Questi il complotto ce l’hanno in mezzo alle gambe

Pubblicato il 9 Settembre 2024 alle 10:16 Autore: Carlo Terzo
Questi il complotto ce l'hanno in mezzo alle gambe

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Nel 2010 il comico Corrado Guzzanti portava in scena nei teatri lo spettacolo “Recital” dove spiccava don Florestano Pizarro, uno dei personaggi più riusciti di quello show. Erano gli anni del governo Berlusconi quater e delle tensioni tra la Chiesa e l’allora premier dopo il caso D’Addario-Olgettine. Alla domanda se anche il Vaticano facesse parte del “grande complotto” contro Silvio Berlusconi denunciato da politici e stampa di centrodestra, il controverso prete interpretato da Guzzanti rispondeva lapidario: “Ma quello il complotto ce l’ha in mezzo alle gambe!”. Quella battuta geniale, che esprimeva perfettamente lo spirito del tempo, potrebbe tranquillamente essere rispolverata e calata nella realtà attuale, alla luce delle vicende boccaccesche che hanno visto protagonista l’ormai ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.

Tutto o quasi tutto (forse) è stato detto e scritto sull’ingloriosa uscita di scena dell’ex direttore del Tg2, fortemente voluto da Giorgia Meloni per “rilanciare” il patrimonio culturale nazionale. Perciò eviterò di rimarcare la sfacciata inadeguatezza di un giornalista prestato alla politica che pensava di poter piazzare nello staff del ministero con estremo candore la sua (presunta) amante Maria Rosaria Boccia, nomina poi stoppata dagli stessi burocrati del MIC. E non intendo soffermarmi sulla penosa sceneggiata davanti alle telecamere del TG1, disperata mossa di Sangiuliano per salvare la poltrona a scapito della dignità seppellita da una valanga di meme e prese per il culo sui social. Ciò che va evidenziato, e anche con una certa dose di allarme, è il costante, ridicolo tentativo da parte del centrodestra e in particolare di Fratelli d’Italia di adombrare complotti, ipotizzare ‘manine’ o mandanti pur di giustificare ogni passo falso della sua scadente classe politica.

Come da prassi, anche questa volta Meloni ha puntato il dito contro la stampa cattiva, ‘rea’ di aver acceso troppo i riflettori sul caso Sangiuliano. Ospite del Forum Ambrosetti a Cernobbio, la presidente del Consiglio ha spiegato che in questa storia “non ci sono illeciti” ma solo “una forte attenzione mediatica che ha trasformato una vicenda privata in una cosa pubblica. Un gioco al quale non mi intendo prestare – ha scandito Meloni – ed è la ragione per la quale non ho accettato inizialmente le dimissioni del ministro”. Dunque, per la leader di FDI un ministro che briga per far assumere come consulente la donna con cui ha iniziato una liaison rappresenta una questione privata e non pubblica (forse sarebbe il caso di dire “pubica”). E se Genny ha dovuto gettare la spugna è solo a causa della “forte attenzione” dei media, che invece di farsi gli affari propri e campare cent’anni osano addirittura fare domande e chiamare i potenti a rispondere delle loro azioni. Dove andremo a finire, signora mia. Da incorniciare è il passaggio della lettera di dimissioni nella quale il non rimpianto Sangiuliano annuncia la presentazione di un esposto in Procura “per verificare se alla vicenda abbiano concorso interessi diversi”. Parla di “interessi diversi”, ‘o direttore, ma non si è accorto dei suoi, in palese conflitto, quando provava a collocare madama Boccia al ministero come “consigliera ai grandi eventi”.

La tesi secondo la quale Maria Rosaria da Pompei non sarebbe che una novella Contessa di Castiglione, agente segreto al servizio di chissà quali oscure macchinazioni, è assai suggestiva e chissà quanto peregrina. Assumiamo per un istante che le cose stiano effettivamente così: le carte in tavola cambierebbero? La condotta di Sangiuliano sarebbe più giustificabile? Penso proprio di no. Da che mondo è mondo politici, personaggi dello spettacolo o dello sport – in buona sostanza, i Vip – vengono avvicinati da approfittatori, mitomani, scalatori o scalatrici sociali alla ricerca di un posto al sole, che vedono in loro delle prede succulente, dei limoni da spremere per ottenere soldi, incarichi o semplicemente per carpire informazioni. Magari su input di nemici o finti amici intenzionati a fare le scarpe. La differenza tra un uomo delle istituzioni e un cialtrone sprovveduto sta anche nella capacità di comprendere la caratura morale delle persone di cui è circondato e di erigere un muro per tenere a debita distanza gli opportunisti, evitando così di infilare la testa nel cappio che potrebbe strangolarlo.

“Mai avrei immaginato un disprezzo tanto forte”, piange Sangiuliano all’indomani delle sue dimissioni. E nelle storie di Instagram posta il video degli applausi con cui i dipendenti del MIC, disposti in una ordinata fila, lo salutano mentre si accinge a varcare per l’ultima volta la porta del Collegio Romano. Quello che i cellulari della comunicazione di Sangiuliano non possono riprendere sono i boccali di birra sollevati da alcuni giornalisti a pochi metri da lì, in un pub irlandese situato proprio di fronte alla sede dei Beni Culturali per brindare al passo indietro dell’ex militante del Movimento sociale italiano, del ministro gaffeur a cui piaceva impartire lezione di giornalismo durante i punti stampa e che strappava il microfono dalle mani dei videomaker per chiedere loro se si sentissero anticomunisti. Genny Sangiuliano, la prima pedina sacrificata dal governo che vede mandanti e complotti ovunque. A partire da quello contro Arianna Meloni, sorella della premier, denunciato da Alessandro Sallusti sul Giornale a caratteri cubitali: suprema puttanata che ci ha costretti a parlare per settimane di un’indagine che forse nemmeno esiste. Parafrasando Altan, ci piacerebbe sapere chi è il mandante di tutte le cazzate che questa gente combina.

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L'autore: Carlo Terzo

Opinionista, fieramente liberale. Carlo Terzo è la voce che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha sentito dentro di sé.
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