22, aveva già detto di avere in odio tutti i totalitarismi e le dittature – adesso ha chiamato le cose con il loro nome. Eroe, Matteotti. Carnefici, i fascisti. Non ci sono velature, sfumature, infingimenti. Il Matteotti riformista è d’esempio, il Mussolini fascista un esecrabile assassino. Adesso che abbiamo ascoltato quelle parole, possiamo fare tutti un bel passo avanti. Lungo e ben disteso. Possiamo dire che la destra – se non ci piace – è perché fa e dice cose di destra. Della destra del Duemila. Né dell’Ottocento, né del Novecento. Del Duemila. E dobbiamo dire alla sinistra che è venuto il momento di svegliarsi dal torpore che la paralizza. E che a forza di gridare all’imminente pericolo fascista come spauracchio buono per tutti gli usi, non svolge un onorevole servizio né alla sua storia né al suo futuro.

A forza di dire che sì, loro a sinistra non saranno perfetti, non avranno grandi idee, non condivideranno una visione comune di sviluppo ma almeno sono antifascisti, si sono fossilizzati in questa ridotta solipsistica e autoassolutoria del meno peggio. « Noi siamo quello che siamo, lo sappiamo. Ma loro sono fascisti », la sintesi univoca, stringi stringi, di tanti discorsi. Adesso va detto loro che il sipario, su questa favola bella, è calato. E che se destra, centro e sinistra sono antifascisti, d’ora in avanti si può ragionare vivendo il presente. L’alibi della storia non c’è più. L’Anpi, in cui non c’è più un solo combattente della Resistenza da ormai molti anni, può smobilitare. Andate in pace. La bandiera del resistente antifascista, antropologicamente superiore agli avversari, può essere ammainata. Ma niente panico. Caduti gli spauracchi, rimane l’esercizio di realtà.

La destra può non convincere per mille ragioni – e per chi scrive, mille e una ! – ma tra queste non c’è l’elemento nostalgico. A meno che i nostalgici non siano quelli che erano progressisti. Sì, perché i neo-nostalgici, nel testacoda della storia, diventano gli esponenti che fanno della conservazione (memorialistica, storiografica, reliquiaria) un totem, un simulacro intoccabile. Adesso che la Regina – non il Re, la Regina – è nuda, la sinistra potrebbe iniziare a fare politica davvero. Farci capire cosa pensa della globalizzazione da governare, della libertà universale da tutelare, della difesa comune atlantica ed europea, del lavoro che cambia (ed è già cambiato), della sfida demografica, del nuovo antisemitismo da contrastare, della giustizia da cambiare, dello strapotere di certe caste, tra vecchie élites e onnipotenti toghe, da contingentare.

Il terreno della politica è un campo largo, nelle democrazie. E se la sinistra smette di guidare guardando solo nello specchietto retrovisore, può finalmente evitare di sbandare così spesso e di uscire fuori strada. Adesso la Regina è nuda, e la Regina è la politica con la P maiuscola.

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