Il nuovo regolamento proposto da Agcom sta sollevando parecchie polemiche, soprattutto per le nuove norme sull’identificazione degli utenti che accedono a siti pornografici, di scommesse e di gioco d’azzardo. Ma cosa prevede realmente questa misura? E quale obiettivo si cela dietro di essa? A ben vedere, si tratta di un passo importante verso la tutela dei minori online. Vediamo perché.
Stretta sui siti vietati: ecco cosa cambia
L’Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ha recentemente pubblicato un provvedimento che ha fatto scalpore: chi vorrà accedere a siti per adulti o di scommesse dovrà dimostrare la propria età, e il metodo suggerito sarebbe l’uso di SPID già attivo sui casinò online, ad esempio. Subito si è scatenato un vortice di notizie e dibattiti online. Ma è davvero così? Spesso, come succede in casi del genere, le informazioni vengono travisate e la verità è leggermente diversa. Basta dare un’occhiata al testo ufficiale dell’Autorità per capire che si sta parlando più di una “verifica dell’età” che di un vero e proprio sistema di identificazione.
Verifica dell’età, non dell’identità
Andiamo con ordine. Il titolo del provvedimento parla chiaro: si tratta di un “Schema di provvedimento su modalità tecniche e di processo per l’accertamento della maggiore età degli utenti”. Non si vuole sapere chi sei, ma quanti anni hai. Questo provvedimento mira a garantire che i minori non possano accedere a contenuti non adatti a loro, siano essi giochi d’azzardo o materiale pornografico. È, di fatto, una misura di protezione, un passo concreto per evitare che i più piccoli vengano esposti a contenuti potenzialmente pericolosi. L’obiettivo non è schedare gli adulti che visitano certi siti, ma semplicemente fare in modo che i minori non vi accedano.
Non è solo SPID: la scelta spetta alle piattaforme
Molto si è parlato del possibile obbligo di utilizzo dello SPID così come della Carta d’Identità Elettronica (e anche questo caso la CIE è già stata adoperata per i siti di gioco) per accedere a questi siti. Tuttavia, il regolamento non obbliga a usare un determinato strumento. L’Agcom ha chiarito che saranno accettati “qualsiasi sistema che garantisca sicurezza, efficacia e rispetto della privacy”. Questo lascia margine di manovra alle piattaforme, che potranno scegliere il metodo di verifica più adatto. Si è parlato anche del futuro IT-Wallet su piattaforma IO, previsto per il 2025, ma in ogni caso l’importante sarà che il sistema sia in grado di garantire l’età dell’utente senza compromettere la sua privacy.
Attesa l’approvazione UE
Siamo però ancora lontani dall’applicazione effettiva del provvedimento. Il testo dovrà passare al vaglio della Commissione Europea, e questo processo potrebbe richiedere del tempo. Se tutto andrà come previsto, la misura non entrerà in vigore prima del 2025. Questo non è solo un intervento a livello nazionale, ma rientra nelle normative europee che verranno emanate in linea con il Digital Services Act. Quest’ultimo impone agli operatori del web di verificare l’età degli utenti come misura di protezione nei confronti dei più giovani.
Un provvedimento per i minori, non per censurare gli adulti
Alla fine dei conti, questo provvedimento si inserisce in un contesto normativo più ampio, estendendo anche ai siti di scommesse e giochi d’azzardo ciò che era già previsto per i siti pornografici con il decreto Caivano. Quest’ultimo, introdotto dopo i tragici episodi di violenza a danno di minori a Caivano, ha come obiettivo quello di arginare la diffusione di materiale pornografico tra i più giovani. Ora si fa un passo ulteriore, ampliando la portata della legge anche al settore del gambling. Ma una cosa è certa: la priorità è proteggere i minori, non criminalizzare l’uso di certi contenuti da parte degli adulti.