La più importante tornata di primarie, soprannominata Senate SuperTuesday, ha prodotto risultati molto significativi. La sconfitta di Arlen Specter è la seconda non ricandidatura di un senatore in carica.
Era dal 1980 che non succedeva, e il record potrebbe essere già stabilito i prossimo 8 giugno, quando Blance Lincoln rischierà moltissimo nel secondo turno delle primarie dell’Arkansas. Per la prima volta si affaccia sul proscenio nazionale un candidato del Tea Party, un segnale dell’inquietudine e dell’insoddisfazione che attanaglia anche l’elettorato repubblicano. I Democratici hanno ricevuto molte brutte notizie degli ultimi mesi, dal tonfo di Scott Brown ai pessimi sondaggi dell’inverno non solo meteorologico subito dal partito, ma hanno vinto un’importante sfida confermando il seggio nella suppletiva della Pennsylvania.
ARKANSASPrimarie democratiche per il Senato: Blance Lincoln 44,5%, Bill Halter 42,5%Primarie repubblicane per il Senato: John Boozman 53%, Jim Holt 17,4%L’altra grande sorpresa della serata è stata la quasi sconfitta di Blanche Lincoln. La senatrice democratica, capofila dei centristi che hanno affossato l’assicurazione pubblica sanitaria, ha vinto di soli 2 punti la sfida col vice governatore dell’Arkansas, Bill Halter. Halter, un moderato che ha fatto una campagna dai toni progressisti, è stato appoggiato dai sindacati, inferociti con la Lincoln, e da Move On insieme ad altri gruppi di pressione liberal. Il mancato raggiungimento della maggioranza dei voti ha innescato il secondo turno, che si svolgerà l’8 giugno. Il candidato che ha costretto la Lincoln al ballottaggio è stato il conservatore Morrison, che ha ottenuto il 13% con una campagna anti Obama e anti liberal, e che appoggerà il vincitore delle primarie repubblicane, il Congressman Boozman. Rispetto a sondaggi che indicano una base progressista demotivata, il turnout delle primarie democratiche è stato addirittura superiore a quello delle presidenziali 2008, quando Hillary Clinton stravinse nel suo Stato natale.
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KENTUCKYPrimarie democratiche per il Senato: Jack Conway 44,1%, Daniel Mongiardo 43%Primarie repubblicane per il Senato: Rand Paul 58,8%, Tray Grayson 35,4%[ad]Anche in Kentucky, Stato confinante con l’Arkansas, le primarie democratiche sono state nettamente più partecipate di quelle repubblicane. Le consultazioni erano però chiuse, ovvero solo gli elettori registrati ad un partito potevano votare. Sul fronte GOP la vittoria, oltremodo netta, è arrisa all’eroe del Tea Party, Rand Paul. Il candidato dell’establishment repubblicano, il Segretario di Stato Grayson, è stato umiliato da Paul, che ha rifiutato di rispondere alla sua chiamata di congratulazioni. La campagna, caratterizzata da uno scontro molto acceso, ha lasciato molti screzi tra i due fronti. Secondo l’ultimo sondaggio di PPP il 44% degli elettori di Grayson non son intenzionati a votare per Paul a novembre. Una situazione che potrebbe beneficiare Jack Conway, che ha sconfitto il vice governatore dello Stato Mongiardo con un margine inferiore al punto percentuale. La maggior forza di Conway, candidato più liberal, nelle aree urbane, Louisville in testa, si è rivelata alla fine decisiva. Il Kentucky è uno Stato conservatore ma abbastanza lontano dalla proposta libertaria di Paul, e i sondaggi rilevano al momento una competizione molto equilibrata.
SONDAGGIOltre agli uscenti in questa tornata sono andati abbastanza male anche i sondaggi. Nelle primarie democratiche della Pennsylvania solo Suffolk aveva rilevato un vantaggio netto di Sestak, ed era stato considerato un outlier. In Kentucky le rilevazioni son state abbastanza precise, mentre in Arkansas Halter è stato decisamente sottovalutato, oltre al margine di errore statistico. Il risultato più deludente è stato registrato nella suppletiva della Pennsylvania. Una competizione sul filo di lana era il quadro rilevato dalle indagini, mentre la vittoria del candidato democratico è stata netta. Rispetto alla quasi perfezione delle ultime presidenziali, si nota come le primarie e le elezioni speciali siano ancora una sfida da vincere per la demoscopia americana. La bassa partecipazione, la difficile scelta tra candidati dello stesso partito e l’arduo compito di costruire un campione rappresentativo rappresentano ostacoli ancora da superare per i sondaggisti a stelle e strisce, che rimangono comunque i migliori sulla piazza.