Sondaggi politici Demopolis, il 51% è per il premierato

Pubblicato il 21 Giugno 2024 alle 16:50 Autore: Gianni Balduzzi
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Sull’autonomia differenziata, invece, in vantaggio i no, con il 49%

Si annuncia piuttosto combattuta la sfida per i futuri referendum sulle riforme costituzionali del governo. Secondo i sondaggi politici di Demopolis, i sì e i no non sono lontanissimi e, soprattutto, sembrano prevalere tendenze opposte, in base al tipo di riforma.

Sul premierato sono in vantaggio i favorevoli, con il 51%, mentre i contrari sono attualmente minoranza, con il 44%. Se a essere presa in esame è però l’autonomia differenziata ecco che i sì scendono al 42% e i no salgono al 49%.

Chi è a favore del premierato sottolinea il fatto che sarà possibile scegliere direttamente chi guida il Paese, e questo appare ancora più importante rispetto al tema della stabilità e della governabilità.

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Chi è contro, invece, teme che il potere sia troppo concentrato nelle mani del premier e anche che ci sia una riduzione delle funzioni di garanzia del Presidente della Repubblica. Meno, il 31%, teme sia un incentivo all’autoritarismo.

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Sondaggi politici Demopolis,

Ma perché c’è questa discrepanza tra i risultati riguardanti le due riforme? Per i sondaggi politici di Demopolis è soprattutto per il comportamento dell’elettorato di Forza Italia, Fratelli d’Italia e M5S. Tra gli elettori del partito di maggioranza i favorevoli al premierato sono il 90%, mentre nel caso dell’autonomia scendono al 66%. Tra i forzisti la diminuzione è ancora maggiore, dal 78% a meno del 50%, il 48%. Anche tra i pentastellati c’è una riduzione del consenso, già comunque basso, passa dal 19% per il premierato al 9% per l’autonomia. Nel caso di Lega e Pd, invece, è l’opposto, l’autonomia è vista meglio dell’elezione diretta del premier, anche se nel caso dei democratici parliamo di bocciatura in entrambi i casi.

Si tratta della conseguenza della diversa concentrazione territoriale del consenso dei partiti. Forza Italia, per esempio, è più presenta nel Mezzogiorno, ovvero nelle regioni in cui la popolazione ritiene che i servizi pubblici peggioreranno con la riforma. Solo il 19% di chi vive al Sud e nelle isole pensano che le conseguenze dell’autonomia saranno positive su questo versante.

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Questi sondaggi politici sono stati realizzati tra il 18 e il 19 giugno su 2.000 soggetti con metodo Cati-Cawi

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L'autore: Gianni Balduzzi

Editorialista di Termometro Politico, esperto e appassionato di economia, cattolico- liberale, da sempre appassionato di politica ma senza mai prenderla troppo seriamente. "Mai troppo zelo", diceva il grande Talleyrand. Su Twitter è @Iannis2003
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