Premierato: come funzionerà? I punti fondamentali

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Premierato: come funzionerà? I punti fondamentali

Approvato dal Senato il Disegno di legge sul cosiddetto Premierato. D’altra parte, è ancora lunga e tortuosa la strada verso l’introduzione del nuovo assetto costituzionale. Cosa prevede esattamente il progetto di riforma? Una panoramica dei punti fondamentali.

Premierato: prosegue l’iter di approvazione

Approvato dal Senato il disegno di legge sul cosiddetto Premierato. D’altra parte, è ancora lunga e tortuosa la strada verso l’introduzione del nuovo assetto costituzionale. Infatti, dato che si tratterebbe di una riforma della Costituzione, appunto, avrà bisogno di incassare due approvazioni di entrambe le aule del Parlamento. In sostanza, dopo il recente voto di Palazzo Madama, dovrà passare nuovamente alla Camera, poi di nuovo al Senato e, infine, ancora alla Camera. Le approvazioni, tra l’altro, devono avvenire a distanza di almeno tre mesi l’una dall’altra.

Inoltre, nel secondo giro di votazioni, il disegno di legge dovrà incassare almeno la maggioranza assoluta delle aule (sul numero complessivo degli eletti e non solo dei presenti). Ancora più precisamente: per essere approvata immediatamente, come ogni altra riforma della Costituzione, dovrebbe incassare i due terzi dei voti in ciascuna votazione del secondo giro; se otterrà il 50% più uno dei voti, cioè la maggioranza assoluta, verrà comunque approvata ma praticamente certo che ne verrà richiesta la conferma via referendum. Per richiederla serve una “petizione” firmata da almeno 500mila cittadini o la richiesta da parte di 5 consigli regionali oppure quella di un quinto dei membri di una Camera.

Cosa cambierà se verrà introdotto?

Cosa cambierà se verrà introdotto il cosiddetto Premierato? Al momento, quando gli italiani votano per le Politiche, non votano per eleggere il Presidente del Consiglio e tantomeno i membri del Governo ma per eleggere i membri del Parlamento, deputati e i senatori. Ecco, il punto fondamentale della Riforma Costituzionale è che gli italiani dovrebbero scegliere direttamente il capo dell’esecutivo. Questo, a differenza di quanto accade talvolta, dovrebbe essere necessariamente un parlamentare. Altro punto fondamentale del disegno di legge, la soppressione della carica di Senatore a vita, cioè della possibilità del Presidente della Repubblica di nominare dei senatori mentre la carica resterebbe in vigore proprio per gli ex Capi di Stato.

Dunque, una volta eletto il Presidente del Consiglio si presenterebbe alle Camere proponendo la sua squadra di Governo. Nel caso non incassasse la fiducia due le possibilità: presentare una nuova squadra di ministri o presentarsi sostenuto da una diversa alleanza di forze politiche. Nel caso di sfiducia o dimissioni sempre due le possibilità per il Presidente del Consiglio: richiedere un nuovo mandato al Presidente della Repubblica o proporre un altro parlamentare come Capo del Governo a patto che faccia parte della medesima coalizione.

Insomma, la figura del Presidente del Consiglio diventerebbe “centrale” nell’assetto costituzionale oltre che in quello istituzionale. Ciò a maggior ragione se si pensa che gli sarebbe data la possibilità non solo di nominare i ministri ma anche di revocarne l’incarico: ad oggi prerogativa del Parlamento quella di sfiduciare il capo di un dicastero. In più, il premier potrebbe richiedere e, di fatto, ottenere dal Capo dello Stato lo scioglimento delle Camere in caso di crisi politica: solo il Quirinale oggi può prendere una tale decisione. Da considerare poi che il mandato di 5 anni è rinnovabile anche per una terza volta se i precedenti due mandati non hanno superato i 7 anni e mezzo complessivi di durata.

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