Europee, in Italia non vota più nessuno. Ci meritiamo Vannacci

Pubblicato il 10 Giugno 2024 alle 11:49 Autore: Carlo Terzo
Europee, in Italia non vota più nessuno. Ci meritiamo Vannacci

Disclaimer: questo è un articolo di opinione che riflette l’idea personale dell’autore e che non ha subito alcuna revisione o modifica da parte di Termometro Politico.

Cala il sipario sulle elezioni europee, con l’esito che conosciamo. Mentre scrivo, i dati ci consegnano un quadro che sorride alle due principali sfidanti di questo voto: da una parte Giorgia Meloni, che rafforza il consenso di Fratelli d’Italia e blinda il governo; dall’altra Elly Schlein, che con il Pd riduce le distanze da Fdi e stacca il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, il quale vede finalmente svanire l’effetto del bonus Covid maturato durante la pandemia e crolla sotto il 10% (una delle migliori notizie uscite dalle urne). Antonio Tajani si conferma lo Steven Bradbury della politica italiana e senza nessun apparente motivo riesce a far diventare Forza Italia il secondo partito della coalizione di centrodestra con quasi il 10% di voti, superando anche se di poco Matteo Salvini, che tiene botta e salva ancora una volta la pelle come segretario della Lega nonostante il clamoroso strappo di Umberto Bossi e della fronda del Nord.

Ci sarà tempo per analizzare l’impatto che questa tornata elettorale avrà sulla leadership di Giorgia Meloni, sullo stato di salute del governo e sui rapporti di forza all’interno della maggioranza. Il dato da evidenziare è un altro: per la prima volta nella storia repubblicana, con un’affluenza che si ferma sotto la soglia psicologica del 50%, il famoso popolo degli astenuti rappresenta la maggioranza assoluta del ‘corpo elettorale’ nell’ambito di un voto nazionale. Le elezioni europee non hanno mai esercitato un grande appeal sugli italiani, d’accordo. Ma siamo di fronte a un trend in costante e drammatico calo. Nel 2019 il dato definitivo dell’affluenza fu pari al 54,50%; nella precedente tornata del 2014 andò a votare il 57,22% degli elettori; alle europee del 2009 si recò alle urne il 65,05% degli aventi diritto e nel 2004 addirittura il 71,72%. Numeri che fanno impressione, se comparati ai quattro gatti che sabato 8 e domenica 9 giugno si sono presi la briga di uscire di casa per andare al seggio. E che devono farci riflettere tutti, al netto di tutte le pallosissime filippiche sull’astensionismo che inevitabilmente inonderanno tv, siti e giornali. Sì, è vero, abbiamo assistito a una delle più indecenti campagne elettorali della storia di questo Paese: finte candidature di leader che chiedono il voto pur sapendo che non metteranno mai piede a Strasburgo; generali criptofascisti che esternano pensieri turpi e invitano i simpatizzanti a mettere una ‘Decima’ sul simbolo del loro partito, ammiccando ai nostalgici della X Mas; post sui social dove compaiono hamburger farciti con vermi e scarafaggi o bottigliette di plastica col tappo che non si svita, simbolo di un’Europa cattiva da sconfiggere; presidenti di Regione che danno della “stronza” alla presidente del Consiglio, che poi serve la sua vendetta fredda grazie a una messa in scena apparecchiata dallo staff, nel bel mezzo di un evento istituzionale. La lista degli orrori potrebbe proseguire ma per carità di Patria mi fermo qui.

In parte c’è da comprenderli, i milioni di elettori rimasti sul divano. L’offerta politica è stata piuttosto desolante: tra voraci e arroganti comitive di nostalgici, centristi opportunisti dall’ego ipertrofico e maestre estremiste amanti delle scorribande in terra magiara (che grazie alle tante preferenze ottenute potranno risolvere i loro problemi con la giustizia beneficiando di un seggio all’Eurocamera), la tentazione del non voto era fortissima. Ma il punto è proprio questo: è giusto lasciare alla minoranza del Paese la possibilità di decidere per tutti noi? Quanto tempo passerà prima che le elezioni diventino un affare tra pochi intimi, un hobby appannaggio dei fan delle maratone-Mentana? Non andare a votare fa decadere, automaticamente, qualsiasi diritto alla lamentela. Ciò andrebbe ricordato a chiunque, la prossima volta, alzerà il ditino per biasimare questo o quel provvedimento, questa o quella dichiarazione controversa. A questa gente andrebbe chiesto, senza ulteriori giri di parole: “Ma tu, quando si doveva votare, dove cazzo eri?”. E parafrasando Nanni Moretti: “Ce lo meritiamo, il generale Vannacci”.

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L'autore: Carlo Terzo

Opinionista, fieramente liberale. Carlo Terzo è la voce che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha sentito dentro di sé.
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