Da qualche anno a questa parte il mondo del calcio italiano è impegnato in una fase di profonda trasformazione sul fronte delle sponsorizzazioni, dopo anni di restrizioni che hanno significativamente ridotto le entrate per i club.
L’impatto economico è stato devastante. E, grazie ad alcune stime, è quantificabile in circa 100 milioni di euro a stagione, sfumati dalle casse delle società sportive.
Il ruolo del Decreto Dignità
In tutto ciò, appare evidente come un ruolo negativo sia stato giocato dalle limitazioni imposte dal Decreto Dignità, che colpendo duramente il settore hanno creato uno squilibrio competitivo rispetto ai campionati stranieri, dove invece le sponsorizzazioni legate al betting sono pienamente legittime. Come evidenziato dal senatore Paolo Marcheschi nelle sue recenti dichiarazioni, questo provvedimento ha messo in ginocchio un settore centrale per l’Italia, che ha un impatto sul PIL superiore agli 11 miliardi l’anno.
Paradossalmente, il divieto di pubblicità non ha raggiunto il suo obiettivo principale di contrasto alla ludopatia. Al contrario, ha generato confusione tra gli utenti, che oggi sono ancora meno capaci di prima di distinguere chiaramente tra operatori legali e illegali.
Insomma, quel che è successo è che molti giocatori, alla ricerca di portali di gioco, ultime notizie sulle proprie squadre preferite o schedine di calcio già pronte, si siano trovati esposti a piattaforme non autorizzate, alimentando involontariamente il mercato nero delle scommesse.
Il mercato illegale è cresciuto
I dati raccolti dalla commissione d’inchiesta attivata in Senato nel 2022 mostrano effettivamente un quadro preoccupante: il mercato del betting illegale è cresciuto esponenzialmente, soprattutto dopo la pandemia.
Il fenomeno ha purtroppo portato con sé diverse problematiche, tra cui l’aumento degli utenti minorenni e il rafforzamento delle organizzazioni criminali che operano dietro i siti non autorizzati. È ancora Marcheschi a sottolineare come il divieto di sponsorizzazione abbia di fatto confuso i giocatori su quali siano i concessionari ufficiali che propongono scommesse legali e quali no, con una confusione che non ha danneggiato solamente gli utenti, ma anche lo Stato, che ha perso importanti entrate fiscali dalle concessioni regolari.
Si rende necessario un nuovo approccio
In tutto ciò, come da tempo richiamato da più parti, si ritiene sempre più necessario un nuovo approccio, con superamento del Decreto Dignità. L’obiettivo della riforma in discussione non sarà però quello di eliminare semplicemente una norma, bensì sostituirla con misure più efficaci che possano realmente contrastare il problema della ludopatia che, ricordiamo, era il nemico dichiarato del provvedimento originario.
Ma quali sono le proposte in discussione?
Sebbene molto debba essere ancora definito, tra quelle più avanzate c’è quella di destinare almeno l’1% dei ricavi delle agenzie di betting agli organizzatori degli eventi su cui si scommette. Un sistema che ricorda il meccanismo del Totocalcio, quando una parte dei proventi veniva destinata, tramite il CONI, al sistema calcistico italiano.
Il nodo delle infrastrutture
In tutto questo, si inserisce anche il nodo delle infrastrutture: oggi il 93% degli impianti sportivi in Italia è di proprietà pubblica, e spesso si tratta di impianti in condizioni inadeguate rispetto agli standard internazionali. È anche per questo che il governo sta lavorando alla creazione di una task force nazionale con una cabina di regia che possa sostenere finanziariamente, anche attraverso sgravi fiscali come il tax credit, chi investe nel miglioramento delle strutture.
Insomma, da qualsiasi parte si guardi il tema, il messaggio centrale sembra essere chiaro: il calcio italiano ha bisogno di riforme strutturali che lo aiutino a tornare competitivo a livello internazionale.