Piano strutturale di bilancio in Manovra. Di cosa si tratta

Pubblicato il 17 Settembre 2024 alle 13:08
Aggiornato il: 20 Settembre 2024 alle 12:53
Autore: Guglielmo Sano
Piano strutturale di bilancio in manovra

Piano strutturale di bilancio in Manovra. Di cosa si tratta

Il Consiglio dei Ministri chiamato ad approvare il Piano strutturale di bilancio a medio termine. Introdotto a seguito alla riforma del Patto di stabilità, il documento serve a esporre le tappe di riduzione di debito e deficit. In teoria deve essere presentato alla Commissione Ue entro il 20 settembre ma Bruxelles ha già fatto capire che darà più tempo. Una panoramica delle informazioni più importanti sul tema.

Piano strutturale di bilancio: di cosa si tratta?

Come ogni anno dopo la pausa estiva il Governo torna a lavorare sulle questioni economiche e, in particolare, sulla Legge di Bilancio, il documento con cui si stabiliscono le spese che lo Stato dovrà affrontare nel corso dell’anno successivo. Nella Manovra per il 2025 comparirà un’importante novità: il Piano strutturale di Bilancio. Si tratta del risultato della riforma del Patto di Stabilità risalente ad aprile scorso: con il documento gli stati dovranno precisare – ancor più che in passato – il percorso (a tappe più o meno “forzate”) di rientro da debito e deficit eccessivo. Entrando più nel dettaglio, il Piano strutturale di bilancio è un documento che dovrà esporre l’articolazione delle riforme strutturali volte al risanamento dei conti pubblici che i Governi Ue intendono applicare in un periodo che può estendersi fino a 7 anni dopo la presentazione.

Le riforme strutturali che il governo dovrà precisare riguardano, in breve, il futuro della spesa netta aggregata (cioè la spesa non finanziata da nuove entrate o risorse europee) e degli investimenti in base a ben precisi obiettivi di riduzione di debito e deficit. In base alla summenzionata riforma del Patto di Stabilità, il Piano strutturale di bilancio è richiesto a tutti quei paesi che – come l’Italia – hanno un rapporto debito/Pil superiore al 60% e un rapporto deficit/Pil superiore al 3%. Più precisamente l’Italia parte (2023) da un deficit del 7,4% e da un rapporto debito Pil del 137%. Tradotto il piano dovrà garantire una riduzione del debito pari a un punto percentuale ogni anno per 7 anni e una riduzione del deficit dello 0,5% nello stesso periodo. Si parla quindi di 10-12 miliardi all’anno di riduzione della spesa pubblica, aumento delle entrate fiscali, misure di aumento della produttività.

Quali scadenze per la presentazione

Fino a quest’anno le scadenze per il Governo in vista della presentazione della Legge di Bilancio hanno seguito un calendario ben preciso. In primavera, entro il 10 aprile, redazione del DEF, il documento con la programmazione della spesa per anno in corso e due anni successivi. In autunno presentazione della NADEF, la nota al DEF con cui si aggiornavano le previsioni di spesa. La NADEF era la base per il Documento programmatico di Bilancio che il Governo deve inviare entro il 15 ottobre di ogni anno alla Commissione Ue: una volta approvato, il DPB serviva a sua volta da base per la redazione della Legge di Bilancio per l’anno successivo che viene presentata a Bruxelles entro la fine dell’anno in corso. Con l’introduzione del piano strutturale queste potrebbero leggermente cambiare.

Il Piano strutturale di bilancio deve essere presentato entro il 20 settembre. Tuttavia, il Governo aspetta i dati definitivi su Pil, deficit e debito che l’Istat pubblicherà il 23 settembre. Quindi il piano non arriverà in Parlamento prima del 25 settembre. Esaminato e approvato dalla Camera, il piano potrà essere inviato a Bruxelles non prima di inizio ottobre. Dunque, potrebbe ricevere l’ok della Commissione Ue contestualmente alla presentazione del DBP che avverrà intorno a metà mese prossimo. Entro il 30 aprile di ogni anno è atteso dalle autorità europee un aggiornamento sui progressi compiuti rispetto agli obiettivi del Piano strutturale di bilancio.  

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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